In occasione di un ballo universitario si incontrano due giovani, Geraldina, venuta a studiare a Parigi, e Carlo, fotoreporter italiano. Nell’eccitazione della festa, Carlo abusa sessualmente della ragazza, la quale, rimasta incinta, si trova combattuta anche per la volontà di Carlo – divenuto suo fidanzato – di farla abortire. Ma proprio quando sta per sottoporsi all’operazione, si ridesta in Geraldina un senso di maternità che la induce a tenere il bambino.
Dati d’archivio. Collocazione Za Sog R 40-41 è costituita da 1411 pp., in due cassette. La cassetta 40 contiene tre cartelle, di cui due contengono 21 varianti di soggetti: cartella 1: A) 5 pp., Una figlia (tit. provv.) prima versione per deposito SIAE, dattiloscritto con note autografe; B) 25 pp., Diario di una ragazza (tit. provv.) (idea per un film), dattiloscritto con numerose correzioni e note autografe, datato «7.8.1964»; C) 35 pp., [stesso titolo], dattiloscritto, datato «8.8.1964»; D) 32 pp., [stesso titolo], dattiloscritto, datato «10.8.64»; E) copia, datata «10.8.64», con correzioni autografe; F) 6 pp., Diario di una ragazza, manoscritto; G) 12 pp., [stesso titolo], manoscritto; H) 18 pp., Synopsis del soggetto Un mondo nuovo, dattiloscritto con note manoscritte; I) copia; L) 11 pp., Synopsis de Un mondo nuovo, dattiloscritto in francese, con numerose note manoscritte; M) 13 pp., [stesso titolo], dattiloscritto in francese; N) copia; O) 17 pp., Un mondo nuovo, dattiloscritto con note e correzioni autografe; P) copia; Q) 30 pp., Un mondo nuovo (titolo provvisorio), dattiloscritto con note autografe; R) 10 pp., Un mondo nuovo (tit. provv.). Idea per un film. Stesura n. 1 (versione francese), dattiloscritto con note e correzioni autografe; cartella 2: S) 9 pp., Un mondo nuovo, Un’idea per un soggetto cinemat. di C.Z., dattiloscritto con correzioni; T) 12 pp., copia; U) 23 pp., «Caro De Sica, Caro Ponti…», dattiloscritto, datato «5.10.1964»; V) copia, con correzioni autografe; Z) 17 pp., Un mondo nuovo (titolo provvisorio-idea per un film), dattiloscritto, datato «6 ottobre 1964». La cartella 2 contiene inoltre cinque trattamenti dattiloscritti con note e correzioni manoscritte: A1) 47 pp., Un mondo nuovo (titolo provvisorio), datato «20/12/1964»; B1) 33 pp., Un mondo nuovo, datato «22.12.1964»; C1) 6 pp., Riassunto di Un mondo nuovo, datato «10.1.1965»; D1) 61 pp., Un mondo nuovo (titolo provvisorio), datato «12.1.1965»; E1) 36 pp., [stesso titolo], dattiloscritto con numerose correzioni e note autografe. La cartella 3 contiene tredici varianti di scalette dattiloscritte: A) 3 pp., Esperimento di scaletta: diario di una ragazza, datato «10.8.1964»; B) 14 pp., Un mondo nuovo. Copia della scaletta mandata a De Sica il 13/1/65; C) 7 pp., Un mondo nuovo, Scaletta numero 1, datata «11.1.1965», con numerose correzioni e note autografe; D) 15 pp., [stesso titolo], datata «11,12,13 gennaio 1965», con note e correzioni autografe; E) 5 pp., Scaletta, datata «29.1.1965»; F) copia; G) 6 pp., [stesso titolo], datata «6 febbraio 1965», con numerose note e correzioni autografe; H) 3 pp., [stesso titolo], datata «12 febbraio 1965», con correzioni e note manoscritte; I) 12 pp., Scaletta definitiva, datata «20.2.1965»; L) 12 pp., Scaletta pre-definitiva, datata «20.2.65», con correzioni e note autografe; M) 11 pp., Un mondo nuovo, scaletta per la produzione, datata «21.2.65», con note manoscritte; N) 11 pp., [stessi titolo e data], con nota autografa «copione definitivo ma incompleto»; O) 24 pp., Un monde nouveau, dattiloscritto in francese con correzioni e note autografe. La cassetta 41 contiene quattro cartelle, di cui le prime tre contengono altrettante sceneggiature dattiloscritte: cartella 1: A) 272 pp., Un mondo nuovo, sceneggiatura-prima versione, copia n. 2; cartella 2: B) 193 pp., Un mondo nuovo, sceneggiatura-seconda versione, con numerazioni autografe; cartella 3: C) 227 pp., senza titolo, incompleta. La cartella 4 contiene quattro varianti di note di lavorazione dattiloscritte: A) 14 pp., Selezione note accumulate, datata «9 dicembre 1964», con note autografe; B) 15 pp., Nota un mondo nuovo, datata «9.1.65», con note autografe; C) copia; D) 2 pp., Nota, con note autografe.
Il soggetto A – prima variante, con il titolo originario Una figlia – è ambientato a Roma nel 1964, e si apre sulla famiglia Doni: «il padre, Domenico, funzionario importante del Ministero delle Finanze» (p. 1), «la madre, estremamente religiosa» (p. 1), la figlia maggiore, Clara, «sposata a un medico, ma scontenta del suo matrimonio» (p. 1), Giulio, «laureando in medicina», e la figlia minore Giulia, sui vent’anni, che «fa il terzo anno di lettere» (p. 1). Un giorno Giulia scompare: da una lettera lasciata ai genitori, si scopre che è scappata con un uomo che ama. Il padre va allora a informarsi da Livia, compagna di università di Giulia: qui si interrompe il soggetto. Nel soggetto B – intitolato Diario di una ragazza – la protagonista ha diciott’anni e si chiama Giovanna. Insofferente all’ipocrisia altoborghese della propria famiglia, instaura una frequentazione amorosa con un attore di teatro e scappa di casa: qui il soggetto (incompleto) si interrompe. Nel soggetto C l’attore è già sposato e con un figlio, il padre della ragazza la convince a tornare, ma nel finale tragico lei si suicida. Il soggetto F è un elenco di appunti manoscritti (con disegni), in cui si ventila la tematica dell’aborto.
Il soggetto H riporta già il titolo definitivo Un mondo nuovo, abbandonando l’ambientazione di Roma e spostandosi a Parigi, nel 1964. Protagonisti della vicenda sono: «Simone, 20 anni, studentessa del primo anno di medicina, proveniente dalla provincia francese; e un ragazzo, Carlo, di poco più anziano di lei, italiano, fotoreporter» (p. 150). Dopo che Simone è rimasta incinta, Carlo la spinge ad abortire, ma lei alla fine ci ripensa. Il soggetto L è la traduzione francese di H, con alcuni episodi inediti manoscritti. Nel soggetto Q troviamo per la prima volta la scena iniziale dell’ambulanza che passerà nel film, e dell’ospedale da cui escono – vestiti in maschera – gli studenti di medicina diretti alla festa. Ci sono molte indicazioni di regia, ad esempio sull’uso rapido e frammentario delle inquadrature durante la festa. In R la protagonista si chiama Geraldina e «viene da un paese remoto (il Texas?)» (p. 283). I soggetti S e T si collocano cronologicamente dopo G e prima di H: nel soggetto S si ripropone l’ambientazione romana dei soggetti A-B-C-D-E, ma senza il tragico finale; il soggetto T è una copia di S, con l’aggiunta di una sequenza in cui Giulia rivela a suo padre di essere incinta, e decide di vivere da sola.
Il soggetto U – accluso da Zavattini in una lettera a De Sica e Ponti – ritorna all’ambientazione parigina, ma Carlo è in questo caso uno studente alle Belle Arti. Simile al soggetto R, questa variante abbandona la scena dello stupro e vede nel finale Geraldina rinunciare all’aborto, «anche se non sappiamo con sicurezza che cosa avverrà in seguito di lei e Carlo» (p. 39). Nel finale del soggetto Z (che qui pubblichiamo), il narratore prende direttamente la parola: «Siano benedetti i figli quando si vogliono» (p. 130).
Per la loro natura articolata, A1, B1 e C1 si presentano già come trattamenti, ma incompleti. In C1 la protagonista Anne è «figlia di povera gente» (p. 164). Il finale di C1 – anch’esso ambientato «in un piccolo cinema semideserto» (p. 168) – si chiude con Anne «che ci avverte che se non saremo noi, saranno i nostri figli che hanno il diritto di venire alla luce, a farlo questo necessario “mondo nuovo”» (p. 169). Nel finale di D1 – unico trattamento completo di ACZ –, Zavattini comprende le ragioni di entrambi i protagonisti, sia pro sia antiaborto.
Nella sceneggiatura A troviamo alcuni personaggi inediti (che ritroveremo nel film), quali il fotografo datore di lavoro di Carlo, Martine – partner sessuale e sincera confidente di Carlo –, «l’Emiliano» – collega italiano amico di Carlo «di estrazione contadina» (p. 92) –, la coppia del “peruviano” e della “vietnamita”. Troviamo inoltre per la prima volta il discorso tra il primario e il suo assistente, con il primo che bolla l’aborto come «un vero delitto contro la natura» (p. 181), e il secondo che replica dicendo che «quel poco che abbiamo fatto è tutto contro la natura» (p. 182). Per ottenere il denaro necessario all’aborto di Anne, Carlo si improvvisa gigolò. La sceneggiatura B apporta modifiche alla A, invertendo ad esempio le battute nel dialogo tra il professore e il medico più giovane. Nelle note di lavorazione a (con molti errori, forse perché trascritte da un francofono), Zavattini fissa il carattere della protagonista: «non è una […] verginella, ma una ragazza che sa e vuole sapere, […] essa nel figlio alla fine realizza […] una sua emancipazione» (p. 3); nel finale si trova una breve scaletta che chiude con la frase «bisogna capire il mondo prima di voler trasformarlo» (p. 14). Nelle note B, Zavattini ipotizza due possibili finali: il primo (poi abbracciato dal film) prevede la rinuncia di Anne ad abortire, mentre invece il secondo prevede la tragica morte di Anne per complicazioni durante l’operazione; inoltre propone per il film uno stile di racconto «con immagini e frasi che deflagrano qua e là in un’apparente libertà, indipendenza o anarchia», un film «di scorci» (p. 34), da risolvere già in sede di sceneggiatura.
Pubblichiamo nel volume il soggetto Z, e online il soggetto C e il soggetto M (in francese).
In una pagina di diario del 17 luglio 1964, Zavattini confessa: «Faccio controvoglia il soggetto La figlia: […] non è ispirato; e De Sica lo vuole commovente» (Zavattini 2023, p. 95). Si tratta del soggetto originario di Un mondo nuovo e Zavattini ci lavora nelle settimane in cui sta rivedendo il soggetto mai realizzato Diario di una donna (1963), i cui temi del rapporto «tra uomo e donna e tra uomo-donna e società» (p. 96) si mescolano nei due soggetti.
Zavattini crede via via nel progetto, il 1° agosto 1964 ne fissa ambientazione e personaggi: «Roma 1964; Geraldina, 18 anni, va a scuola; Padre 60, ministero; Madre 50, Chiesa; Fratello Enrico 23, incerto; Sorella Clara 20, adultera» (p. 96). La protagonista presenta già alcuni tratti salienti: «sempre in polemica con padre madre, ha un gran bisogno di verità, è donchisciotte, acuta, moderna, e smarrita» (p. 97). Dell’idea originaria del film parla anche De Sica: «volevamo fare un film sull’aborto […]. Avevamo pensato alla storia di un padre e una figlia che finisce a letto con un attore e rimane incinta. L’attore doveva essere Gassman, la ragazza Géraldine Chaplin ed io suo padre» (De Sica in Cosulich 1966, p. 22).
A settembre 1964 l’ambientazione del racconto si sposta a Parigi, nonostante le differenze tra la borghesia cattolico-provinciale romana e la borghesia parigina «da crisi dell’occidente» (Zavattini 2023, p. 98). Dopo una immersione etnografica di Zavattini nei fermenti culturali della capitale francese «parlando giorno e notte con tanta gente, leggendo più libri [che può] sui temi specifici degli studenti e dell’aborto», l’idea è di mostrare il «contrasto di generazioni» (p. 101), tra libertà sessuale e multietnicità, studentesca e presessantottina.
Tutti questi elementi confluiscono in un progetto discusso da Zavattini e Ponti in un incontro parigino del 17 settembre, dal titolo provvisorio I giovani a Parigi, con «un italiano, e Geraldine inglese o americana» (p. 103), per parlare del problema dell’aborto. Tornato in Italia, il 5 ottobre Zavattini invia a De Sica e a Ponti la variante di soggetto U; nella lettera di accompagnamento ribadisce il ruolo di fulcro interrazziale e interreligioso assunto da Parigi. A fine anno, Harry Saltzman subentra a Ponti nella produzione del film. In seguito a due ulteriori soggiorni parigini, a gennaio 1965 Zavattini condivide con De Sica una possibile soluzione alternativa, incentrata su «due stranierucoli [a Parigi], il peruviano e la vietnamita»: «lei abortisce, spinta da lui, muore e noi assistiamo a questo piccolo funerale» (Zavattini in Gambetti 2009, p. 51). L’idea viene però accantonata, anche se Zavattini continua a coltivare la possibilità di un finale tragico; il nodo problematico del soggetto viene individuato in «questo abortuccio di due poveri ragazzi [attraverso il quale] vengono a galla parecchie altre cose di un mondo: l’amore, il matrimonio, la situazione economica, la libertà, l’emancipazione della donna», e la tematica procura ostacoli alla lavorazione del film, come testimonia Zavattini il 9 gennaio 1965: «da Parigi non vogliono dare il permesso di girare alla città [universitaria] Antony perché il fatto che si parli dell’aborto impaurisce i dirigenti e i burocrati».
Il 10 gennaio 1965 Zavattini invia a De Sica il trattamento del film (la variante C1), con il titolo definitivo Un mondo nuovo. In quella occasione fa riferimento per la prima volta al cosceneggiatore del film Riccardo Aragno, che traduce in francese le varie versioni. Zavattini si lamenta della sua «superficialità e sommarietà», ad esempio per il suo rifiuto di un finale tragico, in nome di un’acritica idea di “speranza”. A fine gennaio iniziano le riprese del film. Il 2 febbraio Zavattini invia a De Sica e Saltzman la prima stesura della sceneggiatura. Da metà febbraio 1965, Zavattini è impegnato nella revisione della sceneggiatura, impartendo diversi consigli di regia come ad esempio l’utilizzo «d’immagini rapide, essenziali, palpitanti, […] primissimi piani, […] la necessità della macchina a mano, il confondersi dell’obiettivo con il personaggio, quasi col suo fiato».
Il film è descritto da De Sica come un tentativo di restituzione della realtà «senza la presunzione di darne un preciso giudizio» (De Sica in Cosulich 1966, p. 23). Il 29 gennaio 1966 la Commissione di revisione cinematografica nega però a Un mondo nuovo il nulla osta di proiezione in pubblico, accusandolo di «istigazione all’aborto» e di «apologia di reato penale». La DEAR Film – casa coproduttrice della pellicola – deve apportarvi vari tagli, tra cui la «soppressione della scena tra Carlo e Margot (una scena di prostituzione maschile)», e la modifica della frase finale pronunciata da Anna: da «“non ho potuto… scusami…non ho potuto farlo [l’aborto]” a “non ho potuto… non ho voluto… non ho voluto farlo”». L’11 giugno 1966 il film ottiene il nulla osta alla proiezione, con il divieto di visione ai minori di diciotto anni.
Prima che in Italia, il film passa al vaglio della censura francese, il cui intervento – seppur molto più blando – viene stigmatizzo da Dario Argento come «la più clamorosa conferma della “svolta moralizzatrice” che le autorità golliste intendono imprimere al cinema francese» (Argento 1965, n.n.). La bocciatura censoria del film in Italia suscita scalpore nella stampa, con reazioni amareggiate di De Sica e Zavattini: se il primo rigetta ogni accusa di pornografia o immoralità (De Sica in Biondi 1966), Zavattini si rimprovera invece «di non essere stato [nel film] abbastanza critico [con la società]». La stampa di sinistra condanna la decisione della commissione di censura. Alcuni critici contestano le accuse di pornografia leggendo invece il finale del film come una «soluzione cristiana», e riconoscendo a Un mondo nuovo «l’inimitabile vena lirica di Zavattini» (Biondi 1966, n.n.). Solidale è anche la rivista femminista «Noi donne», che parla del tema del film come di «un problema delicato: la possibilità di scegliere se avere un figlio oppure no, un problema risolto in tanti paesi, ma che da noi si preferisce ancora ignorare».
Un monde nouveau viene presentato in prima mondiale a Parigi il 25 marzo 1966, frutto di una coproduzione italo-francese con Raymond Froment, Harry Saltzman e la desichiana DEAR Film. Nel film il primo rapporto sessuale tra Anne (Christine Delaroche) e Carlo (Nino Castelnuovo) non appare più come uno stupro (ancora presente nel soggetto Z), ma come un atto consenziente, a cui segue tuttavia un forte “smarrimento” della ragazza. Si riprende la quasi totalità delle situazioni e dei personaggi della sceneggiatura A, compresa la scena della prostituzione di Carlo con una ricca americana (tagliata dalla censura, ma reintegrata nella versione restaurata del film del 2008). Come nel trattamento C1, Anne proviene dalla regione dell’Auvergne ed è figlia di fornai, Carlo invece da una famiglia borghese, ma ha rotto con il padre. Si ritrovano alcune modifiche della sceneggiatura B, come il dialogo tra il primario e il suo assistente, e la diagnosi del sesso maschile del bambino che fa desistere Anne dall’aborto.
Un mondo nuovo è però un insuccesso di pubblico e di critica. Il fronte cattolico classifica il film come un camuffato tentativo di film sexy, «moralistico fino a sfiorare l’ipocrisia, ambiguo, […] gracile nella sua struttura narrativa» (Natta 1966, p. 851), accusando Zavattini di aver scritto «un soggetto scadente […] con assenza quasi assoluta di trasfigurazione poetica» (Bassoli 1966, n.n.), e un vecchio modo «di parlare di ragazze-madri e di aborti» (Rondi 1966, n.n.). La regia di De Sica viene accusata di «scimmiottare la nouvelle vague» (Cavallaro 1966, n.n.), anche su testate di sinistra quali «Rinascita» 15 e «Avanti!» 16. Kezich (1966, n.n.) invece legge in tale debito stilistico la cifra di «un film fresco, aggressivo, dove anche gli errori hanno qualcosa di giovanile […], Zavattini trova quasi sempre nei dialoghi un perfetto equilibrio tra impegno letterario e funzionalità drammatica». Anche periodici culturali quali «Epoca» e «L’Europeo» (Biagi 1966) concordano nell’esaltare «il soggetto di Zavattini [che pone] alla coscienza collettiva un doloroso argomento da dibattere [l’aborto]» (Sacchi 1966, n.n.). In anni più recenti Un mondo nuovo viene rivalutato come «un film senza moralismo né immoralismi, su una generazione in fase di pre-contestazione» (Laura 1992, p. 34). Christine Delaroche (attrice protagonista) ne parlerà come di «un film maledetto, […] precursore del Maggio ’68, un bellissimo film […] troppo avanti rispetto a quell’epoca in cui l’aborto era considerato un reato» (Delaroche 2017, p. 23). Lo stesso Zavattini riconosce che «Un mondo nuovo è stato un momento brutto e importante nello stesso tempo, perché abbiamo tentato − rischiato − di fare un capolavoro» (Zavattini in Gambetti 2009, p. 51).
LL