Antonio è in manicomio perché ride sempre quando gli altri piangono. È un ottimista che cerca la definizione di pace e di verità. Fugge e vive numerose avventure finché non incontra il Papa e con lui parla di questi temi, ma resta deluso. Alla fine Zavattini si toglie i panni del personaggio Antonio e si rivolge direttamente al pubblico.
Dati d’archivio. Davvero ingente il materiale relativo al film conservato in ACZ contenuto nelle cassette con collocazione Za Sog R 59/1-3 e Za C 45-66 (25 cassette, alcune sdoppiate in A e B), solo parzialmente catalogate, che conservano i documenti preparatori e le varianti di soggetto e sceneggiatura di un lavoro ventennale di Zavattini, a volte in forma di diario. Si trovano molte annotazioni manoscritte posteriori, anche di parecchi anni, alla stesura dattiloscritta. Proponiamo di seguito una selezione di questi materiali, con una nostra prima catalogazione in ordine alfabetico (alcuni non ancora catalogati in ACZ), per permetterne la comparabilità.
La cartella R 59/1 contiene il soggetto che chiameremo N) La veritàaaaaaaaa. Soggetto di Cesare Zavattini, 5 pp., stampato il 19 aprile 1979, copyright della San Francisco Film. La cartella 59/2 contiene la variante di soggetto (lungo come un trattamento) che chiameremo O) La veritàaaaaaaaa. Soggetto di Cesare Zavattini, 21 pp., mentre la cartella 59/3 contiene la variante di sceneggiatura che chiameremo M) La veritàaaaaaaaa, un film scritto e diretto da Cesare Zavattini, 183 pp., senza data, di cui pp. 1-14 di Nota introduttiva (inedita). Fanno tutti riferimento alla versione di due ore, molto diversa da quella effettivamente realizzata nel 1982.
La cartella 45/1 contiene due varianti di soggetto dattiloscritte con aggiunte manoscritte: chiameremo la più antica variante soggetto A) Assalto alla Tv. Idea per un soggetto di Cesare Zavattini, 14 pp., datata a mano «14.8.1962»; soggetto B) [stesso titolo], 14 pp., datata «1.8.1962», con nota manoscritta: «Copia del deposito del 17.8.62» e ricevuta SIAE (p. 29). La cartella 45/2 contiene 69 pp. di note e aggiunte manoscritte che descrivono l’evoluzione del soggetto, compresa tra un resoconto di riunione del «4/11/1962» e la variante di scaletta che chiameremo A) datata «6.1.63» (5 pp.), nonché le «note per il concorso “Don Chisciotte ’63”». Ci sono inoltre tre varianti di sceneggiatura che chiameremo: sceneggiatura A) Don Chisciotte ’63, 40 pp., datata «20.2.1963»; sceneggiatura B) [stesso titolo], 55 pp., datata «14.3.1963»; sceneggiatura C) [stesso titolo], 55 pp., datata «15.4.1963», delle quali la seconda è una ampia riscrittura della prima, mentre la terza integra le numerose correzioni manoscritte presenti sulla seconda. La cartella 45/3 contiene due varianti di soggetto dattiloscritte con note manoscritte; per continuità nella nostra catalogazione le chiameremo soggetto C) La veritàaaa, 8 pp., senza data, con titolo provvisorio scritto a mano Don Chisciotte 1971; soggetto D) [idem], pp. 11, senza data, con entrambi i titoli dattiloscritti e la dicitura «idea per un film»; il soggetto integra le note manoscritte di C con ulteriori modifiche e aggiunte manoscritte. La cartella 45/4 contiene quattro varianti di soggetto dattiloscritte con note manoscritte: soggetto E) La veritàaaa. (Tit. Provv.) (idea per un film), con data 4/7/70, 8 pp., in triplice copia con le stesse correzioni, ma nella prima copia ci sono ulteriori interventi manoscritti; soggetto F) La veritàaaaa!, 8 pp. (daremo maggiori dettagli nel seguito della nota); soggetto G) [stesso titolo], 9 pp.; H) La veritàaaaa! (con titolo manoscritto), 8 pp. La cartella 45/5 contiene altre tre varianti di soggetto dattiloscritte: soggetto I) La veritàaaa. Idea per un film di Cesare Zavattini e Marco Zavattini, 8 pp., in duplice copia rilegata; L) La veritàaaa, 22 pp., in quadruplice copia, datata 10 maggio 1977; la quarta copia, 28 pp. (pp. 165-192), ha per titolo La veritàaaaaaaaaaaa! e contiene «Nota 1977 a La veritàaaaaaaaaaaa!» destinata al produttore Massimo Fichera; soggetto M) La veritàaaa. Idea per un film, 17 pp., in quadruplice copia, con la scritta a mano «Superata».
La cartella Za C 46/1 conserva due copie dattiloscritte della variante di sceneggiatura D) La veritàaaaaaaaa. Un film volgare scritto e diretto da C.Z. Interprete Roberto Benigni, di 171 pp., simile alla sceneggiatura M (Za Sog R 59/3), che integra in D2) molte delle correzioni manoscritte della prima copia. La cartella 46/2 raccoglie tre fascicoli di appunti manoscritti presi tra giugno e luglio del 1978, alcuni «dettati a Arturo [Zavattini] e a Roberto [Benigni]».
La cartella Za C 47/1 comprende una serie di appunti dattiloscritti, alcuni in duplice copia, datati dal 14 luglio 1978 al 25 agosto 1978. Sono comprese anche due varianti incomplete di scaletta: B) Primo impatto con la scaletta, 6 pp. (in duplice copia), datata 14 luglio 1978; scaletta C) Continua prima scaletta rozza, 13 pp., datata 18 luglio 1978. La cartella 47/2 contiene appunti sparsi datati dall’8 settembre al 6 novembre 1978, e altre due varianti di scaletta: D) La veritàaaaaaa (paginetta stallo del 14.10.1978). Elementare promemoria, incompleta, 16 pp.; E) Scaletta, incompleta, datata 6 novembre 1978, 16 pp., scritta in località Colli di Cicerone. La cartella Za C 48/1 contiene tre varianti di sceneggiatura dattiloscritte: E) La veritàaaa. Soggetto di: Cesare Zavattini. Prima sceneggiatura di: Cesare Zavattini, 18 pp., incompleta, datata «Roma, 11.8.1978»; F) [stesso titolo, ma con i nomi puntati], 15 pp., incompleta, datata «Colli di Cicerone, 9.11.1978»; G) [stesso titolo, stesso luogo], 189 pp., del 24 novembre 1978, con parti mancanti; la cartella contiene anche appunti manoscritti. La cartella 48/2 presenta parti incomplete delle sceneggiature E (datata 11 agosto 1978) e F (datata 9 novembre 1978), entrambe con le pagine disordinate e numerose note manoscritte accolte nelle varianti successive, che confluiscono nella sceneggiatura G.
La cartella Za C 49/1 è divisa in due sottocartelle: 49/1/1 contiene copia della variante di soggetto N) e del soggetto O), conservati anche in Za Sog R 59/1-2, oltre a due varianti di sceneggiatura che ordiniamo secondo la numerazione delle carte di ACZ, ma nominiamo cronologicamente: L) senza titolo, 189 pp., con annotazioni manoscritte; I) La veritàaaaaaaaaaaaa. Un film scritto e diretto da C.Z. Interprete: Roberto Benigni, 92 pp., incompleta con poche annotazioni manoscritte. Za C 49/1/2 conserva la variante di sceneggiatura H) LA VERITÀAAAAAAAAA. Un film volgare scritto e diretto da C.Z. Interprete: Roberto Benigni, 209 pp., dattiloscritta con numerose aggiunte manoscritte. La cartella Za C 49/2 contiene tra l’altro una nota dattiloscritta per Giovanni Bertolucci e Aldo Guido Passalacqua, con aggiunte manoscritte (17 pp.) del marzo 1979 e con un sunto della sceneggiatura in doppia copia, più un post scriptum (3 pp.) che confluirà nella nota introduttiva della variante N. La cartella 49/3 contiene la variante di soggetto Q1), traduzione inglese del settembre 1981 della variante Q; e la variante Q2), traduzione francese dal titolo La veriteeeeeeee (Film de chambre – écrit, mis en scène et interprété par Cesare Zavattini), 5 pp.
La cartella Za C 50/1 contiene la variante di soggetto P) Primo abbozzo per versione “film da camera” del soggetto La veritàaaaaaaaa, 24 pp., scritta il 17 dicembre 1980, più varie note sulla storia del progetto e l’incontro con i produttori Paolo Buffo e Marina Piperno del 19 dicembre 1980. Si trova anche la variante di sceneggiatura N) La veritàaaaaaaaaaaaaaaaa [sic] di C.Z., 108 pp., «versione per il telefilm consegnata il 12.3.80». Le cartelle 50/2-4 contengono ciascuna la variante di sceneggiatura N, con annotazioni manoscritte diverse, ma nella versione in 50/3 compare il numero delle inquadrature: 279.
La cartella Za C 51/1 presenta una lista delle location denominata Proposta di impianto scenico per la realizzazione del telefilm La Veritàaaa da girare allo studio p1 di Via Asiago, datata «22.09.80», oltre ai materiali per il Concorso Il canale degli italiani ovvero il canale della veritàaaa; la cartella 51/2 contiene invece una copia della già vista variante di sceneggiatura M, di pp. 168, scritta nel 1979. Anche nelle cartelle Za C 52/1-2 si trovano due copie della variante di sceneggiatura M, 176 pp., con tagli (posteriori, fatti per il telefilm) e aggiunte manoscritte nella prima copia. La cartella 52/3 contiene la variante di sceneggiatura che chiameremo Z), La veritaaa… (film da camera). Ultima versione 21-8-81 (titolo scritto a mano), 112 pp.
La cartella Za C 53a/1 contiene le varianti di sceneggiatura dattiloscritte: O) La veritàaaaaaaa (fil[m] da camera (Ideato e diretto da C. Z.), 63 pp., datata a mano «15.01.1981», con note manoscritte e incompleta; sceneggiatura P) La veritàaaaaaaa (Versione film da camera), 60 pp., con data manoscritta «12.2.81» e appunto manoscritto «da fare subito». La cartella 53a/2 contiene un’«ipotesi di spese», datata 19 novembre [1980], per un totale di 65 milioni (pp. 125-129), e una copia della variante di sceneggiatura precedente N. La cartella 53a/3 contiene la variante di sceneggiatura Q) La veritàaaaa. Film da camera. Scritto interpretato diretto da Cesare Zavattini [corretto a mano in C. Z.], di 92 pp., con molte note manoscritte, due copie parziali incomplete successive (Q1 e Q2), datate 11.04.1981. La cartella 53b/1 contiene la variante di trattamento A) La veritàaaaa. Film da camera. Scritto interpretato diretto da C. Z., pp. 51, dattiloscritto con note manoscritte, datato 15.4.1981. La cartella 53b/2 contiene due varianti di sceneggiatura dattiloscritte con note manoscritte: R3) La veritàaaaaaaaa (Versione film da camera), 63 pp., incompleta; R4) [stesso titolo], 87 pp., che ne incorpora le modifiche. Nella cartella 53b/3 troviamo due varianti parziali della sceneggiatura R, che chiamiamo R1) e R2).
La cartella Za c 54a/1 contiene la copia incompleta della sceneggiatura R4) La veritàaaaaaaaa (Versione film da camera), 40 pp., datata 6.7.1981. Nella cartella 54a/2 si trova la variante completa di sceneggiatura S) La veritàaaaaaaaa (Versione film da camera), 129 pp., dattiloscritta con una nota manoscritta «8.7.1981 copia di quella consegnata alla RIAC con aggiunta “nota A” di 14 pagine». La cartella 54a/3 contiene una copia di s, più 14 pagine della «nota A», con la scritta «Versione 8 luglio 81». La cartella 54a/4 contiene fotocopia della sceneggiatura s con aggiunte manoscritte, preceduta dalle note A e B e la scritta «(1979) (ritoc-cata nel 1981)». La cartella 54b/1 contiene fotocopie della variante completa che recepisce le correzioni di s e T, quindi è una copia della sceneggiatura U), La veritàaaaaaaaaaaaa (fim da camera), 142 pp., dattiloscritta con poche aggiunte manoscritte. La cartella 54b/2 contiene varie copie incomplete (U1 e U2) del «31.7.1981», dattiloscritte con aggiunte manoscritte, precedenti alla sceneggiatura u. Nella cartella 54b/3 si trova tra l’altro una copia incompleta di sceneggiatura U3), con note manoscritte e dattiloscritte del 26 luglio 1981. Inoltre troviamo una variante di soggetto Q) La veritàaaaaaaa (Film da camera) «scritto diretto interpretato da Cesare Zavattini», 5 pp., con indicazione manoscritta datata luglio 1981. È il soggetto che pubblichiamo nel nostro volume.
La cartella Za c 55/1 contiene l’originale della variante di sceneggiatura u) preceduta per la prima volta dalle note A, B e c, e seguita dalla prima versione sceneggiata del «poscritto» con dialoghi, con data 03.8.1981, e una nota a penna: «copia dettata alla Bruna». La cartella 55/2 contiene una variante dattiloscritta con aggiunte manoscritte della sceneggiatura s), che chiamiamo ), preceduta dalle note A e B (non figura la nota c) e un poscritto meno elaborato di quello in 55/1, datato a mano «S agosto 81». La cartella 55/3 contiene diverse varianti incomplete dattiloscritte (anche in doppia copia) di sceneggiatura (U3 e U4), con note manoscritte e l’indicazione: «ultima versione 13.8.81. Scarti già tolti anche dal copione della copia», precedute dalla nota (incompleta), dalla nota s, e da una nuova nota c interamente manoscritta, che recita: «la nota A è superata» (p. 299).
Za c 56/2 contiene materiali sparsi sul tema della verità, tra i quali copia a stampa della lettera enciclica Redemptor Hominis emanata da Giovanni Paolo in il 4 marzo 1979. Za c 57 contiene materiali relativi al libro La veritàaaa, incluse diverse varianti dell’introduzione di Zavattini. La cartella Za c 58/1 contiene due varianti antiche di soggetto: l’originale del soggetto (edito) che abbiamo chiamato N), La veritàaaaaaaaa (soggetto di Cesare Zavattini), 4 pp., dattiloscritto con nota manoscritta del marzo 1982, che la definisce una delle varianti «con idee disseminate e poi trascurate»; anche il soggetto dal titolo La veritàaaaaaaaa (Film da camera – scritto diretto interpretato da Cesare Zavattini), 5 pp., è una fotocopia dell’originale soggetto Q con minimi interventi manoscritti. La cartella 58/2 contiene la variante di sceneggiatura v) La verità. Film da camera, 92 pp., fotocopia con note manoscritte realizzate durante le riprese (senza post scriptum), rilegata dalla casa di produzione REIA, con liste parziali dattiloscritte delle inquadrature; e la variante di soggetto R) [senza titolo], 2 pp., una sintesi dattiloscritta, con note manoscritte, dettata il 10.08.1982 a Di Francesco dell’ufficio stampa RAI. Inoltre, contiene un foglio di lavoro della produzione (con interpreti, ambienti e giorni di ripresa) e copie del pieghevole in inglese prodotto per la presentazione del film a New York, con la traduzione inglese della variante di soggetto Q (quindi variante Q1). La cartella 58/5 contiene la variante di soggetto s, che riprende @ con molte aggiunte e correzioni manoscritte.
La cartella Za c 59a/3 contiene, tra altri documenti, le varianti di scaletta dattiloscritte, incomplete, in ordine cronologico: G) La veritàaaaaaaaaaaaa (film da camera), 36 pp.; F) [stesso titolo], 18 pp.; н) Scaletta La veritàaaaaaaaaaaaa (versione “Film da camera”), 11 pp., preceduta da una nota di Zavattini (6 pp.), datata 5 gennaio 1980 (presumibilmente scritta però nel 1981) riguardo alle vicende produttive. La cartella 59b/2 contiene (tra gli altri) un appunto manoscritto datato 24 agosto [1981], segnalante che alle ore dieci inizia la riunione con gli attori (Zavattini chiosa: «per risparmiare hanno scelto solo dei giovani», p. 111). Troviamo inoltre le note A, B e c, più una «nota d» in cui si spiega come la pace sia lo «specifico senso del film» (p. 142). Si fa anche riferimento al carteggio con Lorenzo Pellizzari del 1978. La cartella 59b/3 contiene stralci incompleti della variante di sceneggiatura v) col titolo La veritàaa. (Film da camera), datati 6 settembre 1981, dattiloscritti con numerose note manoscritte, in particolare sul finale e sulla scena ambientata a piazza Venezia.
Le cassette Za c 60, 61, 62 e 63 contengono ritagli di giornali con articoli, interviste e recensioni sul film e sulla sua lunga gestazione. Za C 64/1 contiene la corrispondenza con Benigni a partire dal 7 novembre 1978. Gli scambi epistolari con Giovanni Bertolucci (inclusa copia del primo contratto firmato con la San Francisco Film), Massimo Fichera, Lidia Sacerdoti Radice sono raccolti in Za c 64/2, 64/3, 64/4. Mentre nelle cartelle Za C 65/1, 65/2, 65/5 si conservano le lettere con Piperno, Fichera e Cingoli dopo la presentazione del film; e con Emilio Pozzi; Gian Paolo Cresci e la SACIS. La cartella Za C 66/2 contiene parte della corrispondenza con Marina Piperno e la REIAC intrattenuta tra 1980 e 1984, nonché il documento: Ipotesi dei tempi di lavoro, dattiloscritto con note manoscritte, consegnato a maggio 1981. Za C 66/5 conserva un Diario de La veritàaaaaaaaaaa, dattiloscritto, 7 pp., datato 9 febbraio 1980, scritto sui colli di Cicerone per la fase di riduzione del telefilm di un’ora.
Infine, altri materiali relativi al film sono conservati nella cartella P 5, che contiene interviste a Roberto Benigni dal 1979 al 1983; nella cartella P 45, con i carteggi tra Zavattini e Pellizzari o Goffredo Fofi; nella cartella Za C 100/3, con note di lavorazione e stralci di sceneggiatura risalenti al 1979 (consegnati a Pellizzari).
I materiali possono essere raggruppati in blocchi temporali omogenei. Il primo blocco costituisce il nucleo originario del progetto elaborato nell’estate del 1962 con le varianti di soggetto A e B Assalto alla Tv. Idea per un soggetto di Cesare Zavattini. La variante a recepisce le modifiche manoscritte della variante A; a questo stadio i protagonisti hanno nome «Pietro P.» e «Baldo». Il soggetto confluisce nelle varianti di sceneggiatura A, B e C, ora intitolate Don Chisciotte 63, scritte tra febbraio e aprile del 1963, ma già in lavorazione mesi prima. La struttura con protagonista e aiutante viene mantenuta; alla fine del 1962 il protagonista assume tratti più definiti: «viene da una cittadina del Sud dove faceva il corrispondente di un quotidiano romano» (La C 45/2, p. 25), mentre più tardi sarà definito «un freudiano» (p. 57) originario di «Potenza» (p. 69) o di un «paese in provincia di Matera» (p. 108). Nella variante di sceneggiatura A i due personaggi assumono i nomi di «Pietro P. e Rocco S.» («Rocco R.» nella variante B). Il progetto del film è accompagnato da un concorso dove «si cerca un uomo che sia disposto a dire la verità, tutta la verità, sull’odierna situazione italiana» che sarà il protagonista di un film prodotto dalla «Soc. Cinema De Laurentiis (Rovere) […] scritto da Cesare Zavattini per la regia di Luigi Di Gianni» (p. 2).
Il secondo blocco si situa tra il 1968 e il 1971, con la prima riapertura del progetto dopo anni di abbandono. Comprende le varianti di soggetto C e D, nelle quali per la prima volta compare il titolo definitivo La veritàaaa. Se l’idea di fondo rimane immutata, i protagonisti si chiamano ora «Enzo» (senza più riferimenti alla sua provenienza) e «Rocco» (Za C 45/3). Ai due soggetti si affiancano le varianti E, F, G e H, nelle quali il titolo La veritàaaa si stabilizza (benché note manoscritte lo indichino ancora come provvisorio). La variante F introduce nuove informazioni rispetto a E, tra le quali «Progetto di un film scritto da Cesare Zavattini-Ugo Gregoretti-Enzo Jannacci. Interpretato da Enzo Jannacci. Diretto da Ugo Gregoretti. Musicato da Nino Rota» (Za C 45/4), che restituiscono l’idea di un progetto ambizioso. Il film dovrebbe essere un’«“opera comica”, raccontata con la macchina da presa», mentre il personaggio – modellandosi sul suo interprete presunto – diventa «un giovanotto milanese venuto a Roma per partecipare agli esami di telecronista» (p. 24). La variante G accoglie le modifiche manoscritte di F, benché note manoscritte − sicuramente posteriori − indichino incertezza sulla data di stesura, comunque compresa tra il 1968 e il 1971. Nella variante H compare una definizione che sarà poi la base per la variante I, pubblicata in Zavattini 1979a (pp. 162-172) e che dunque non è la prima, come invece indicato nel volume: si tratta infatti di un «film che nelle intenzioni degli autori dovrebbe svolgersi con un ritmo da togliere il fiato, e legittimamente trattandosi di una fuga e di un inseguimento nel cuore di Roma» (p. 41). L’impianto rimane lo stesso delle varianti precedenti, ma viene ripristinata l’idea di «Don Chisciotte e Sancio Panza», a cui segue la data 1977 (p. 42) che lo colloca cronologicamente già nel terzo blocco. Altre variazioni riguardano lo spostamento della prima scena della fuga da piazza Colonna a piazza del Popolo; l’inserimento del riferimento all’aborto e non solo al divorzio (confermando così la data di redazione ben più tarda); l’eliminazione della scena del corteo di scioperanti all’inizio; l’eliminazione del riferimento al «famoso dancing Piper dove centinaia di giovani ballano freneticamente» (p. 37). Questa variante occupa una posizione importante nello sviluppo del progetto, al punto che in ACZ sono conservate due copie rilegate, originariamente conservate in una cartellina che reca manoscritto sul frontespizio: «Soggetto originale. Attenzione!!! Per il libro prima cioè come nasce un sogg[etto] cinem. [atografico] e cioè un film. La veritàaaaa. Vecchie versioni del soggetto compresa quella di 28 pag. a Fichera. Cartella fondamentale» (Za C 45/5). Una nota manoscritta presente su entrambe le copie, posteriore alla loro stesura, fa riferimento alla «collaborazione di Marco [Zavattini] come risalita alla prima versione, ipotesi regia Passalacqua (la depositai? Credo)», e la data è incerta «1976?» (n.n.), ma con ogni probabilità risale al 1970. Le varianti di soggetto I e L sono due espansioni di F e G, tuttavia L sembra essere precedente non solo a I, che arricchisce molte scene con numerosi dettagli e parti di dialogo, ma anche a H, conservando situazioni invece già eliminate, come il corteo di scioperanti. I introduce inoltre una nuova scena di interviste al mercato subito prima del funerale solitario, e il defunto diventa un carcerato, anziché un disoccupato, dando l’opportunità di introdurre una critica alle strutture di reclusione. La variante L presenta però un vertiginoso tour di Roma che tocca la stazione Termini, via Veneto, Villa Borghese e soprattutto piazza San Pietro, luogo che diventerà centrale nelle varianti più tarde, enfatizzando l’attrazione di Enzo per la servetta Maria.
Il terzo blocco, il più denso e composito dei tre, coincide con la ripresa dei lavori dopo il 1976, che può essere a sua volta articolata in tre progetti distinti: il «film volgare» di due ore con protagonista Benigni (1977-1979); il «telefilm» di un’ora (1980); e il «film da camera» interpretato dallo stesso Zavattini (dicembre 1980-1982), sempre di un’ora.
Il progetto originario del film di due ore si basa sulle varianti di soggetto N e della sua espansione in O, radicalmente modificate rispetto a quelle precedenti, tanto da essere quasi un nuovo soggetto. Viene infatti abbandonata l’idea di una strana coppia di protagonisti per lasciare spazio al solo Antonio, che troviamo rinchiuso in un manicomio perché ossessionato dallo svuotamento di senso delle parole odierne e dalla ricerca della verità e dunque della pace. La struttura della fuga per Roma viene mantenuta, perché Antonio evade dal manicomio, così come il ruolo dei mass media e l’assalto alla televisione per inaugurare un nuovo «Canale della verità»; tuttavia, non si tratta più di camuffarsi da reporter, ma di inaugurare un nuovo corso delle parole, culminanti nell’«Inno delle parole nuove», che Antonio canta alla fine in coro. Il climax della narrazione si raggiunge nel dialogo con il papa in Vaticano: braccato dalla polizia, Antonio decide di immolarsi per la causa della pace trattenendo il respiro sino alla morte, ma l’intervento del pontefice − che gli pratica la respirazione bocca a bocca − lo salva in extremis. Preso atto dell’impossibilità di concordare sui termini di fondo di questo nuovo corso del pensiero, Antonio viene riportato infine in manicomio. Insieme alla variante di soggetto fanno la loro comparsa anche le prime varianti di scaletta incomplete B e C, composte tra il 14 luglio e il 25 agosto 1978, complementari tra loro, alla quale segue la variante D, ancora molto grezza ma sufficientemente definita secondo Zavattini («ma la scalettaccia c’è», Za C 47/2, p. 421), e infine la E, variante incompleta, ma dettagliata, elaborata sui colli di Cicerone il 6 novembre 1978, che si interrompe dopo l’uscita dalle catacombe. Queste diverse versioni si stabilizzano nella variante di soggetto O, stampata presumibilmente nell’estate del 1979, più che altro un’espansione del soggetto N. Parallelamente, procede anche il lavoro di sceneggiatura con le varianti (incomplete) E ed F, elaborate rispettivamente l’11 agosto e il 9 novembre del 1978, entrambe relative alla prima scena dentro il manicomio, che viene molto modificata rispetto alle versioni precedenti: nel passaggio dalla più antica alla più recente, si nota la volontà di smussare l’eccesso grottesco, laddove ad esempio nella versione di agosto ai titoli sulle guerre e i morti si mescolano gli annunci pubblicitari dei quotidiani. Questa scelta è mantenuta nella prima variante di sceneggiatura completa presente in ACZ: la G, datata 24 novembre 1978, mentre la variante H (terminata probabilmente successivamente) introduce la definizione di «film volgare» specificando che il protagonista sarà Benigni. La variante di sceneggiatura L lascia intendere per la prima volta la presenza della nota introduttiva, visto che la numerazione dattiloscritta inizia da p. 11, e viene ultimata alla fine del marzo 1979. Le correzioni manoscritte di L verranno incorporate nella variante di sceneggiatura M, consegnata alla San Francisco Film il 5 aprile 1979 (e restituita in varie copie a stampa il 20 aprile 1979), preceduta dalla nota introduttiva sull’«interprete ideale» del personaggio di Antonio trovato in Benigni, il quale «ha manifestato e rimanifestato che questo film, di cui un anno fa circa l’ho informato minutamente circa la struttura e lo spirito, gli sta a cuore in un modo particolare» (Za Sog R 59/3, p. 9).
Il progetto di telefilm non prevede varianti di soggetto, in quanto l’impianto della narrazione dovrebbe rimanere immutato nelle intenzioni di Zavattini, solo più breve. La variante di sceneggiatura M diventa il modello sul quale lavorare per la riduzione. Tra le varie copie custodite in ACZ e variamente annotate, si segnala la variante nella cartella Za C 52/1: si tratta di una copia consunta con numerosissime annotazioni manoscritte nella quale figura per la prima volta il nuovo sottotitolo un telefilm scritto e diretto da Cesare Zavattini. La copia conservata in Za C 51/2 contiene inoltre una nota iniziale sul coinvolgimento nel film di intellettuali del tempo: «chi interverrà con un minuto o due, chi con un grido, chi con una sola parola» (pp. 1-2). Questi interventi sulle copie della variante M confluiscono poi nella variante N, con l’indicazione manoscritta «Per questa versione per il telefilm consegnata [a Fichera] il 12-3-80 valgono come prefazione le stesse 14 pagine precedenti la prima sceneggiatura scritta per il film consegnato il 6 ottobre 1979». Si tratta dunque di un punto di arrivo importante, dato che appunti manoscritti nel medesimo faldone indicano come la variante di sceneggiatura M sia stata prestata anche a Maurizio Grande («scg. [sceneggiatura] citata nei miei appunti per Introduzione» a firma «M.G.») e a Gambetti il 16 dicembre 1980. Qui il protagonista è sempre Antonio, «un giovanotto che indossa un lungo bianco camicione e ha una cicatrice sulla fronte» (Za C 50/1, p. 41): una descrizione meno dettagliata rispetto a quella presente nella variante M, ma ancora riferita a un attore giovane. La variante N mantiene tutti i momenti fondamentali della precedente, quali il manicomio, le catacombe, piazza Venezia, gli studi Rai e il Vaticano, ma introduce il poscritto finale nel quale irrompe Zavattini che si rivolge direttamente al pubblico. La novità è sottolineata anche graficamente da un «ma» (p. 145) seguito da una freccia in matita rossa che rinvia alla pagina successiva con il nuovo finale.
Anche il progetto di film da camera della fine del 1980 prevede numerose varianti di soggetto. La prima è la variante P: Primo abbozzo per versione “film da camera” del soggetto La veritàaaaaaaaa [sic] (Za C 50/1, pp. 6-29), scritta a Roma il 17 dicembre 1980, consegnata a Paolo Buffo e Marina Piperno (gli effettivi produttori del film che verrà realizzato), preceduta da note per la produzione che ripercorrono la storia del progetto sino a quel momento. Segue un lungo resoconto in forma di diario, datato 19 dicembre 1980, sull’incontro con Piperno e Buffo a casa di Zavattini, considerazioni sul progetto, e un testo indirizzato agli stessi Piperno e Buffo con ulteriore spiegazione dell’idea. Questa variante P propone una versione del film molto diversa da quelle sviluppate sinora, e comunque distante dal film realizzato: sul piano narrativo, viene abbandonata la fuga dal manicomio e attraverso Roma, per diventare piuttosto un dialogo tra il protagonista e diversi personaggi che via via compaiono sulla scena; sul piano dell’ambientazione viene privilegiata un’unica scena, con una serie di porte attraverso le quali entrano in campo i vari personaggi; sul piano attoriale, permane l’indecisione tra interpretare il film in prima persona o affidarlo a un attore, sulla cui identità però Zavattini non si sbilancia: «fra le ipotesi, c’è anche quella che tutto il conduttore dell’ora filmica, il reggitore della situazione, invece di Z. sia un attore di mia scelta» (p. 19). La variante Q, che pubblichiamo nel nostro volume, è un sunto che costituisce la versione italiana più recente e vicina al film. Rispetto alle varianti precedenti contiene una maggiore descrizione del post scriptum e una più esplicita messa in questione del rapporto di fiducia con lo spettatore: «Il braccino del bambino dilaniato dalle bombe dove è andato a finire? Ce ne siamo quasi dimenticati anche noi che ne volevamo fare la chiave di volta del rapporto col pubblico» (Za C 54b/3, p. 799). Con minime variazioni, Q diventerà la variante Q2 in francese, che risale con ogni probabilità al settembre del 1981. Q ricalca fedelmente, anche se con semplificazioni, la variante datata marzo-aprile 1981 pubblicata in Zavattini 2001 (pp. 1507-1512). Insieme alle varianti di soggetto vengono elaborate anche le prime varianti di scaletta.
La variante F ci viene presentata come «scaletta essenziale dell’11.1.1981 che consente alla produzione di affrontare operativamente il programma maestro di La Veritàaaaa (durata un’ora)» (Za C 59a/3, p. 37). La scaletta G espande F e include appunti a mano: entrambe propongono correzioni (incomplete) della sceneggiatura per il telefilm del 12 marzo 1980, che diventa la versione di riferimento per le riduzioni successive. Antonio ha ancora fra i trenta e i quarant’anni, dunque Zavattini non si considera l’interprete principale. La variante di scaletta H, più accurata ma comunque incompleta, arriva sino alla scena 36, perché dalla successiva, «che corrisponde alla pagina 92 del copione del telefilm, ci saranno variazioni di parlato più che di messa in scena» (p. 71); è preceduta da una nota introduttiva datata 5 gennaio 1980, in cui Zavattini ripercorre le vicende produttive sino a quel momento, in particolare i rapporti complicati con Benigni e Arbore. Oltre alle scalette, troviamo anche la variante di trattamento A: La veritàaaaa. Film da camera. Scritto interpretato diretto da C. Z., composta a Roma il 15 aprile 1981, che assomiglia a un soggetto molto ampio. In questa variante Zavattini è ormai certo di essere l’interprete principale, come si evince da una sua riflessione manoscritta in ultima pagina: «Confondersi con Antonio: il personaggio fiction col personaggio reale» (Za C 53b/1, p. 429).
Si moltiplicano in questa fase del lavoro le varianti di sceneggiatura: Zavattini usa infatti la variante N, relativa alla versione “telefilm”, come modello per i vari interlocutori (ma la rilavora continuamente). Le varianti di sceneggiatura O e P, risalenti a gennaio e febbraio del 1981, indicano ancora Antonio rispettivamente come «un uomo piuttosto giovane» (Za C 53a/1, p. 1) o «dai trenta ai quaranta anni» (p. 68); in P è però presente il «Post-scriptum» (p. 120-retro 122), che diventa da qui in avanti uno dei momenti più meditati dell’intero progetto. La variante di sceneggiatura Q, La veritàaaaa. Film da camera. Scritto interpretato diretto da Cesare Zavattini, risalente all’11 aprile 1981, propone una versione molto diversa dalle precedenti, anche nella scrittura e nel layout, e per la prima volta Antonio è un personaggio «sugli ottant’anni» (Za C 53a/3, p. 359), come del resto testimonia esplicitamente il titolo scelto. Tra maggio e i primi di giugno 1981 compaiono le varianti di sceneggiatura R1-2-3-4: R4 accoglie le modifiche manoscritte di R1 e R2 aggiungendone di nuove, ed è preceduta da una nota nella quale si indica: «il mio film da camera si distacca dalla versione cinematografica delle due ore (quella che fu la prima nel 78-79 presentata a Bertolucci [e] Passalacqua, e meno tuttavia da quella televisiva (del 1980)» (Za C 53b/2, p. 493). Questo materiale è però indicato come «superato» già l’8 luglio 1981, data in cui compare la variante di sceneggiatura S, con poche correzioni integrate nella variante di sceneggiatura T, pronta alla fine di luglio 1981. In U compare per la prima volta il nome di Zavattini in sostituzione del nome Antonio. La variante V, quella definitiva, che verrà poi consegnata alla segretaria di edizione, è approntata entro il 20 agosto 1981, benché manchi ancora il finale (dopo il colpo, a salve, che Zavattini si spara nel poscritto), da consegnare successivamente. Esso compare invece nella variante Z (Za C 52/3), considerata dunque posteriore. Tuttavia, anche la scena ambientata a piazza Venezia è costantemente oggetto di riscritture, che arrivano almeno fino al 6 settembre 1981, come si evince da una nota manoscritta spillata insieme alla nuova versione di sceneggiatura Z, che accompagna le molteplici varianti, piene di annotazioni manoscritte, custodite in diverse cassette; la centralità della scena è testimoniata inoltre da una nota dattiloscritta (con aggiunte manoscritte) del 3 luglio 1981, che riunisce numerosi appunti a mano presenti nei fascicoli precedenti.
Il soggetto I e la nota del 1977 vengono pubblicati nel 1979 in Basta coi soggetti!, a cura di Mazzoni (Zavattini 1979a, pp. 162-172, 323-325), mentre (al momento) non è presente in ACZ il soggetto contenuto nel volume curato da Grande (Zavattini 1983, pp. 85-91), poi ripreso nell’edizione delle Opere a cura di Cirillo (Zavattini 2001, pp. 1507-1512), nonché nel volume curato da Caldiron (Zavattini 2006, pp. 443-447). Segnaliamo che a cura di Grande sono stati pubblicati anche il soggetto p e la sceneggiatura desunta (Zavattini 1983, pp. 67-84, 103-196), ripubblicati poi in Opere (Zavattini 2001, pp. 1491-1506, 1521-1615).
Pubblichiamo nel volume il soggetto Q mentre online i soggetti B, H, Q1 (in inglese) e Q2 (in francese), e la variante P già edita (in Zavattini 1983), oltre alle note di sceneggiatura A, B, C e D.
L’idea di un film sulla televisione come strumento di verità risale probabilmente al 1962, quando a metà agosto viene depositata la prima versione di un soggetto dal titolo Assalto alla tv (variante A in acz). Questo interesse per il rapporto tra media, verità e democrazia è parte di una più ampia riflessione sul mezzo televisivo, elaborata almeno dal III Congresso della cultura popolare di Livorno del gennaio 1956 (acz Cart. rosse 439, p. 41), ed è esposta pubblicamente con interventi e interviste sulla stampa nazionale, ad esempio il 1° gennaio 1961 sull’«Avanti!»: «bisognerebbe che la tv acquistasse la coscienza ed assumesse il compito di essere lo strumento della democrazia» (p. 7).
Nel novembre del 1962 Zavattini è al lavoro per Il boom (De Sica, 1963) e il progetto cambia nome in Don Chisciotte ’63: Zavattini lo annovera tra i sei film in cantiere in una lettera a Valentino Bompiani del 16 novembre 1962 (Zavattini 2005b, p. 300), e lo indica nei Diari tra i lavori da riprendere, il 1° gennaio 1963 (Zavattini 2023, p. 51). Lo sforzo creativo è testimoniato dalla mole di appunti e riscritture, che si accumulano sino alle prime varianti di sceneggiatura A, B e C. Oltre a elementi stilistici quali «l’incalzare degli avvenimenti come elemento ritmico; il “proibito” come elemento che scandisce il […] sostanziale realismo del film» (Za C 45/2, p. 1), già a questo stadio emergono temi fondamentali: «quello della libertà […] la sproporzione tra il progresso tecnico-scientifico ed evoluzione psicologica dell’uomo; […] la mancanza di una cultura della pace» (p. 5). L’agire del protagonista è basato sul rifiuto di «ogni atteggiamento moralistico» (p. 6) e sul “pedinamento” come principio di conoscenza di un personaggio che diventa esemplare nella sua ordinarietà.
Nel progetto narrativo un ruolo centrale è occupato dalla figura della confessione, già presente in altri lavori di Zavattini a partire dal soggetto non realizzato La conferenza (1947), per arrivare fino ai film inchiesta come il progetto mai realizzato La cavia (1961) (Zavattini 2022b). In un appunto, Zavattini evidenzia la dimensione “aleturgica” − cioè di dispositivo di svelamento di verità − del mezzo televisivo: il protagonista «Cerca di istituire il canale della verità in quanto la tv, il microfono, è il mezzo stimolatore, l’occasione, per far venire fuori la verità che la gente trattiene nascosta in sé. Si tratta per Don Chisciotte di un sistema maieutico» (Za C 45/2, p. 58). Il progetto si arresta e non viene più ripreso sino al 1968, assumendo il titolo di Don Chisciotte 68 (Zavattini 2023, p. 186), un film pensato per Enzo Jannacci e diretto da Ugo Gregoretti, per diventare l’anno successivo Don Chisciotte 69 (p. 205), di stampo quasi farsesco. Il titolo La veritàaaa compare solo nel gennaio del 1969 (Zavattini 2023, p. 202), ancora affiancato da Don Chisciotte 71. Nei Diari si trova anche un abbozzo di soggetto dal titolo La verità [sic] del 15 agosto 1972 (pp. 344-345): il protagonista è un certo Antonio che un giorno decide che da lì in avanti dirà tutta la verità.
Alla fine del 1976, nella quinta puntata dal titolo L’ora della verità del programma radiofonico da lui ideato Voi ed io, punto e a capo, Zavattini parla di un soggetto scritto con l’aiuto del figlio Marco: «Rubare in via Teulada [la sede rai] uno di quei furgoni che hanno dentro quei meravigliosi apparati radiofonici […] e via, a raccogliere delle voci, dei pareri, delle confidenze della gente sulla loro vita privata e pubblica approfittando della soggezione che questi apparati, questi strumenti incutono, e obbligarli quasi a dire la verità» La R 12/3, p. 67). Il tema del rapporto con i media ricompare nel dicembre 1977 in un articolo su «tv Sorrisi e Canzoni»: «Che cosa farei se fossi io il gestore assoluto della televisione non lo so […] ma potrei riscavare un vecchio desiderio: vorrei che per un giorno intero fosse spalancato a tutti l’accesso alla radio e alla televisione. È una proposta da matto, e per tale del resto mi ha definito proprio in questi giorni un famoso settimanale» (Zavattini 1977, p. 11). E proprio nel 1977 che La veritàaaa diventa centrale per Zavattini, come testimonia l’incremento dei riferimenti al progetto nei Diari, pur trasformato rispetto all’idea originaria, che viene nel frattempo pubblicata nel libro Basta coi soggetti! (Zavattini 1979a, pp. 162-172), nella versione che abbiamo chiamato soggetto i. Zavattini, il 7 dicembre 1977, annota: «Decisione mia regia per La Veritàa [sic] con Benigni» (Zavattini 2023, p. 487). Il 1° gennaio 1978 Zavattini registra le assicurazioni di Carpitella che il progetto partirà e i contratti sono in arrivo (per lui ma anche per il figlio Arturo e per Benigni). Tra giugno e luglio numerosi appunti dattiloscritti fanno il punto della situazione: «il senso del film è questa ricerca della verità, che c’è, che è li che tutti assolutamente tutti possono toccare vedere capire e praticare» (Za c 46/2, p. 22), e si ribadisce che il protagonista Antonio è impostato sulla figura di Roberto Benigni: «Roberto ha già una natura disquisitiva si può dire e appassionata […]. Sulle sue spalle cala tutto il personaggio che […] ironicamente [con]tiene personaggi antichi e moderni di visionari e di logici, una fetta di Cristo e degli altri successivi surrogati» (pp. 23-24). Tuttavia, «Benigni deve identificarsi con me. In effetti è una mia autobiografia» (p. 57).
Dall’estate del 1978 si intensificano i riferimenti a La veritàaaa nelle carte d’archivio e nei Diari, con frequenti sessioni di lavoro con Benigni e il figlio Arturo. In un appunto del 6 giugno 1978 Zavattini sintetizza la sua dedizione al progetto: «Occuparsi di una cosa sola […]. Tutti mi chiamano regista!» (Zavattini 2023, p. 513). Ma la versione di due ore si trascinerà ancora a lungo, prima di arrestarsi. Nelle note dattiloscritte dell’estate si affinano i concetti chiave del film: «verità, pace e rivoluzione» (Za c 47/1, p. 114), che costituiranno la base teorica anche per le riduzioni successive. In un appunto datato 8 agosto leggiamo che «tutto il film è la battaglia, lo smascheramento da parte di Antonio dell’uso delle parole che potremmo chiamare papali ma che sono le parole del potere dei regimi delle classi dominanti, della cultura dominante» (p. 290). Una visione che deve comunque accordarsi con la più stretta attualità, per cui Zavattini si interroga sulle lettere di Aldo Moro: «Che cosa voleva dire Moro (non escludo che sarà citata la frase di Moro che “non si può fare niente di buono se non si cambia moralmente la società”) dicendo “moralmente”?» (p. 311). L’11 agosto 1978 Zavattini scrive di essere pronto a iniziare a stendere la sceneggiatura: «Credo […] di avere esaurito per il momento diciamo le strutture ideative, teoriche, generali del soggetto e della sceneggiatura» (p. 313), e prevede il coinvolgimento del figlio Arturo e di Benigni con la rilettura e discussione della sceneggiatura. Il materiale comincia a prendere forma in scalette e sceneggiature parziali; un soggiorno sui colli di Cicerone permette di avere la prima sceneggiatura completa (variante c) il 24 novembre 1978, che diventerà con poche variazioni la sceneggiatura M, base per i successivi adattamenti.
Se il 1978 si chiude con l’impegno – non rispettato – di consegnare La Veritàaaa (presumibilmente la sceneggiatura) il 15 dicembre, il 1979 inizia con Benigni che conferma il suo coinvolgimento nel progetto su «Il Giorno» del 4 gennaio, mentre il 12 aprile, in un intervista su «Eva Express», comunica una data di inizio riprese del film: il 2 luglio del 1979 (ACZ p 5). Anche una nota di Zavattini del 15 marzo indica luglio come possibile mese di inizio (Zavattini 2023, p. 554), un’ipotesi coerente con le date manoscritte che compaiono su vari fogli delle varianti di sceneggiatura che precedono la M presenti in acz (Za C 49/1-2).
Ultimata la sceneggiatura tra marzo e aprile 1979, Zavattini la invia ai produttori Giovanni Bertolucci e Aldo Passalacqua; a giugno interviene brevemente anche Marco Ferreri offrendosi di produrlo, ma la fiducia di Zavattini nel rapporto con Benigni sta vacillando. Zavattini teme ulteriori ritardi nella lavorazione per gli impegni di Benigni con Ferreri (per il film Chiedo asilo del 1979), e confessa il desiderio di affidare la regia a Giuseppe Bertolucci, che ha appena realizzato con Benigni Berlinguer ti voglio bene (1978). La situazione si complica ulteriormente il 10 ottobre, quando Benigni comunica a Zavattini che interpreterà il film diretto da Renzo Arbore Il Pap’occhio (1980), nel quale in una scena dovrà conversare con il papa (Zavattini 2023, p. 594). Sentendosi scavalcato nelle priorità dei produttori, e defraudato di idee che ritiene originali nel suo copione, Zavattini reagisce proponendo a Fichera, Bertolucci e Passalacqua la trasformazione del film di due ore in un telefilm di un’ora, da realizzare immediatamente. La proposta viene accolta e i primi mesi del 1980 sono dedicati alla riduzione. Seguendo i Diari, la nuova sceneggiatura (variante N) viene consegnata a Fichera il 29 febbraio (in acz la data è il 12 marzo). A ottobre, dopo che Zavattini ha visto Il Pap’occhio, Benigni esce definitivamente dal progetto. Il 1980 procede con promesse di riprese imminenti e molte riscritture, ma, nonostante proseguano i contatti con la RAI, il progetto del telefilm viene abbandonato. Il 3 dicembre prende così corpo la terza versione: il «Film da camera» (Zavattini 2024, p. 71). Alla fine del 1980 il progetto consta quindi di due versioni di sceneggiatura completamente differenti: «una scritta e approvata per un film di due ore. La seconda scritta e approvata per un telefilm di un’ora» (acz Za C 50/1, p. 1); a queste si aggiunge una terza sceneggiatura per un “film da camera” che mantiene «lo stesso spirito delle precedenti versioni» (p. 2), ma con un modo di esprimerlo differente. Questa nuova variante, della durata di un’ora e dal costo di «un centinaio di milioni» (p. 8), dovrebbe essere girata in 16mm con un attore su una scena minimale, che comprende una ventina di porte chiuse; da una di queste dovrebbe uscire lo stesso Zavattini con un monologo iniziale nel quale ripercorre le vicende produttive del film, prima che dalle altre porte escano man mano altri personaggi che interagiscono con il protagonista (sul quale restano ancora dei dubbi).
Zavattini firma un contratto con la RAI il 18 dicembre 1980 grazie all’intervento di Emilio Pozzi, anche se lo considera «una specie di sopruso, per non dire altro»: i legali della produzione, infatti, «hanno inglobato la situazione due, cioè il telefilm, con la situazione 3, cioè il film da camera» (p. 32). Poco dopo Zavattini specifica: «mescolo il racconto della versione televisiva con quello della versione cinematografica» (p. 33). Diventa quindi fondamentale la ricerca del protagonista: «escludo ovviamente Benigni, che si è comportato molto male sul piano umano e professionale, ha solo preso e sfruttato. […] Mi metto subito alla ricerca di un attore minore o principiante che coincida col carattere del personaggio» (p. 33).
Il 1981 è segnato dal ritorno di un’attività febbrile che porta alla versione definitiva, poi effettivamente realizzata. Il lavoro su soggetto e sceneggiatura è intenso, come testimoniano i materiali conservati in acz che conducono sino alla variante di sceneggiatura Z, ultimata il 21 agosto 1981. Zavattini torna ad appassionarsi intimamente al progetto, sciogliendo definitivamente le riserve sull’essere lui il protagonista prima di aprile. In agosto si svolgono i provini del film e il 31 dello stesso mese iniziano le riprese, per concludersi a ottobre: lo indicano le Ipotesi di tempi di lavoro (Za C 66/2) e lo confermano le annotazioni sui Diari, nonché alcune anticipazioni dal set della stampa (Giannattasio 1981). In autunno Zavattini supervisiona il lavoro di montaggio, ritenendosi soddisfatto. Ne parla pubblicamente in un dialogo con Aristarco alla Galleria d’Arte moderna di Bologna il 22 gennaio 1982, come riporta «l’Unità»: «Sto preparando un film e ho sentito il bisogno, la necessità, di rompere lo schema della favola, della tradizione, della teatralità, oserei dire dell’arte», ponendo al centro il tema della pace come espressione del pensiero.
Non ancora proiettato, il film acquista una certa rilevanza nei primi mesi del 1982, quando Zavattini è invitato da Aristarco come docente alla facoltà di Magistero dell’Università di Torino. Nella prolusione, datata «17.3.1982, ore 16», Zavattini presenta le circa quattromila pagine «dalla prima all’ultima relative a quel filmetto che ho finito circa un mese fa intitolato La Veritàaaaa e lo vedrete in televisione spero, quando lo decideranno a viale Mazzini» (Za CE 16/7, p. 121). Zavattini ricorda i travagliati percorsi con «un giovane comico [Benigni] e un giovane regista [Giuseppe Bertolucci?] […e quando] il giovane comico se n’era andato, il giovane regista non c’era, e una sera, sdraiato sul divano, dissi con una romantica incoscienza: non solo farò io il regista, ma anche l’interprete» (p. 134). La necessità di modificare il film per interpretarlo in prima persona comporta una mole di lavoro «assolutamente sproporzionata all’impresa [e tuttavia] mi divertivo follemente. Quando mi accorgevo che dovevo girare la scena con tre attori e ne avevo solo uno, anziché disperarmi, ridevo come se ciò fosse peculiare di un tipo di cinema economico e rapido che in fondo avevo sempre vagheggiato» (p. 134).
La prima proiezione di La Veritàaaaa, benché informale, avviene a Torino il 22 aprile 1982, di fronte agli studenti universitari di Aristarco. Per Zavattini si possono tagliare ancora una decina di minuti, ma le reazioni sono positive: «Aristarco lo ha chiamato un antifilm» (Zavattini 2024, p. 110). Carlo Lizzani (allora direttore della Mostra del cinema di Venezia) gli telefona qualche giorno dopo dicendogli «c’è tutto Z. dalle origini» (p. 111), e il 21 maggio arriva la conferma che il film andrà a Venezia. Il film La veritàaaa, unica impresa registica e attoriale di Zavattini, prodotto dalla reiac di Marina Piperno per la rai, viene presentato al pubblico il 31 agosto del 1982 al Lido di Venezia, per essere trasmesso dal secon do canale della Rai il 5 settembre 1982 7. Questo passaggio televisivo immediato, assieme alla durata anomala di un’ora e allo scarso appeal commerciale, costituiscono gli ostacoli per la distribuzione del film in sala. Verrà però proiettato alla Film Society del Lincoln Center di New York il 26 e 27 marzo 1983, in una serata sui nuovi registi, insieme al primo film di Spike Lee, Joe’s Bed-Stuy Barbershop: We Cut Heads, come riporta un articolo-intervista su «The New York Times» del 1° aprile.
Preannunciato come un grande evento dalla stampa italiana (Carabba 1978, Laudadio 1979, Ballio 1981), il film viene accolto con grande curiosità e molti elogi (Delli Colli 1982, De Marchi 1982, Farassino 1982), ricevendo numerose recensioni su quotidiani e riviste nazionali ed esteri 8. Grazzini (1982, p. 21) definisce il film «intelligente e spassoso» e colloca il monologo iniziale di Zavattini nei «minima moralia del cinema contemporaneo», mentre Morandini (1982, p. 50) ne loda soprattutto lo «straordinario saggio» come attore. La fortuna critica di La veritàaaa è però di breve durata, anche se comincia prima ancora della sua uscita. In parallelo alla lavorazione del film vengono infatti realizzati due progetti: il primo è il libro La veritàaaa, avviato tra settembre e ottobre 1979 con l’editore Cappelli (Zavattini 2023, p 498), ma pubblicato solo nel 1983 per Bompiani con la curatela di Maurizio Grande, il quale scrive una lunga nota introduttiva basata sulle carte oggi conservate in ACZ (Za c 57/2). II secondo progetto è il documentario La “follia” di Zavattini (1982) di Ansano Giannarelli, che testimonia la genesi e le fasi di lavorazione del film e attraverso una lunga intervista costituisce un testamento visivo del suo pensiero.
Riferimenti al film si trovano in Gambetti 2009 (pp. 181-185, 235-241), Jandelli 2002 (pp. 157-177), Parigi 2006 (pp. 93 ss., 344-348), ma senza l’attenzione specifica che gli riserva lo studio monografico curato da Grande, che anzitutto ne registra le sofferte vicende produtti-ve; in effetti, «il rapporto tra la enorme quantità dei materiali preparatorii e un film di un’ora è senza dubbio eccessivo, sproporzionato, invadente; […produce] un esito contraddittorio, uno spasimo dialettico, una sfida» (Grande 1983, p. 45). Secondo Grande, tuttavia, questo porta a un risultato «tipico del metodo di Zavattini: stringere come in un pugno chiuso cinema e letteratura, […] ricondurre a una sintesi inedita le immagini del film e i materiali che lo hanno preceduto, accompagnato, seguito» (p. 51). La veritàaaa è dunque per lui opera contemporaneamente zavattiniana e antizavattiniana, attraversata da una «posizione radicalmente dialettica» che fa emergere una «poetica dell’esistente; di uno stile e di una morale inseparabili dalla progettazione intellettuale ma al tempo stesso irriducibili a qualsiasi principio di congelamento della tensione vitale, morale e civile» (p. 10). Per Grande questa natura dialettica diventa il principio strutturante del film, che è al contempo «un saggio di poetica e un ritratto di intellettuale, una favola morale e un teorema, un discorso civile e un saggio d’autore, uno spettacolo e un testamento spirituale» (p. 44). È inoltre fondamentale menzionare la riflessione di Parigi sul concetto di «telemanzia» (2006, pp. 304-318), che darà lo spunto al progetto successivo di Zavattini, direttamente legato a La veritàaaa: un «nuovo progetto di comunicazione di massa» dal titolo Televeritàaaaaa del 1° novembre 1982, «un telegiornale che rompe le regole del telegiornale, sia per forma che per contenuto. Può essere lungo, corto, cortissimo, mescolare muto e sonoro, alternare materiali di repertorio con materiali girati apposta, gli uni e gli altri a volte accettati come sono, a volte manipolati, interrotti, troncati allungati accorciati guastati analizzati amplificati rimpiccioliti allontanati avvicinati» (ACZ Cart. rosse « lelevisione» 430, p. 1). In quest’ultimo progetto confluiscono due idee che segnano in profondità il pensiero di Zavattini: da un lato la possibilità che i cittadini abbiano più controllo dei mezzi di informazione, che diventano luoghi di incontro e negoziazione tra le forze politiche e l’opinione pubblica, dall’altro la dimensione partecipativa della produzione culturale.
GT