“La vicenda narra di un povero soldato al quale, un minuto dopo la proclamazione dell’armistizio, viene distrutta la casa da un colpo di cannone. Per cui, in mezzo a un’atmosfera di euforia e smobilitazione, l’indignato soldato resta in stato di guerra ed esige che la casa gli sia ricostruita, creando problemi internazionali gravissimi. L’aeropago internazionale si riunisce a discutere il problema e il caso diventa mondiale: non si può firmare la pace fino a che un solo cittadino si considera ancora in guerra. Dopo un tentativo fallito di sconfiggerlo militarmente, alla fine gli stessi capi degli stati del mondo si vedono costretti a rimboccarsi le maniche e a ricostruire di persona la casetta distrutta dell’ultimo eroe” (Mazzoni 1979: 7-8).
Dati d’archivio. Collocazione: Za Sog NR 31/1 contiene: varianti di soggetto A) 15 pp., L’ultimo eroe. Soggetto per un film di Giacomo Gentilomo, Anton Giulio Maiano, Domenico Meccoli, Cesare Zavattini [i coautori sono ripetuti per ogni variante]; B) 7 pp., L’ultimo eroe; C) 6 pp., L’ultimo eroe D) 10 pp., The last hero; E) 13 pp. L’ultimo eroe, datato 1938; F) 22 pp., L’ultimo eroe; G) 6 pp., L’ultimo eroe.
Soggetto di Giacomo Gentiluomo, Anton Giulio Maiano, Domenico Meccoli, Cesare Zavattini. Pubblicato per la prima volta sulla rivista Star. Settimanale di cinema e altri spettacoli, s.e., 18 novembre 1944: 11-12. Una tesi di dottorato di E. Castiglioni (Università La Sapienza, 2000) dal titolo Renato Rascel: il comico in trasformazione, riporta il soggetto B.
Il soggetto è in cinque versioni: soggetto A con poche correzioni a mano solo su due pagine, nelle quali si aggiunge una parola o una riga di specificazione o si elimina una riga ridondante, sono presenti segni di separazione tra i paragrafi; soggetto B riscrive in modo più sintetico il soggetto A, aggiungendo qualche dialogo, ma non riporta le correzioni né i segni separatori; anche il soggetto C riscrive e sintetizza A ma introduce una variante, il personaggio del soldato è un caporale che comanda un soldatino di nome Pippo, che si rivelerà alla fine essere il ladro di marmellate (si elimina così la figura del figlio piccolo del sindaco); questo soggetto C porta sul retro dell’ultimo foglio la firma di A.G. Maiano. Il soggetto D in inglese traduce A e B; il soggetto E è una copia di A che non riporta le correzioni a mano.
Pubblichiamo nel volume la versione A integrando le correzioni; nel portale online pubblichiamo invece le versioni A, B e D.
Spiega Paladini (Cinema, V, fasc. 65, 30 giugno 1951: 355-357): “scritto in chiave di satira nel ’36, subito dopo la conclusione dell’impresa etiopica e mentre perdurava la guerra in Spagna, il soggetto poneva in realtà un problema assai serio: quello del diritto dell’uomo comune a difendere la propria personalità, i frutti del suo lavoro e insomma tutta la sua vita, di fronte alle decisioni genericamente collettive degli uomini di governo” (ib.). Secondo Mazzoni (1979: 7) il soggetto “racchiude nel suo schema fantastico-narrativo alcuni temi che si avvicinano ad una sensibilità clairiana (il Clair del Milione o della Bellezza del diavolo, per intenderci) e presenta già nella sua struttura qualcosa del posteriore Miracolo a Milano (1951)”.
Scritto a più mani, di genere umoristico ma su tematica di guerra, il soggetto è pensato probabilmente per il comico Renato Rascel (una copia viene infatti dal suo archivio). Viene acquistato dal produttore Salvo D’Angelo nel 1944. Il racconto non è solo la guerra di un singolo soldato testardo contro tutti, un po’ come nelle comiche di Buster Keaton, c’è anche il mondo dei media (giornali e radio) che esaltano la notizia, i giornalisti che seguono da vicino le vicende, mentre arriva anche un ultimatum via telegramma. Ci sono anche continui riferimenti al discorso pubblicitario, con ragionamenti promozionali (ad esempio nel soggetto B si legge “Rappresentanti di commercio riescono ad ottenere dai delegati [al “grande congresso per la pace”] che si avvicendano al microfono per dare al mondo i risultati del congresso, di far scivolare nei loro discorsi i nomi dei loro prodotti”), o con slogan come “Ricordate! Tende MIRELA!, la migliore al miglior prezzo!” (soggetto A: 7), che inseriscono uno sguardo ironico e disincantato sul mondo del potere e sulla società del consumo, ma rivelano anche le competenze negli anni Trenta di Zavattini come redattore, pubblicitario e coordinatore di riviste.