È una giornata qualunque. L’Italia si sveglia e, insieme a lei, gli italiani che convivono ogni giorno con la natura e gli animali. In ventiquattro ore, con una veloce carrellata di brevi riprese, si racconta la penisola con un viaggio da nord a sud per regioni, territori e principali città. Ci si sofferma, su usi e costumi più riconoscibili, sul traffico delle grandi città e sulla tanto amata cultura del cibo e dello sport. Lo spettatore assiste a una battaglia tra sole e nuvole, a un contadino che osserva il suo toro affaticato dal caldo, al rintocco del mezzogiorno, alla pausa pranzo degli italiani a base di pastasciutta, a una scena di primo soccorso di un tifoso allo stadio.
Dati d’archivio. Alla collocazione Za Sog R 34/1 troviamo sette stesure del soggetto La lunga calza verde che, in ogni variante, ha come titolo alternativo Buongiorno Italia. Il soggetto A (pp. 1-28) si apre con una pagina che porta il titolo alternativo Buongiorno Italia (Soggetto per un cartone animato di lungometraggio), riporta un «NO» a caratteri maiuscoli che sta a indicare una versione superata del soggetto. Presenta note dattiloscritte e correzioni autografe di errori di battitura. Nelle note d’archivio il carteggio di questo soggetto consta di 33 pp., ma quelle conservate effettivamente sono solo 28. Diverse sono le indicazioni dei movimenti di macchina e dei titoli di testa: per questo, e anche per la lunghezza, ipotizziamo che il soggetto A non sia la prima stesura del lavoro, ma una delle ultime. Nel racconto, tutt’altro che geograficamente lineare, si sorvola in modo immaginifico su città e situazioni. Da un treno sulla linea Reggio Calabria-Napoli appare l’Italia dall’alto, nella sua «forma famosa vista quasi da un altro pianeta» (p. 4). Il viaggio continua per Venezia, verso le Alpi, a Chioggia, nella campagna maremmana, poi siamo di nuovo in Calabria e nella metropoli di Roma, nel cratere del Vesuvio fino al centro della terra dove si vedono le catacombe e poi in Sicilia e a Como. La scrittura per il cartone animato permette infatti di giocare su ritmi rapidissimi o dilatati, contaminazioni tra forme che si legano ad altre cambiando di senso, gags visive e trovate sonore, interno ed esterno degli edifici o superficie e profondità della terra e del mare. La giornata è scandita dai rintocchi del mezzogiorno delle più grandi chiese e dalle sirene della Fiat a Torino che interrompono la giornata lavorativa degli italiani, seduti ora a tavola che pranzano con un piatto di spaghetti, tra molte varianti e invenzioni figurative. Nel pomeriggio diventano protagonisti anche gli animali dei contadini, il clima e la natura come i formicai, le talpe e i rami gonfi di frutta, mentre le città sembrano disabitate perché ci si ripara dal caldo. Quando cala la notte, si alternano i lupi (che aggrediscono le greggi) alle lucciole e alle civette.
Il soggetto B (pp. 29-56) integra le correzioni del precedente ed è l’unico che presenta il timbro SIAE numero 164263, datato 14 dicembre 1959. Le pagine sono dattiloscritte e controfirmate, gli errori di battitura sono pochi, rarissime le correzioni dattiloscritte; questi accorgimenti rendono il soggetto B generalmente più ordinato rispetto al precedente. Fin dall’inizio è reso più chiaro il ruolo del cicerone che accompagna lo spettatore alla scoperta dell’Italia. Scrive Zavattini: «per un secondo, con un fiammifero, il nostro eccezionale speaker dirada il buio e così vediamo, come fosse sotto di noi, l’Italia, proprio l’Italia, con la sua lunga forma, tutta circondata dal mare che biancheggia frangendosi sulle rive rumorosamente» (p. 29). La trama non presenta grandi mutamenti, aumenta però il numero di città e regioni nominate come la Sardegna, Genova, Bologna, Firenze, Siena, Portofino, Ferrara, Treviso. È maggiormente elaborata la parte finale dove si parla del tramonto, delle mamme e delle loro ninne nanne cantate, della notte, della luna e delle stelle e, addirittura, di feste e fuochi d’artificio. «Ora gli italiani dormono. E sognano» (pag. 55). Il soggetto B si conclude con i sogni degli italiani, i più stravaganti. La componente magica viene così ampliata, come negli esempi: «a Napoli vanno nel lago Averno dove si dice che gli antichi credevano vi fosse l’ingresso nell’inferno. E infatti il cicerone apre una modesta porticina e subito ci si trova proprio nell’inferno»; «da qui si incamminano verso il Nord, e noi li vediamo attraversare l’Italia che ci si mostra col suo spaccato geologico. Questa lunga fila di turisti con il suo solito cicerone in testa passa dai fiumi sotterranei di un verde smeraldo a grotte stupende di stalattiti, dalle catacombe sotto il Foro di Roma ai Laghi di petrolio dove arrivano le turbinose trivelle dei ricercatori» (pp. 36-37).
Il soggetto C (pp. 57-84) è la copia del precedente. La camicia del soggetto D (pp. 85-126) ha delle interessanti intestazioni manoscritte: «Gamma Film di Roberto Gavioli. Progetto per un cartone animato a lungo metraggio: Buongiorno Italia soggetto e sceneggiatura di Cesare Zavattini con la collaborazione di Giulio Cingoli, Gino Gavioli, Claudio Olivieri, Nino Piffarerio». Questa pare essere una variante di lavoro e non definitiva: è infatti colma di correzioni e aggiunte manoscritte sia con biro rossa che con biro blu. Queste sono più concentrate nelle prime pagine, a cui seguono tagli e riscritture di intere parti (come le scene della tonnara). Rispetto ai soggetti precedenti cambia lo stile di scrittura, ora più formale e meno didascalico, e prende forma la figura del cicerone, definito «un commentatore, che sarà un attore di fama» (p. 85). Tra le aggiunte notiamo luoghi di interesse quali Murano, Pompei e Messina; traffico delle automobili; il mestiere dei vigili. In chiusura aumentano i sogni degli italiani.
Il soggetto E (pp. 127-137) è composto da pagine dattiloscritte con note e correzioni autografe rilegate in un portalistino ad anelli di plastica rosso su cui è stampata l’intestazione: «Gamma film di Roberto Gavioli & C. Cartoni animati». Nonostante questo soggetto venga catalogato come quinto, sembra essere precedente alle altre varianti, se non il primo in ordine di stesura. Avanziamo questa ipotesi perché il soggetto E è ridotto, di sole 11 pagine, sintetico e generico, e i passaggi riportati sono inferiori di numero, ma più approfonditi: infatti, nelle varianti precedenti (soggetti A, B, D) questi stessi passaggi vengono condensati. In questo soggetto, Zavattini si sofferma sulla battaglia tra sole e nuvole che conduce a un viaggio per regioni, territori e principali città d’Italia, il tutto nell’arco di una giornata. Seguono poi altri episodi quali la storia di un contadino la cui vita lavorativa dipende dal suo toro che per il caldo e la stanchezza fatica a collaborare. Zavattini poi torna a raccontare il rintocco del mezzogiorno e la pausa pranzo degli italiani, andando a sottolineare così usi e costumi del cibo in Italia, e conclude con una scena ambientata allo stadio dove uno spettatore viene portato via in barella perché si è sentito male. Nel soggetto E, l’accento è posto sulla vita degli italiani che convivono con la natura e gli animali, al traffico delle grandi città e alla cultura del cibo. Manca invece la carrellata culturale delle città, inserita nelle altre varianti del soggetto, che supponiamo essere precedenti come catalogazione ma successive temporalmente.
Il soggetto F (pp. 138-191) conta 35 pagine dattiloscritte ed è conservato all’interno di una carpetta Gavioli (così come il soggetto E). In apertura troviamo l’intestazione «La Gamma film presenta Buongiorno Italia, un film diretto da Roberto Gavioli su soggetto di Cesare Zavattini» (p. 138). Nonostante siano già presenti i titoli di testa, ci sono diversi inserti, cancellature manoscritte e fogli agganciati con graffette. Tra i nomi di chi ha lavorato assieme a Zavattini troviamo: la collaborazione artistica di G. Cingoli, C. Olivieri, G. Gavioli, N. Piffarerio; i disegni di G. Carloni, N. Falcioni, M.L.G. Conti, G. Cingoli, C. Olivieri, G. Gavioli; il direttore dell’animazione N. Piffarerio; gli animatori G. Luciano, W. Arena, M. Saccaro, V. Sedini, B. Angelo, R. Denti; la scenografia di N. Falcioni, G. Carloni; la direzione del colore di B. Jeri; la ripresa di M. Larocca, L. Colombo, M. Pojsel; il montaggio di G. Oliveti, L. Drovetti; e infine la segretaria di produzione A. Gavioli. Si tratta di una versione di lavoro che contiene almeno altre due varianti di soggetto con numerosissime correzioni manoscritte, cancellature e riscritture. La prima variante si sviluppa tra le pp. 138-154, mentre la seconda tra le pp. 155-191. Nella prima metà riscontriamo una maggiore attenzione a far conoscere l’Italia sotto ogni suo aspetto, così come anche gli italiani, presentando in maniera ampia, ma altrettanto celere, quello che si può svelare sulla nostra nazione. Il soggetto si apre con il risveglio degli italiani, alternando i bambini che vanno a scuola ai contadini e agli operai. I cambi tra le varie scene sono repentini. Più che nelle stesure precedenti, in questo soggetto capiamo che la scrittura è destinata non a un film, bensì a un cartone animato. Il soggetto si apre con la figura di un cicerone che presto viene sostituita dai turisti armati di macchina fotografica che viaggiano per l’Italia. Rispetto ai soggetti precedenti, Zavattini aggiunge altri personaggi, tra cui alcuni fantastici come Lucifero e Pulcinella, e altri come divi del cinema quali De Sica e la Magnani. Il racconto prevede anche incendi, bombardamenti ed emblemi politici. In chiusura, con il calare della notte, la luna prende il posto del sole e il narratore elenca canzoni, cortei, giochi di carte, fanfare, e l’ora dell’Amore. A questi momenti segue la notte fonda, dove a parlare sono i fantasmi di Cavour, Vittorio Emanuele e Garibaldi. Le ultime due pagine sono completamente cancellate, il finale è manoscritto e racconta di un uomo che avrebbe voluto sognare l’adulterio della moglie, ma ritrova la dignità perduta e tiene per mano lei e i figli.
Dalla p. 155 comincia una seconda variante dello stesso soggetto, sempre archiviato come F (che noi chiameremo Fb). Come in tutti i precedenti il titolo è Buongiorno Italia e l’incipit di questa variante ci ricorda che «il seguente soggetto per un cartone animato a lungo metraggio ha per tema l’Italia e più precisamente una giornata dell’Italia» (p. 155). A seguire troviamo le indicazioni di realizzazione del cartone animato, in cui si esplicita l’importanza della presenza costante dello speaker: «un commentatore, che sarà un attore di fama, ci introdurrà in queste 24 ore italiane che, rappresentate con uno stile satirico favolistico, daranno i caratteri più tipici del nostro paese, alternando elogi e critiche, sempre su un piano spettacolare e cordiale» (p. 155). La proposta tecnica però si complica, perché Zavattini vorrebbe un «commentatore» in carne e ossa per «dare subito l’avvio a una commistione tra disegni e elementi reali» (p. 155), e altri momenti del filmato prevedono la connivenza tra fotogrammi filmati dal vero e disegni. Anche in questa variante sono presenti numerose correzioni, cancellature e integrazioni manoscritte a matita. Tra le espansioni troviamo scene che raccontano di pescatori che trafiggono un pesce spada, una madre che canta una ninna nanna; si aggiungono altri luoghi – tra cui Faenza, Monfalcone, Mantova – e altri personaggi storici e fantastici quali Arlecchino, Paolo e Francesca nell’Inferno, san Francesco, Otello, Dante Alighieri, Cristoforo Colombo, Michelangelo. Alcuni passaggi vengono interamente cancellati e sostituiti con ritagli di altre pagine dattiloscritte differenti che riscrivono il testo (ad esempio alle pp. 161-162, 171-172, 182-183), e anche in questo soggetto Zavattini lavora più volte a cambiare il finale, che qui chiude con una serie di sogni a occhi aperti degli italiani. Apparentemente le correzioni sono avvenute in due diversi momenti, poiché sono manoscritte prima a matita poi con biro blu. Possiamo inoltre ipotizzare che, tra tutti i soggetti, questa sia l’ultima versione conservata in archivio, perché contiene tutte le estensioni che, di variante in variante, sono state aggiunte da Zavattini. Si conclude il soggetto con una frase manoscritta che però è troncata a metà, si presuppone dunque che manchi la pagina finale.
L’ultima variante, il soggetto G (pp. 192-236) è quella che appare come definitiva. Nell’intestazione della prima pagina Zavattini scrive «Sì sì» (p. 192) a matita. La variante è priva di correzioni, il titolo rimane però Buongiorno Italia. Nei titoli di testa Zavattini vuole ringraziare l’intero popolo italiano per aver collaborato alla realizzazione di questo film: «il film comincia con i titoli di testa e quando arriva all’elenco dei collaboratori, ne vediamo elencati 8.000.000 lombardi, 6.000.000 veneti, 7.000.000 emiliani, e avanti sino ai sardi, ai napoletani, ai siciliani ecc. che formano appunto i 50.000.000 di abitanti del nostro paese». Si ritrova anche un modo metacinematografico che si è sviluppato nei soggetti precedenti, con il gioco tra il livello discorsivo e quello prettamente espressivo del medium: «si affaccia all’angolo del fotogramma, come fosse di carta, la faccia di un attore famoso – il quale fungerà da speaker» (p. 192).
Pubblichiamo nel volume il soggetto G. Nel portale online pubblichiamo il soggetto E, verosimilmente il più antico, da confrontare con il soggetto B depositato alla SIAE. Aggiungiamo ai materiali digitali due inserti rispettivamente di «7 Supplemento del Corriere della Sera» e «Corriere dei Piccoli».
Rifacendoci all’epistolario, sembra che Zavattini lavori al soggetto Buongiorno Italia dal 14 dicembre 1959 al 31 dicembre 1961, ma questa informazione si trasforma grazie a un articolo di Giorgio Boccolari (disponibile anche online) nel quale si racconta del primo incontro tra Zavattini e i fratelli milanesi Gavioli (a una cena organizzata da Dino Villani), verso la fine degli anni quaranta. È in quell’epoca che nasce l’idea di animare il soggetto di Zavattini Buongiorno Italia, che diventerà poi La lunga calza verde, con i lavori che iniziano in occasione del centenario dell’unità d’Italia. Con il suo contributo, Boccolari ripercorre anche le precedenti pubblicazioni editoriali relative al soggetto zavattiniano, uscito «il 1° febbraio 1958 in forma di appunti sul numero 124 di “Cinema Nuovo”», e poi ripubblicato nel libro di Zavattini Straparole, uscito nel 1967: «era uno dei tanti progetti, cinematografici e non, sull’Italia che Za elaborava da anni» (Boccolari 2010, p. 179).
Come riportato nella sezione Cineteca del sito del Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia, la Gamma Film di Roberto Gavioli coinvolge i suoi migliori collaboratori impiegando soluzioni grafiche all’avanguardia e innovative per realizzare un mediometraggio a disegni animati basato su un’idea di Zavattini. Il fondo ivi conservato viene presentato così: «Roberto Gavioli e lo studio grafico Gamma Film, da lui fondato assieme al fratello Gino, rappresentano un momento centrale e inimitato della storia della televisione italiana. Autori di tutte le animazioni pubblicitarie apparse dal 1957 al 1977 su Carosello – popolarissimo contenitore spettacolare in cui si concentrava la quasi totalità delle promozioni commerciali – hanno condizionato significativamente il costume degli italiani e la loro percezione della società creando jingles, espressioni e personaggi straordinariamente comunicativi al punto da aggiungersi ai modelli di comportamento di milioni di cittadini […] per non parlare di espressioni entrate nel lessico della comunicazione quotidiana degli anni Sessanta, offrendo una felice sintesi del diffuso ottimismo che ha caratterizzato quel periodo».
Zavattini, in quanto sceneggiatore de La lunga calza verde, non viene chiamato a collaborare attivamente presso lo studio grafico della Gamma Film, come spiega in un’intervista a Ivano Cipriani, pubblicata a giugno 1961 su «La fiera del cinema». Zavattini confessa il desiderio di colmare la mancanza di capacità tecniche indispensabili alla creazione dei disegni del suo mediometraggio. «Vorrei poter lavorare con loro, avere la capacità di disegnare io i fotogrammi», dice Zavattini, «per poter tradurre in immagini visive le idee contenute nel soggetto. Un soggetto di disegni animati è una cosa del tutto diversa da un soggetto normale, per un film normale. […] Quando io dico: il sole trafisse le tenebre ho immediatamente la percezione delle mille soluzioni che suggeriscono queste parole e tra tutte le soluzioni occorrerà trovare la migliore» (Cipriani 1961, pp. 56-57).
In un articolo di Martino Natali pubblicato ad aprile 1966 sulla «Rivista audiovisivi», ci si interroga sulle potenzialità didattiche del film La lunga calza verde. L’autore riconosce nella «mancanza di parlato nel film a disegni animati» non un elemento negativo, bensì una strategia vantaggiosa, che rende «più eloquente il visivo e più efficace il commento sonoro». Immaginando il film «utilmente impiegato per la scuola elementare (2° ciclo) e per la scuola media dell’obbligo», Natali prosegue: La lunga calza verde «non è e non intende essere una lezione di storia, ché in questo senso non aggiunge nulla di nuovo a quanto l’alunno ha già ascoltato dalla voce diretta dell’insegnante […]. Il valore del film, per quanto riguarda l’aspetto storico, sta nella sintesi sorridente che esso fa di un certo periodo, nel tono simpaticamente scanzonato che esso usa nell’affrontare l’argomento, spogliandolo di ogni forma di vieta retorica» (Natali 1966, pp. 25-26). Natali si sofferma anche sull’efficacia del disegno che può essere studiata indipendentemente da ciò che le immagini rappresentano, soffermandosi così sull’effetto del colore «come interpretazione di un contenuto». Se invece ci si concentra sulla componente sonora del film, ecco che l’attenzione didattica può spostarsi sullo studio della «singolare forza del commento musicale quando si preoccupa veramente di sviluppare in suono un sentimento o anche un evento» (pp. 25-26).
A diciassette anni dall’uscita del film, Roberto Gavioli decide di approfondire proprio il carattere didattico del suo film e, assieme a Piero Selva, pubblica La lunga calze verde in cinque puntate sul «Corriere dei Piccoli». Le rispettive uscite – di cui pubblichiamo una scansione anche sul nostro portale online – sono: prima puntata, 12 gennaio 1978 (pp. 16-21); seconda puntata, 19 gennaio 1978 (pp. 28-33); terza puntata, 26 gennaio 1978 (pp. 30-35); quarta puntata, 4 febbraio 1978 (pp. 14-20); quinta puntata, 9 febbraio 1978 (pp. 38-41) (Gavioli, Selva 1978). Va rilevato però che l’adattamento cartaceo per il «Corriere dei Piccoli» non rispetta la trama della versione audiovisiva. A differenza del film, infatti, i disegni non seguono l’intreccio – ovvero l’ordine con cui vengono presentati nel mediometraggio – ma vengono sistemati a seconda della loro funzione didattica e presentati nel rispetto degli eventi cronologici, in modo da rendere conto della storia dell’unità d’Italia a un pubblico scolare.
Il mediometraggio La lunga calza verde (Gavioli, 1961) – come dicevamo realizzato a partire dal soggetto zavattiniano Buongiorno Italia – viene particolarmente apprezzato dalla critica, ma non ottiene invece l’interesse del pubblico o delle istituzioni, nonostante sia stato «il primo cartoon italiano di particolare impegno che usciva ad oltre dieci anni di distanza dall’apparizione dei due lungometraggi di Pagot e di Domeneghini. […] Come sempre un’attività così aperta a stimolanti sviluppi di ordine artistico, culturale e didattico – qual è il cinema d’animazione – venne completamente snobbata dalle autorità governative». Grazie a un prezioso articolo pubblicato da Dino Tedesco su «7 Supplemento del Corriere della Sera» il 22 settembre del 1990, possiamo sfogliare le prime tavole preparatorie al film che sono state rinvenute, durante un trasloco, in uno scatolone di cui si era persa memoria. Scrive Tedesco: i «due album contengono 58 disegni, firmati dai cartoonist della Gamma Film, che avrebbero portato lo spettatore, attraverso un caleidoscopio di immagini, dal Vesuvio fin sulla luna, dai tempi delle Crociate ai giorni nostri» (Tedesco 1990, p. 76). La rivista – il cui inserto è stato scansionato ed è consultabile sulla nostra piattaforma online – ha offerto in esclusiva le 58 tavole autografe prima che venissero esposte a Milano e poi a Parigi.
A sessant’anni dalla distribuzione originale, il 15 marzo 2011 Cinecittà Luce ha messo in commercio una versione restaurata de La lunga calza verde in formato DVD , assieme al lungometraggio animato L’eroe dei due mondi di Guido Manuli. A seguire, sono state innumerevoli le mostre postume e le rassegne culturali che hanno ospitato le tavole dipinte e il mediometraggio animato. Tra queste ricordiamo le rassegne del 2017 presso il Musil – Museo dell’Industria e del Lavoro di Rodengo Saiano a Brescia, del 2016 presso Mantova Film Fest e, nel 2011, il doppio incontro tenuto sia al Cinema Massimo dal Museo Nazionale del Cinema sia alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia presso cui è custodito l’Archivio Cesare Zavattini.
Il racconto di una giornata di ventiquattro ore è uno degli stilemi ricorrenti nella produzione di Zavattini, che torna anche in molti soggetti non realizzati (Zavattini 2022b). Confrontando le sette varianti di soggetto con la realizzazione finale del mediometraggio animato, possiamo dire che La lunga calza verde non è la mera rielaborazione animata del testo zavattiniano; piuttosto, l’idea originale di Zavattini viene presa come spunto di partenza da cui poi costruire una narrazione originale, che vuole ripercorrere in chiave umoristica gli eventi storici che hanno portato all’unità del Belpaese, senza però raccontare usi e costumi attuali del popolo italiano. Dopo aver consultato le carte originali d’archivio, ipotizziamo che gli autori de La lunga calza verde abbiano voluto omaggiare Zavattini aprendo il mediometraggio con la voce di uno speaker che funge da guida ai personaggi-turisti che visitano l’Italia, proprio come lui aveva previsto e fortemente richiesto.
MDM

Rielaborazione visiva e omaggio di Selma Kjerimi e Simone Peressutti, realizzata nell’ambito di un progetto di ricerca e sperimentazione ispirato ai soggetti cinematografici di Cesare Zavattini, svolto sotto la tutela di Maria Doina Mareggini nei corsi da lei tenuti presso l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA) Roma – Pordenone.