Paolo è un commesso viaggiatore infelicemente sposato e con tre figli. Prende un treno per lavoro e incontra Silvia, una giovane malinconica: è incinta ed è stata abbandonata. Egli accetta allora di spacciarsi per il marito. Giunti alla fattoria della famiglia di Silvia, lo stratagemma funziona e Paolo prende a cuore anche le sorti dei famigliari. Tra Paolo e Silvia nasce un sentimento, contrastato dall’arrivo casuale di Mario, il padre del futuro figlio di Silvia. Paolo supera la gelosia ricordandosi della sua famiglia e decide di tornare alla propria vita.
Dati d’archivio. Collocazione Za Sog R 45/5 contiene tre varianti di soggetto dattiloscritte (51/1, 51/2, 51/3) in un fascicolo di 42 pp.: A) 27 pp., Quattro passi nelle nuvole. Soggetto originale di Cesare Zavattini e Piero Tellini, dattiloscritto; B) 7 pp., 4 passi fra le nuvole (versione particolare), dattiloscritto, con correzioni manoscritte; C) 8 pp., 4 passi fra le nuvole, dattiloscritto con note manoscritte e numerose cancellature e aggiunte; nel verso di p. 37 sono presenti diversi schizzi a penna di Zavattini. Probabilmente il soggetto C è il più antico e il soggetto A il più recente, in quanto il soggetto B incorpora tutte le correzioni manoscritte della variante C.
Passando in rassegna le differenze strutturali tra le varianti, bisogna partire dalla Prima idea del soggetto, la variante più antica, rinvenuta da David Bruni nell’archivio privato di Aldo De Benedetti (Bruni 2002). Il soggetto, dattiloscritto di 4 pp., è presumibilmente quello che Zavattini e Tellini presentarono a Giuseppe Amato nel dicembre del 1939. Segue in ordine cronologico il soggetto C di ACZ , storia di una giovane donna (Maria) incinta e abbandonata che, nel tentativo di suicidarsi, incontra un uomo (Anselmo) prossimo al matrimonio, il quale la accompagna in convento. Il loro incontro lo mette in crisi: dopo il matrimonio egli cerca Maria, per poi pentirsi e tornare in tempo per il viaggio di nozze. Il soggetto B ricalca il soggetto C, ma con alcune correzioni. È invece nel soggetto A che notiamo molteplici e sostanziali variazioni: l’unico aspetto invariato risulta il fantasticare di vite alternative con altre donne, più sensibili, da parte di un uomo sposato. A ben vedere, il soggetto A riprende fortemente la Prima idea di soggetto sopra citata, eludendo quasi del tutto le varianti C e B. Il soggetto A è stato pubblicato nel 2002 in un numero di «Bianco & Nero», con il titolo Quattro passi nelle nuvole (Zavattini, Tellini 1940). Da questo soggetto viene tratto il film 4 passi fra le nuvole diretto da Alessandro Blasetti (1942), alla cui sceneggiatura lavorano, oltre che Zavattini e Blasetti, anche Giuseppe Amato e Aldo De Benedetti. In ACZ non sono presenti altri materiali ricavati dai soggetti in questione. Nel Fondo Alessandro Blasetti della Cineteca di Bologna sono tuttavia presenti ulteriori varianti e materiali relativi al film in questione. Nella fattispecie, la busta CP 9 del Fondo contiene: una variante di soggetto, di 27 pp., dal titolo Soggetto originale di Cesare Zavattini e Piero Tellini, che risulta uguale al soggetto A di ACZ ; una fotocopia del suddetto soggetto; una sceneggiatura completa, di 317 pp., intitolata Cines. 4 passi tra le nuvole. Alessandro Blasetti, classificata come «découpage tecnico»; una fotocopia della suddetta sceneggiatura; varie elaborazioni di alcune scene del film, sotto forma di spezzoni monchi e incompleti di sceneggiatura.
È accertata la corrispondenza tra le due varianti C e B di ACZ e un soggetto di Zavattini mai realizzato, quasi identico, dal titolo La vita è lunga (Zavattini 2022b).
Pubblichiamo nel volume il soggetto A, mentre online la variante Quattro passi nelle nuvole. Prima idea e il soggetto B.
In 4 passi fra le nuvole, dichiara Zavattini, «sono entrato solo nel soggetto: soggetto di Cesare Zavattini e di Piero Tellini». Nonostante questa precisazione, l’attore Aldo Fabrizi afferma: «Quattro passi appartiene a Tellini. L’idea, l’adattamento, tutto. Poi è stato di Zavattini, poi di Blasetti» (Fabrizi in Savio 1979b, p. 513). Possiamo fissare come prima data il dicembre 1939, quando Zavattini e Tellini presentano un breve spunto narrativo a Giuseppe Amato, che ne acquista i diritti, incaricandoli di sviluppare l’idea originaria. Amato interpella nel 1940 anche De Benedetti. Nasce così nel 1940 il già citato Quattro passi nelle nuvole (soggetto A), titolo che nel 1942 viene modificato in 4 passi fra le nuvole.
Una preziosa testimonianza è offerta dal carteggio tra Zavattini e Tellini, dal quale emerge come i due stessero lavorando all’ampliamento della Prima idea di soggetto nell’estate del 1940. Ecco una lettera di Tellini a Zavattini: «ho letto il tuo soggetto e […] Ci sono tante cose belle in questa storia ma ho l’impressione che chi sappiamo noi sia più disposto a fare una guerra vera piuttosto che autorizzare un film di pace come questo». Dopo l’uscita nelle sale del film 4 passi fra le nuvole la polemica sulla sua paternità vede un inaspettato sviluppo, acuendosi in toni spesso polemici. Sebbene la controversia si consumi inizialmente sull’asse Zavattini-De Benedetti (De Benedetti 1946a, 1946b; Zavattini 1946), a partire dal 1947 essa si sposta sull’asse Zavattini-Tellini. Zavattini, in una pagina di diario del settembre 1947, lamenta una presunta “esclusione autoriale” operata ai suoi danni e alle sue spalle dallo stesso Tellini: «La Suso Cecchi D’Amico […] mi dice che Tellini dice a tutti che 4 passi tra le nuvole è tutto suo; come offensiva, dico se Tellini ricorda che lo dettai tutto io il soggetto alla signora Jone Tucci nel 1940» (Zavattini 2022a, p. 216). La querelle autoriale sarà destinata a protrarsi, riaffiorando venticinque anni dopo l’uscita del film, quando Tellini tornerà ad affermare la propria emancipazione autoriale da Zavattini. Seguiranno varie risposte, tra le quali una in forma privata di Zavattini a Tellini in una lettera conservata in ACZ : «non ti sono certo stato secondo né nella invenzione né nella confezione della vicenda […] devo aggiungere che il nucleo che chiameremo poetico fu mio e che quando, proprio io, dettai il soggetto, gli diedi la struttura, il senso, l’equilibrio che poi ebbe, determinandone la fortuna».
L’impronta autoriale non sfugge d’altronde ai numerosi recensori del film alla sua uscita nelle sale: «Il soggetto di questo film è di Cesare Zavattini e lo si riconoscerebbe fra mille». In virtù di ciò, Zavattini inizia a essere salutato dalla critica come «l’unico soggettista moderno ed originale del nostro cinema» (Giovannetti 1942, p. 12). La maggior parte delle recensioni dell’epoca elogia l’apporto fornito da Zavattini al soggetto di 4 passi fra le nuvole, ignorando le molteplici tappe creative e i coautori della scrittura del film. Negli anni successivi, la ricezione critica riconosce nella pellicola un «piccolo-grande racconto realistico, che s’annida in tanti secoli di narrativa europea» (Fava 2004, n.n.), nonché un’indagine della realtà in netta controtendenza con quella promossa dal regime fascista (Mereghetti 2022, p. 5310). A partire dagli anni settanta, la pellicola di Blasetti sarà annoverata, insieme a Ossessione (Visconti, 1943) e I bambini ci guardano (De Sica, 1943), fra i tre vertici della cosiddetta «trilogia pre-neorealista» (Parigi 2014, p. 38).
Se confrontiamo il soggetto con il film realizzato, si nota una disparità tra la riproposizione piuttosto fedele della prima parte e una notevole libertà e biforcazione della seconda. Il film infatti non si chiude come nel soggetto A alla stazione del paesino, con Paolo che invia un telegramma alla famiglia, bensì con il ritorno del protagonista in città e a casa, dove la vita frustrante di tutti i giorni gli procura quasi un malore. In questo il film differisce anche dal finale della Prima idea di Zavattini e Tellini, che si chiudeva con il ritorno al medesimo scenario domestico, ma con uno spirito diametralmente opposto: «Sono le stesse cose, gli stessi visi, gli stessi suoni. Ma tutto gli sembra diverso. Si sente inondare l’anima di tenerezza. È la sua casa, la sua famiglia, la sua vita! È felice!» (Zavattini, Tellini 1939, p. 190). È proprio De Benedetti, nel processo della sceneggiatura, a riproporre questa differenza: verso la metà del soggetto, la sceneggiatura sottopone il testo di Zavattini e Tellini a «un procedimento di sottrazione, col risultato di assottigliarne sensibilmente il considerevole spessore narrativo» (Bruni 2002, p. 185). Nella seconda metà del film manca infatti completamente tutta la parte relativa alle difficoltà finanziarie in cui versa la famiglia della giovane protagonista (qui non più di nome Silvia ma Maria), scompare il personaggio di Mario (ex fidanzato della ragazza), nonché l’espediente narrativo della comitiva di bambini. Nel film il punto nevralgico è costituito invece dall’agnizione della vera identità di Paolo da parte del padre e del fratello di Maria, a causa di una fotografia di famiglia del protagonista, il che spinge quest’ultimo a chiudere la breve parentesi agreste e a fare ritorno (controvoglia) alla propria vita cittadina.
LL