Dalla stazione Termini sta partendo il Settebello, destinazione Milano. Una bellissima donna, Anna, sale di corsa e, senza biglietto, si mette a sedere nel primo scompartimento. Anna ricorda la discussione con Marcello, che ha voluto ritardare la loro data di matrimonio di qualche giorno inventandosi una bugia, si rammenta di quando la zia Giulia ha detto a Marcello che Anna è vergine e Marcello ha confessato alla zia che una donna vergine lo mette in soggezione. I ricordi di Anna vengono più volte interrotti dalle proiezioni erotiche su di lei dei compagni di viaggio frustrati (persino da quelle del controllore). Anna invece è sempre immersa nei suoi pensieri. Il treno si ferma a Firenze, Anna scende, ma poi decide di risalire in un altro scompartimento, pensa alla sua decisione improvvisa di perdere la verginità con il primo che passa e una telefonata con un suo amico d’infanzia, Giulio, con il quale si accorda di vedersi in un albergo a Milano. Ritornata alla realtà, Anna va nel vagone ristorante dove, un po’ brilla, confessa il motivo del suo viaggio a Milano: vuole perdere la verginità. I viaggiatori ridono, non le credono. Anna, presa da un momento di sconforto, si allontana e viene baciata da un adolescente che prima l’aveva adocchiata. Il treno arriva a Milano e Anna raggiunge Giulio. Lui si è da poco rotto un braccio. Poco dopo si trovano davanti Marcello, pentito del comportamento avuto. Marcello e Anna salutano Giulio, sempre più pallido, e vanno insieme nell’albergo già prenotato.
Dati d’archivio. Per chi ha di fronte i materiali d’archivio e li sta consultando, consigliamo di controllare nel volume stampato per Marsilio la congruità dei dati descritti nelle Note filologico-genetiche. Rispetto alla nuova catalogazione d’archivio che si può trovare online al link che indichiamo volta per volta nelle schede dei soggetti, il nostro lavoro di descrizione filologica a volte risulta incongruente perché ci basiamo sui documenti consultati direttamente in archivio e che poi abbiamo riportato nei PDF messi a disposizione.
In Mazzoni (1979: 76-108) si pubblica la variante A della scaletta, relativa all’episodio Firenze-Roma (Il Settebello): è in effetti una prima sceneggiatura, che si trova nella cartella 34/2. Presentiamo invece nel volume la versione più avanzata (soggetto B) del soggetto intitolato La verginità o Incredibilmente vergine che fa parte del progetto per il film FIRENZE-ROMA (IL SETTEBELLO. Riportiamo online il soggetto A, che presenta 31 cartelle dattiloscritte con moltissime note manoscritte, molti rimaneggiamenti di paragrafi e frasi. Il soggetto B, di 28 cartelle dattiloscritte, presenta nuove note manoscritte ma riporta le correzioni fatte sul soggetto A. Per capire come nasce questo soggetto, e come si colloca all’interno del progetto sul treno “Il settebello”, partiamo dal soggetto A del 1949 di una cartella dattiloscritta con schizzi autografi dal titolo In treno: è il primo abbozzo di un racconto che si svolge nel vagone di un treno con nove uomini e una giovane donna molto avvenente. Ognuno di loro, incluso un prete, è attratto dalla donna e cerca in un qualche modo di farsi notare, fino a quando il treno arriva alla stazione di arrivo e la donna scende, attesa dal marito. Riportiamo online il soggetto B, di due cartelle dattiloscritte, in cui gli uomini diventano otto, ma la situazione di desiderio e di seduzioni (solo immaginate) è più articolata. Nella prima pagina è indicata la dicitura “abbozzo rapidissimo e incompleto”, come nel soggetto C, che è una copia. Il soggetto D è invece una versione incompleta di poche righe, che però porta come intestazione la dicitura Zibaldone Blasetti Zavattini. Nella stessa cartella si trovano anche una sceneggiatura in due versioni (A, B): la prima di quindici cartelle espande la situazione con le interazioni tra i personaggi, la seconda apre ancora di più a descrizioni e dialoghi in circa trenta cartelle (la versione C è in effetti di solo una cartella che riprende la pagina 4 della versione B). Vi sono in aggiunta delle “Note di lavorazione”, undici paginette di un block notes, con appunti autografi scritte a matita: la prima pagina inizia con la dicitura “Cose da aggiungere”.
Per seguire l’evoluzione del progetto passiamo alla cartella ZA SOG NR 34/3, che contiene i soggetti dal titolo Cento uomini e una donna (oppure Una donna e cento uomini o Una donna e molti uomini). Troviamo il soggetto A di tre cartelle dattiloscritte, che è in effetti solo una nota critica (che riportiamo qui sotto nella sezione storico critica), in cui Zavattini chiarisce i motivi per cui ha variato la prima idea degli anni ‘50 (inizialmente per uno sketch Bergman-Rossellini), indica l’acquisto dell’idea da parte di Ponti negli anni ‘63/’64 (aveva proposto anche il titolo Biancorossoverde per la coppia De Sica-Loren) e il suo ritorno all’idea originaria nel 1973, con protagonista Sofia Loren. La nota elenca anche i “personaggi fissi” dello “sketch” – i principali sono il medico, l’assistente universitario, l’industriale, il siciliano, il frate o prete, il commerciante – per ognuno dei quali si declina il modo dell’immaginazione (o fantasticheria di desiderio) nella quale riesce a sedurre la donna. Il soggetto B è invece un vero ampliamento, di ventuno cartelle con pochissimi segni autografi, della situazione narrativa nel treno, che diventa la tratta “Milano-Roma”: a Milano parte il treno lussuoso “Settebello”, dove sale una donna bellissima dalle forme sinuose; gli uomini presenti in stazione e poi sul treno fanno scattare immediatamente le loro immaginazioni erotiche, sebbene lei sia una donna molto garbata e di classe. Nelle scenette immaginarie ogni uomo vede negli altri viaggiatori il nemico da eliminare, sebbene nella realtà mantengano un certo contegno tra loro, anche quando vanno tutti al vagone ristorante. A Roma la donna scende dal treno, accolta da un bell’uomo con cui si abbraccia e bacia, per poi andarsene. Pubblichiamo online una scansione di questo soggetto B. Il soggetto dispone di copertina cartonata piena di note e schizzi autografi, tutti riferiti ai personaggi; la copertina è corredata della data “novembre 1964” e del titolo Una donna e cento uomini con sottotitolo “idea per un film”, dalla descrizione della donna e considerando il soggetto A, si capisce che la protagonista sarà Sofia Loren. Rispetto all’episodio che pubblichiamo nel volume (La verginità), in cui la protagonista si chiama Anna, qui non ha nome; cambiano anche alcuni personaggi fissi, e si elimina la complessità della storia precedente della protagonista. Il soggetto C di questo filone (qui con il titolo provvisorio Una donna e molti uomini) torna a parlare del treno “da Roma per Napoli”, sono solo due cartelle dattiloscritte, con note manoscritte a matita. I personaggi fissi cambiano in parte, ad esempio lo studente di filologia diventa studente di fisica; l’anziano avvocato è invece un magistrato in pensione, si aggiungono un tedesco con la figlia, un uomo di colore e un giapponese miope. Il soggetto D, di quattordici cartelle dattiloscritte con moltissime note manoscritte a penna blu, porta anch’esso il sottotitolo “Idea per un film”, presenta molti rimaneggiamenti di paragrafi e frasi, con riscritture e cancellature (ad esempio uno dei personaggi aggiunti, lo sposo, qui è un boxeur, e le proiezioni erotiche differiscono in alcuni passaggi). Zavattini dichiara nella prima cartella che il film riguarda “l’ardente, colorata immaginazione sessuale degli italiani, i loro complessi erotici” (soggetto D: 30), e qualche pagina dopo: “Se dovessimo riassumere il nostro racconto in quattro righe, diremmo che è lo snodarsi delle singole immaginazioni lungo il corso del viaggio, le quali alimentate dai discorsi e dalla rivalità crescente nell’intimo fra i vari personaggi, finiscono con lo scatenarsi liberandosi da ogni complesso e creando castelli in aria che poi crollano nel nulla” (soggetto D: 32-33). Il soggetto E, di quindici cartelle dattiloscritte, presenta molte note manoscritte a penna rossa e matita (e uno schizzo autografo): è una versione precedente al soggetto D, che ne recepisce le modifiche; nel soggetto l’immaginazione del giovane assistente universitario scalza quella del medico in una sequenza che vede “lo scoppio della bomba H” in modo che non rimanga più nessuno “se non lui e lei, che appare improvvisamente dal fondo, nuda come Eva” (soggetto E: 8), nelle ultime righe, anche un bambino di dieci anni si volta a guardare la donna che si allontana. Il soggetto F (quindici cartelle dattiloscritte e corrette a mano), è precedente a E, che ne recepisce le modifiche. Il fascicolo contiene inoltre delle “Note di lavorazione” con commento di Zavattini datato “Roma, 4/8/64”, che riportiamo nella sezione storico critica.
La cartella 33/2 è dedicata al progetto del film Ingorghi, treni e maghe, che dovrebbe contenere l’episodio del Settebello. Il documento A (quattro pagine dattiloscritte con note manoscritte) contiene delle note di lavorazione e 63 cartelle dattiloscritte della sceneggiatura dell’episodio Una donna e cento uomini (contenuto all’interno di una copertina cartonata con le diciture “Italiano” e “Ingorghi, treni e maghe” scritte a mano); nelle note di lavorazione si spiega la formulazione a episodi del film: il primo sketch è L’Ingorgo (circa 400 metri), a Milano, in un sottopassaggio dove le auto sono bloccate, Sofia (si presuppone la Loren), temendo l’asfissia, si rifugia nell’automobile di un ricco anziano, munita di aria condizionata, che muore per l’emozione; il secondo sketch è l’episodio sul treno Firenze-Roma (800 metri), volto a sottolineare i “tradizionali difetti” degli italiani, con un “crescendo conflittuale (specie nelle immaginazioni) sul treno e vengono fuori balenanti visioni delle rispettive città (i sette dello scompartimento sono di varie regioni)” (sceneggiatura A: 2); il terzo sketch sarà l’episodio La maga di Napoli (“sui 1800 metri”), che riportiamo nel nostro volume. Tuttavia, nelle ultime due cartelle delle note di lavorazione, intitolate “Film De Sica-Loren”, Zavattini specifica che il film si comporrà solo di due episodi (scartando quello dell’ingorgo): quindi quello del Settebello e quello ambientato a Napoli con una chiromante innamorata di un indossatore; Zavattini vuole accorpare sotto un unico titolo gli episodi, identificati dai due sottotitoli, con il tema comune “il classico amore fatto di senso, di sogni, di passioni” (id. :3), tra seduzione femminile e fantasticheria maschile).
Al documento B, di 6 pp. dattiloscritte, con note di lavorazione manoscritte, si aggiungono 59 cartelle dattiloscritte come sceneggiatura più espansa dell’episodio Una donna e cento uomini; le note di lavorazione includono delle proposte per i titoli di testa, dove Zavattini prevede uno “schermo diviso in due, da un lato scorrono i titoli di testa, silenziosi, da un lato, sonoro, la presenza del regista e dell’attrice, come sul piccolo schermo televisivo, che discorrono, polemizzano” (sceneggiatura B: 73). De Sica ad esempio all’inizio appare anche come narratore che parla del consumismo contemporaneo e si accalora nel dire che nell’amore (tra i sessi) c’è ancora una speranza. Zavattini spiega che questo serve a dare una impostazione con un tono di “scherzo”, per dire che nelle nevrosi e nel cinismo di oggi c’è ancora l’amore “con le sue follie e le sue esaltazioni” (id.: 72).
Il documento C presenta un’altra versione di sceneggiatura dell’episodio Una donna e cento uomini, di 61 pp. dattiloscritte con molte note manoscritte. Il documento D, con note di lavorazione alla sceneggiatura in cui vengono indicati vari titoli provvisori (tra cui: Tutti pazzi per amore; I napoletani sono matti; Frane e amore; Maghe e amore; Amore ’73), vi sono due versioni di tre pp. l’una dattiloscritte (nella seconda si aggiungono note manoscritte a penna rossa), con una presentazione del film che spiega le motivazioni del progetto insistendo sul consumismo che ha contagiato gli italiani (si parla anche di pubblicità), come fosse un seguito de Il Boom (1963), ma volto in commedia.
Nella cartella 33/3, il soggetto A dal titolo Biancorossoverde presenta 24 pp. dattiloscritte con molte note manoscritte a penna nera e matita e rimaneggiamenti di paragrafi e frasi; il soggetto è troncato nella scena del vagone ristorante e manca quindi del finale. Alle fantasticherie degli uomini si è aggiunta quella della donna, Anna, che ripensa ai motivi del suo viaggio. Il soggetto A recepisce alcune modifiche segnate nel soggetto B, che si presenta di 31 pp. dattiloscritte con molte note e rifacimenti manoscritti a penna nera, anche questo è incompleto (si ferma alla scena del vagone ristorante). Il soggetto C, di 13 pp. dattiloscritte presenta una nota autografa a matita con la data “dicembre ‘69”, rispetto ai primi due è un riassunto delle situazioni narrative e delle motivazioni della protagonista, cambia il nome della zia che svela a Marcello la verginità di Anna, ma il racconto è coerente con la versione dal titolo La verginità che pubblichiamo nel volume (e online). La cartella comprende anche alcune scalette: scaletta A (2 pp. dattiloscritte), datata “Roma, 13.1.1969”, incentrata sui diversi personaggi; scaletta B (5 pp. fotocopiate), con la dicitura “Ediz. Nov. 69” e incentrata sui fatti legati alla verginità di Anna; scaletta C (21 pp. dattiloscritte con note manoscritte), datata “dicembre ‘69” e intitolata “Prima scaletta di Rossobiancoverde”: questa versione scandisce le scene, ma è incompleta del finale; scaletta D (15 pp. dattiloscritte con alcune note manoscritte), datata “Dicembre ‘69”, intestata: “Rossobiancoverde. Prima verifica della versione con incastro della storia morettiana”, che risulta completa con il finale di Marcello che si porta via Anna.
La cartella 34/1 dedicata al progetto FIRENZE-ROMA (IL SETTEBELLO) nella variante Biancorossoverde presenta il documento B con due fascicoli della sceneggiatura, suddivisa tra I e II tempo: si spiega con una nota a penna il titolo, che passa nelle carte della sceneggiatura perché cambiano colore, alternandosi: “carta bianca = realtà; carta verde = immaginazione; carta rossa = ricordo” (intestazione); nel primo fascicolo è presente la pianta disegnata dello scompartimento del treno, con la posizione iniziale dei personaggi e la loro posizione finale (l’unica che non cambia posto è la donna, nominata qui direttamente come “Sofia”). Rispetto all’episodio La verginità che pubblichiamo nel volume, la storia di Anna è un po’ differente: lei ricorda alcuni passaggi della sua vita (quando stava con Paolo, l’incontro con Sergio di cui si innamora e con il quale si sposa; dopo una litigata con Sergio, dovuta alla sua gelosia, Anna parte con il Settebello per raggiungere Paolo, ma quando lo vede capisce che è innamorata di Sergio e torna dal marito). La cartella 34/2 contiene sceneggiature intitolate solo FIRENZE-ROMA (IL SETTEBELLO), la sceneggiatura A (68 pp. dattiloscritte) non presenta correzioni, è ancora la versione delle fantasticherie maschili sulla bella donna, di cui però non si sa nulla fino al finale in cui, scesa dal treno va incontro al marito (“Enrico”) e abbraccia “tre o quattro ragazzi dai cinque ai quindici anni che devono essere i suoi figli” (sceneggiatura A; 67), questa versione recepisce le modifiche segnate a penna nella sceneggiatura B (57 pp. dattiloscritte con note manoscritte). La cartella 35/2 contiene una sceneggiatura dal titolo Il settebello di 68 pp. dattiloscritte con molte note manoscritte e rimaneggiamenti. La cartella 33/4 con il titolo Biancorossoverde contiene una sceneggiatura di 221 pp. dattiloscritte con poche note manoscritte; sulla copertina cartonata rossa è indicata la data “30 APRILE 1969”. La cartella ZA SOG NR 35/1, contiene anche due versioni di sceneggiatura (e una copia) con il titolo La vergine (o Incredibilmente vergine), la prima di 57 pp., la seconda di 140, entrambe con molte note manoscritte.
Pubblichiamo nel volume e online il soggetto B intitolato La verginità o Incredibilmente vergine; pubblichiamo online il soggetto A La verginità; il soggetto B In treno, secondo abbozzo; il soggetto B Cento uomini e una donna.
Una prima idea, molto diversa (la donna in treno è incuriosita dai passeggeri maschi che la guardano, ma nessuno osa parlarle), si trova nel breve racconto In treno scritto per Ingrid Bergman (nella preparazione del film collettivo a più episodi Siamo donne, del 1953), pubblicato da Zavattini su Cinema Nuovo, 47, del 1954 (ora in Zavattini 2002, “Otto storie non utilizzate”, Bianco & Nero, LXIII, 6). Paladini (1952: 225) parla di soggetti come Primo appuntamento, È difficile parlare come sketches che “risalgono da una circostanza minima a una valida realtà umana”, e vi aggiunge anche Una donna in treno (che è in effetti Firenze-Roma Il settebello) descrivendolo così: “l’assedio che sette uomini stringono intorno a una bella donna sola tra loro nello scompartimento d’un treno, e i trucchi e le manfrine che ognuno di loro mette in opera per farsi notare”.
Mazzoni (1979: 11) considera il soggetto Firenze-Roma del 1949 (accanto ad altri soggetti come Prima io) nel gruppo dei lavori “cosiddetti umoristici, di consumo […] soggetti su ordinazione, dove è sempre presente questa disponibilità diciamo affettiva anche nell’osservare i costumi – e soprattutto i malcostumi – di noi italiani”. Nella nota alla scaletta (o meglio prima sceneggiatura) pubblicata, Mazzoni spiega che “la stesura che anche oggi Zavattini amerebbe realizzare è questa della lunghezza da episodio, cioè la sua originale del 1949. […] Altro titolo Il settebello. Doveva essere originariamente incluso in un film a episodi denominato Ingorghi, treni e maghe, con protagonista Sofia Loren e per la regia di De Sica. Posteriormente Zavattini chiamò Marchesi, Vaime e Terzoli per una prova di sceneggiatura. Per questa stesura lo scrittore pensò al titolo di Bianco, rosso e verde, che fu poi utilizzato da Ponti per un film più recente (Mazzoni 1979: 312).
In una nota preliminare al soggetto Cento uomini e una donna (Cartella 34/3; cc 1-3), Zavattini spiega: “Prima idea (anni ’50) di questo film: breve viaggio di una donna bellissima, su un treno, in uno scompartimento, sola fra alcuni uomini (era per uno sketch Bergman-Rossellini). 1963-64: Ponti acquista la idea che avevo sviluppato per un film intero con le immaginazioni (avevo proposto anche Biancorossoverde, impiantato sull’automobile, gli italiani e l’automobile, con De Sica-Loren conduttori e interpreti del film, formula nuova). 1968: Ponti dà il via purché intrometta la storia morettiana della vergine. Feci una scaletta, iniziai la sceneggiatura coi tre cambiando la storia della vergine. 1973: torno all’idea originaria, ma con le immaginazioni per uno sketch di mille metri, viaggio Roma Napoli, Settebello, Sofia elegante borghese solitaria nello scompartimento sola con cinque sei uomini. Il concetto ancora valido è quello del 4/8/64 (vedi nota)” (soggetto A: 1).
Ed ecco, di seguito, la lunga riflessione di Zavattini datata 4 agosto 1964, che segue il soggetto F: “Nota su: Una donna e molti uomini. Come commento alle quattordici pagine che ho consegnato, devo dire che ho voluto fissare la struttura del film, il suo arco di tempo e di spazio, il suo carattere satirico, attuale, e i personaggi sostanziali. Ma anche questi con un criterio soltanto analogico e non definitivo. Il lavoro che c’è da sviluppare è tutto in una direzione concentrica dei vari episodi che s’intrecceranno, cioè essi dovranno mirare tutti a fare una specie di rapporto della situazione psicologica-morale dell’individuo medio, situazione impregnata di ogni contraddizione contemporanea, vanità, orgoglio, ambizione e frustrazione, contrasto tra ciò che si vorrebbe e ciò che si può, tra le presunzioni e le viltà, in parole povere tra la fantasia e la realtà, tra gli interessi quotidiani e quelli ipotizzati, tra l’effettiva alienazione e il bisogno di nasconderla a tutti cominciando da se stessi. Niente come il desiderio per una bella donna, per il suo possesso, in lotta con gli altri, scopre tutte le componenti che sono sottotraccia della nostra vita sociale. E della nostra vita interiore, sentimentalmente e moralmente parlando. Noi abbiamo la possibilità, perché possiamo penetrare nell’animo di tutti con le sonde della più spietata e aggiornata psicoanalisi, di conoscere molte verità di questo povero uomo moderno che malgrado stia per impossessarsi della luna non ha risolto quasi nessuno dei problemi di fondo nei rapporti tra uomo e donna; di questo povero uomo che è ancora terribilmente geloso, in fatto di donne, terribilmente invidioso, terribilmente pieno di complessi, terribilmente primitivo, incivile, feroce, criminale. Ma c’è anche la poesia, perfino suo malgrado, perché una donna sa conquistare, una bella donna, una donna che piace, suscita sempre vicino ai più bestiali pensieri anche i pensieri più virili e politici […] Questa nota ha lo scopo di richiamare me e i miei collaboratori a tentare un livello di racconto che si riferisca più puntualmente possibile a una critica di costume. Lo stile sarà quello che mi sembra impostato dal punto di vista del montaggio molto bene fin dalle prime pagine di questo racconto, con le sue dosate alternanze tra realtà esteriore e realtà interna. Ma dentro a questa libertà è chiaro che ci vuole del rigore; una libertà di accostamenti, d’insorgenze, di fantasticherie, ancora più libera ma sempre su delle linee concorrenti in un racconto unitario in cui, per favorire una delle regole fondamentali dello spettacolo, si preferiscono sette o otto personaggi e se ne seguono le tracce vedendone crescere, pur tra flussi e riflussi, andate e ritorni, digressioni, un loro nucleo drammatico, centrale e sostanzialmente conseguente. È chiaro che le invenzioni possono sembrare più affascinanti nell’ordine dei pensieri clandestini, ma non possono essere di meno anche nell’ordine delle cose che succedono sul treno vero e proprio. Infatti deriva dalla loro mistura, dalla loro contrapposizione la valorizzazione di entrambe le componenti, in definitiva, del film. Siccome il film sarà a colori, è una occasione tipica per sfruttarlo funzionalmente nel reparto ‘fantasticheria’, e in questo senso anche il suono, il sonoro” (nota al soggetto F: 1-3). Potremmo aggiungere che il contesto di un treno a lunga percorrenza permette a Zavattini di inserire sketch e personaggi come in una situazione teatrale, in cui in un luogo fisico limitato (lo scompartimento) alcuni appaiono e poi spariscono perché salgono a una stazione e scendono a un’altra, altri restano fissi per tutto il tragitto, altri sono solo di contorno alla situazione narrativa (il cuoco, il bigliettaio, ecc.). Si tratta di un modello seriale semplificato (oggi la chiameremmo una situation comedy): una sorta di matrice narrativa ripetibile ed ampliabile (o condensabile) a piacimento: non è quindi un caso che sia un progetto più volte ripreso e rimaneggiato nel corso di circa venticinque anni.