Nell’Archivio Zavattini è conservata una cospicua documentazione sui vari progetti che presero, nel tempo, il titolo di Italia mia: il film, la collana editoriale con l’editore Einaudi e, infine, il progetto di trasmissione televisiva. L’idea di un film senza soggetto sulla vita quotidiana del popolo italiano accompagna Zavattini dal 1951 fino alla metà degli anni Settanta. Nel corso degli anni il progetto viene ripreso più volte; la consueta esuberanza di materiali contrassegna i vari momenti di una lunga gestazione.
Dati d’archivio. Collocazione: Za Sog NR 35/4 contiene: varianti di soggetto dattiloscritte con note e correzioni manoscritte (salvo indicazioni): A) 4 pp., Da depositare presso S.I.A.E. Italia mia, datato 03/07/1951 (senza correz.); B) 3 pp., [idem], datata settembre 1951; C) 3 pp., Italia mia. Il nuovo film di Vittorio De Sica; D) 2 pp., [idem], datato 05/12/51; E) 7 pp., Italia mia, Versione n. 2. Idea per un film di Cesare Zavattini (deposito presso SIAE – novembre 1951 (senza correz.); F) 5 pp., [idem]; G) 5 pp., Italia mia. Progetto per un film di Cesare Zavattini, datata 15/04/52 (senza correz.); H) 5 pp., Italia mia. Progetto per un film di Cesare Zavattini, datata 15/04/52; I) 2 pp., Italia mia. Progetto per un film di Cesare Zavattini. Il soggetto e la sceneggiatura saranno di Cesare Zavattini e Roberto Rossellini. La regia sarà di Roberto Rossellini, datata maggio 1952; L) 3 pp., [idem], datata giugno 1952; M) 3 pp., Italia mia. Progetto per un film di Cesare Zavattini. Nota di lavorazione N) 6 pp., Italia mia, fogli sparsi di diversi formati contenenti appunti manoscritti.
Soggetti per De Sica: Soggetto A, depositato in SIAE 03/7/1951, 4 pagine, con rare correzioni ortografiche; Soggetto B, depositato in SIAE nel settembre 1951, molte correzioni, soppressioni e aggiunte a mano: la revisione viene recepita dal soggetto pubblicato nella rivista Rassegna del film pubblica n. 12 nel 1953. Quello pubblicato da Caldiron (2006: 155-157) è il soggetto rivisto per la pubblicazione in Rassegna del film n. 12 del marzo 1953, con una introduzione ripresa dal Soggetto A (depositato in Siae il 3/07/1951). Il soggetto C porta l’intestazione Italia mia. Il nuovo film di Vittorio De Sica, di tre pagine, presenta alcune notazioni manoscritte: “Versione superata”, “per Girosi”: si tratta di un riassunto in terza persona del progetto del film in cui indica ancora De Sica come regista (e presenta una copia della lettera con alcune annotazioni a mano); il soggetto D depositato in SIAE nel novembre 1951, sette pagine con sole correzioni a macchina e un’aggiunta finale di una paginetta dattiloscritta con una serie di situazioni o brevi scene, si intitola Italia mia. Idea per un film. Versione n. 2, si dà conto anche della struttura del film, che si produce grazie una serie di incontri, si svolge “dagli anni della guerra ai giorni nostri” e permette di incontrare “fatti del presente, come nati sotto i nostri occhi o colti strada facendo di sorpresa, oppure fatti del passato […] rievocati […] con il balenio di un ricordo, impersonati ogni volta che sarà possibile da coloro che ne furono i protagonisti. Nell’un caso e nell’altro non racconteremo quegli episodi che per la loro importanza ufficiale vengono chiamati storici, ma gli episodi minori, quotidiani, quelli dell’umile Italia, che contribuiscono a formare il ritratto dell’italiano forse ancor più schiettamente degli altri” (Soggetto D: 15). Si indica anche la metodologia di scrittura e regia: “L’autore farà prima il suo viaggio senza macchina da presa muovendosi come se avesse la macchina da presa. Vuol dire scrivere il soggetto e la sceneggiatura strada facendo. Il regista dovrà poi ripercorrere il cammino tracciando sulla carta [sic] dando al racconto carattere d’improvvisazione come se tutto sorgesse davanti all’obbiettivo durante le due ore del film” (id.: 16). Zavattini, oltre a inserire una serie di situazioni possibili, spiega che il viaggio potrà fermarsi dove “stia per accadere qualcosa che solleciti la nostra curiosità, la nostra fantasia”: dall’inaugurazione di un ponte a una partita di calcio tra bambini, mentre altre volte sarà cura degli organizzatori raccogliere in una piazza di un paese un gruppo di donne o di uomini per interrogarli su “cosa pensano, cosa vogliono, cos’hanno fatto durante la guerra e perfino le loro più segrete aspirazioni. Tutto ciò si può anche chiamare un diario dell’Italia. Per farlo, se qualche volta sarà immediato e facile l’incontro con le cose da dire, altre volte sarà necessario vivere in un paese o in una città o in un piccolo luogo alla posta come cacciatori” (id.: 21). Si tratta quindi di un metodo etnografico per convivere con le persone da far parlare, assieme alla consapevolezza che alcune interazioni vanno provocate o almeno organizzate. Il soggetto E è una copia di D con poche correzioni. Il soggetto G intitolato Italia mia. Progetto per un film di Cesare Zavattini presenta una scritta a mano: “deposito aprile” ed è datato 15/04/1952 il deposito in SIAE; il soggetto F è una copia di G con la scritta a mano Terza versione: entrambi presentano (le stesse) piccole cancellazioni e correzioni a mano; viene pubblicato su Rassegna del film n. 12: 27-28, assieme a una lunga lettera di Zavattini a De Sica. Il progetto in questo caso è in terza persona, con la specificazione di alcune premesse teoriche: Zavattini ha voluto fare un film sull’Italia di oggi, perché “Il realizzatore del [chi ha progettato il] film crede nell’uomo, l’uomo che ama soffre sogna ha fame sere fa l’amore nasce cresce fa figli muore e cerca la solidarietà degli altri dappertutto, sotto qualsiasi parallelo o meridiano” (Soggetto G: 35); l’Italia “si rivelerà attraverso fatti ritratti [colti] mentre avvengono, fatti del passato recente ricostruiti [e anche] fatti provocati dall’autore durante il suo incontro con la realtà schietta. Questi fatti costituiranno gli innumeri momenti del film” (ib.). Più avanti si spiega l’innovazione del progetto: “È un film radicalmente senza soggetto, tranne l’ovvia direttrice di marcia che appare da queste righe. È un film che trova la sua realizzazione in loco, in base alle capacità di chi vi pone mano, in base alle sue capacità narrative, di comprensione di questa Italia vista toccata constatata e non preconcetta, cioè […] di vivere veramente a contatto con la gente” (id.: 37). Zavattini spiega che prevede un viaggio attraverso l’Italia di due o tre mesi, un periodo di incontri (registrati da un segretario di produzione e “un operatore con una macchina da documentario”, senza una troupe) da considerare “come il periodo vero e proprio della sceneggiatura” (ib.). Dopo altri due mesi di rielaborazione del materiale raccolto, Zavattini propone che le riprese inizino nel mese di agosto, poi si interrompano un mese per riordinare con il montaggio il materiale girato, e così via con puntate di riprese in tutte le quattro stagioni, calcolando in tutto un anno di lavoro: “non si tratta di mesi di lavoro continuativo […] dato il carattere del film, che è veramente di ispirazione documentaria, è possibile un tipo di troupe molto leggera da tutti i punti di vista. Anzi, ciò è necessario” (id.: 40). Una seconda cartella di soggetti contiene due copie di una versione di tre cartelle scritta per Rossellini (soggetto A e B) e una terza versione (soggetto C), che riporta le poche correzioni a mano della prima versione (soggetto A) e aggiunge specificazioni e nuove scene e cambia anche il finale. Il soggetto A della versione per Rossellini porta in calce la scritta a mano a matita “m