Il progetto La cavia ricostruisce l’ascesa e la caduta di un divo realmente esistente, Maurizio Arena, che ha trent’anni al momento della scrittura del soggetto. Il film-inchiesta si propone di mettere a nudo l’attore, con l’aiuto del regista, attraverso la rappresentazione e il racconto di numerosi episodi della sua vita, tutti riguardanti tre temi principali, il divismo, il denaro e l’erotismo.
Dati d’archivio. Per chi ha di fronte i materiali d’archivio e li sta consultando, consigliamo di controllare nel volume stampato per Marsilio la congruità dei dati descritti nelle Note filologico-genetiche. Rispetto alla nuova catalogazione d’archivio che si può trovare online al link che indichiamo volta per volta nelle schede dei soggetti, il nostro lavoro di descrizione filologica a volte risulta incongruente perché ci basiamo sui documenti consultati direttamente in archivio e che poi abbiamo riportato nei PDF messi a disposizione.
Le versioni de La cavia sono numerose; andremo a osservarle separate nelle loro collocazioni d’archivio. Per quanto riguarda la collocazione Za Sog NR 4/3, il progetto L è intitolato Appunti per un film su Arena. Qualche titolo: La pelle dell’orso. Fino in fondo. L’anima al diavolo. Mille amori. In questa prima stesura sono esplorate alcune basi progettuali e sono elencate numerose possibilità da esplorare a livello tematico in relazione alla vita di Maurizio Arena. In avvio è presente una nota manoscritta: “Rileggere”. Il progetto M è una copia di L con alcune note manoscritte tra cui, in avvio: “Facciamo ora intravedere in altre parole la struttura e il senso del film”. Il progetto G è intitolato Progetto di un film inchiesta su un attore cinematografico di Cesare Zavattini. Con la collaborazione di Dino B. Partesano e di Marco Zavattini. Sotto il titolo è presente una nota manoscritta “Titolo provvisorio: A carte scoperte”. Oltre a questa, numerose espansioni e contrazioni manoscritte modificano il testo. Nella prima parte i tre autori descrivono la genesi del progetto nell’incontro fra Arena e Za; successivamente il testo si sposta sui temi che il film si propone di esplorare in relazione alla vita di Arena, ma si interrompe bruscamente, dunque è probabilmente incompleto. Il progetto F integra le correzioni di G e ne presenta altre. Il testo è datato con una nota manoscritta “5-4-1962”. La seconda parte del testo integra tematiche prevalentemente economiche a quelle da rappresentare nel film. Il progetto H è una copia di F con numerose correzioni, espansioni e contrazioni manoscritte. Nella seconda parte è aggiunta una riscrittura di M che integra le correzioni manoscritte di quella versione. Il progetto B integra le correzioni manoscritte presenti in H e amplia la seconda parte relativa agli episodi della vita di Arena potenzialmente da inserire nel film. Il progetto C è una copia del B che introduce La cavia e Sulla pelle di un uomo come titoli alternativi. Sono presenti numerose correzioni manoscritte, tra cui una nota, “superata”, all’inizio. Il progetto A è una nuova versione di B che integra le correzioni manoscritte di C e mantiene solo La cavia come titolo alternativo a A carte scoperte nel frontespizio e nel testo. Sono presenti numerose note manoscritte, tra cui “4 copie” e “da questa copia: il 2° deposito”, oltre alle firme di Cesare e Marco Zavattini e di Dino B. Partesano su ogni pagina. In conclusione, sono presenti due note chiamate “nota B” e “nota C”, dattiloscritte, che approfondiscono alcuni aspetti della messa in scena e del finale. Il progetto E è una copia di A, con una sola nota manoscritta, “2° deposito copia”, e la ricevuta della SIAE datata 19/4/1962 per il titolo La cavia (A carte scoperte). Il progetto D è una copia di E, ma la notazione “titolo provvisorio:” e i titoli “Nota B” e “Nota C” sono cancellati a matita (pur mantenendo il contenuto). Riappare in una nota manoscritta il riferimento al deposito SIAE: “2° deposito copia”. Presenti anche altre due note manoscritte, la prima in avvio che data l’incontro Zavattini-Arena all’ottobre del 1961; la seconda in conclusione: “Riportiamo dei brani dei materiali raccolti da Marco Zavattini e Dino B. Partesano nei mesi di quasi convivenza con Arena”. Il progetto I è una copia di D che integra le correzioni e le note manoscritte, oltre a inserire otto pagine di brani dei materiali raccolti da Marco Zavattini e Dino Partesano (in particolare da Appunti per la biografia di un attore (A, pagine 120 con note manoscritte, datato 1961). In questi brani emergono alcuni comportamenti di Arena da rappresentare nel film, quasi tutti sulle donne ad eccezione di un aneddoto sul funerale di Mario Riva. Questo soggetto è pubblicato in Mazzoni (1979: 188-197) integralmente; Caldiron (2006: 245-253) pubblica lo stesso soggetto senza la nota iniziale, e con l’aggiunta di una nota non presente nelle carte d’archivio, indicandolo come “una delle ultime versioni del progetto, depositata alla SIAE sin dal 13 aprile 1962” (ib.). Il progetto N è composto da tre pagine di appunti di lavoro, probabilmente transitori verso la costruzione di una scaletta. È presente una nota manoscritta “15 ott.” E, nel retro dell’ultima pagina, una datazione dattiloscritta “Ottobre 1962”. Il progetto O, intitolato Film su Arena (The observer) è una prima scaletta, con numerose note manoscritte e disegni. Le ultime pagine sono interamente manoscritte con indicazioni di integrazione alle precedenti.
Per quanto riguarda invece la collocazione Za Sog NR 4/5, composta prevalentemente da note d’inchiesta, si possono trovare alcune varianti successive a quelle descritte finora (se si escludono gli ultimi due, N e O, a cui sono probabilmente contemporanee). La premessa sulla genesi del film presente fin dall’inizio del lavoro è eliminata e il progetto è descritto a partire da un’idea di prima scena, già presente in varianti precedenti, con la lavagna su cui il regista scrive i numeri della vita di Maurizio Arena. Gli episodi descritti rimandano alle versioni precedenti con gli stessi temi di fondo. In particolare, il progetto M è datato 8/9/1962 e presenta qualche nota manoscritta. Il progetto L è una copia di M (datazione compresa) con molte note e correzioni manoscritte. Il progetto N integra le correzioni manoscritte di L e ne presenta altre, oltre alla nota in avvio: “Copia di lavoro”. Il progetto O integra le correzioni in N, con una nota in avvio “Duplicato. Copia buona (da correggere)”. Il progetto P è una copia di O con la nota manoscritta: “Lettura con Za il 14/10/62”. Fra le numerose scalette, note d’inchiesta e di lavorazione, sono da segnalare almeno i materiali che si trovano alle collocazioni Za Sog NR 5/1 e Za Sog NR 5/2. Qui sono presenti, infatti, altre lunghe versioni del soggetto, più simili a trattamenti (tra cui A1, esplicitamente di Partesano, e V e Z, probabilmente ad opera del solo Marco Zavattini) e di più difficile inserimento in questa ricostruzione cronologica, a parte qualche eccezione. Il soggetto R (dal titolo: Biografia di un amatore) ripropone una lunga premessa sulla figura di Arena, seguita da una suddivisione in paragrafi simile a quella delle versioni precedenti. Il soggetto B1 è una copia di R con correzioni manoscritte ed è datato 1963. Il soggetto S sembra una riscrittura dei precedenti, senza premessa, rilegata in copertina rossa e con questa intestazione: “La cavia. (Biografia di un amatore). Questo film è stato ideato da Cesare Zavattini. Hanno collaborato: Dino B. Partesano, Marco Zavattini” e questa nota conclusiva, prima della parola “Fine”: “Che cosa è accaduto dopo l’ultima scena del film non importa. Un giorno Arena trovò una persona che gli propose questo film. Arena accettò e così nacque La cavia”. Il soggetto U (col titolo manoscritto La cavia) presenta una nuova versione della premessa e torna all’avvio del film con la lavagna descritto nel paragrafo precedente. È presente anche un filone che assegna un nome di fantasia al protagonista. Nel soggetto D1, che presenta in avvio il titolo: “Note per un film dal titolo provvisorio: A carte scoperte opp. Biografia di un amatore opp. La cavia”, si chiama per esempio Claudio Varini. Nel soggetto C1, intitolato semplicemente “A carte scoperte” e ricco di correzioni, si chiama invece Claudio Claudi; così come in E1, riscrittura del precedente con integrate le correzioni. Proseguendo, G1 è un insieme di pagine disordinate, forse appartenenti a versioni diverse, mentre F1 è interamente manoscritto e propone una vicenda con protagonisti l’attore Claudio Varini e il regista Sergio Serrini. Questo filone è composto da soggetti molto brevi (meno di dieci cartelle) e sembra un tentativo di alleggerire la portata documentaria del soggetto verso una variante più puramente narrativa.
Pubblichiamo nel volume e online il progetto I e online i progetti E, H e L.
La cavia è uno dei numerosi progetti di film-inchiesta avviati da Zavattini. In questo caso il tema è la figura di Maurizio Arena, giovane attore in declino che inizia a rendersi conto della sua situazione. Zavattini conia per questa poetica confessionale il termine “cinema della crudeltà”, perché si propone di rappresentare senza filtri individui reali e le loro debolezze trasformandoli in personaggi. Un passaggio che porterebbe quindi a un’evoluzione da un neorealismo rosa a uno nero, fatto di commedie amarissime e crudeli (Caldiron, Bianco & Nero, 6, 2002: 87-97). Questo intento finisce anche per intercettare il bisogno che Zavattini sente per l’innovazione della commedia italiana e si presta quindi a paragoni meno immediati, come per esempio con il lavoro per Il boom ( Dusi, Di Francesco 2017). Dal punto di vista dell’osservazione del divismo, tuttavia, questo progetto ricorda quello preparato (e anch’esso non realizzato) per Lamberto Maggiorani (Tu Maggiorani) una decina d’anni prima. Come riporta Di Francesco (Segnocinema, 193, 2015: 22-23), nelle versioni L e M (Za Sog NR 4/5) si trova un estratto interessante su questa ulteriore connessione: “Un incontro tra Arena e Maggiorani, un attore che si sta spegnendo, un altro che si è spento da tempo. Uguali le loro origini popolari, simile nell’occasionalità il loro ingresso nel cinema ma così diverso negli sviluppi. Identica, l’effimera gloria” (versione L: 250).
La cavia è presente in archivio con numerosissimi materiali, da testi progettuali, equiparabili a soggetti, a scalette e note di lavorazione, fino ai materiali d’inchiesta prodotti durante la quasi convivenza con Maurizio Arena di Marco Zavattini e Dino B. Partesano, i quali parteciparono attivamente alla lavorazione con questo ruolo di testimoni della vita della “cavia”. Considerato il deposito SIAE del progetto nell’aprile del 1962, tra i materiali d’inchiesta si trovano molti materiali precedenti, del 1961, che dimostrano la lavorazione parallela sul progetto di film e sull’inchiesta/convivenza (Es.: “Appunti su altre sedute con Arena”) dei due coautori con l’attore. Questi materiali permettono anche di identificare meglio i temi che man mano sono esplorati: fra ottobre e novembre 1961, coerenti coi tre macrotemi denaro, divismo e soprattutto erotismo, troviamo note su episodi intitolati: A. e la nobilità, A. e la malavita, A. e gli amici, A. e una donna: Rita, Una serata alla Garbatella, In auto per via del Tritone, Ballerina tedesca in borgata, A. e Silvana, la hostess, Tre negre nella villa, Prima volta a letto con la L. Christian, Riprese “Principe Fusto”: troupe impasticcata, Palestra popolare: la sauna, A. e i bottegai: il ragazzo del lattaio, Una giornata di Arena, Impotente passa donne ad A., Funerale di M. Riva e altri funerali, A. Eloisia Cianni-Pavani, Gita ai castelli con due mutilati, Night-club – Amanda: uomo donna, Svegliato dai dir. di produzione, Avventure varie Arena e le donne.
Esistono poi numerose altre stesure di verbali di sedute di discussione fra i tre coautori, appunti per un film, scalette e trattamenti, il cui titolo a volte cambia (Biografia di un amatore, Il gallo) datati fino al gennaio del 1964. Il progetto è sempre anche fortemente teorico, perché nelle stesure si discute del modo della sua realizzazione, come ad esempio in questi stralci (barrati a matita) del soggetto H (che riportiamo integralmente online): “Facciamo ora intravvedere con altre parole la struttura e il senso del film. Innanzitutto è un film antitradizionale, e cioè non romanzesco, non patetico, non sentimentale, non inchiavardato, congelato, nei limiti di una ‘storia’ premeditata. Il film, detto quasi per assurdo, può cominciare a un certo e qualsiasi punto della materia e finire in un altro punto. Quel che conta è quanto si trova fra codesti due limiti, non di ‘storia’, ma di stati d’animo, di rivelazioni, di scoperte, di significati, e soprattutto di stimoli offerti al pubblico per trarre delle eventuali conclusioni. Benché tutto incentrato su di un personaggio, il film non sarà un film biografico. Oppure lo sarà solo in quanto la storia del personaggio Arena diventa significativa, assoluta, esemplare, carica di echi” (Progetto H: 80-81). In una Prima scalettina, datata 2 settembre 1962, si legge una riflessione sui due piani della rappresentazione: “Far coincidere il dato autobiografico con il dato rappresentato […] tipico film di ricostruzione in cui il soggetto (Arena) viene inquadrato in un suo periodo morale storico, usando dei pezzi autentici […] e di altri pezzi: materia umana che non ha vissuto quelle esperienze, ma che noi inseriamo nel contesto facendo sì – attraverso l’inchiesta che abbiamo fatto – che i pezzi ricostruiti rassomiglino il più possibile agli originali” (Scaletta E: 11-12). Oppure, nelle tre pagine di note del progetto N (datato 15 ottobre 1962), che porta il titolo Appunti di ZA, si spiega l’alternanza tra le “spontanee vampate” della recitazione di Arena e la costruzione di un “processo maieutico che da un punto di vista formale e di contenuto ci consente di aprire a sé e agli altri non tanto Arena, quanto un uomo tipico del nostro tempo” (Progetto N: 127); e ancora: “il film palpita […] di questi valori scoperti sulla pelle dell’uomo, e Arena non corre perciò il rischio di cadere da una retorica dell’attore, all’altra, non meno deprecabile, dell’uomo” (id.), e infine, sulla “posizione degli autori”: “attraverso la vita sbagliata e innocente di A., al tempo stesso, perché frutto di una situazione generale, di una mitologia incarnata nel tempo e favorita dalla stampa e da noi stessi, facciamo sentire che il male non sta nel fare cinema, ma nel fare un certo cinema, che non porta il minimo vantaggio a nessuno, che conserva anzi ciascuno nei suoi fanatismi” (id: 129).
Nonostante La cavia, come molti altri suoi progetti di cinema d’inchiesta, non venga realizzato, Zavattini ne parla con convinzione a De Sica in una lettera del 24 marzo 1965: “E anche del film su Arena che ho perfezionato riallacciandomi alla prima edizione dove il regista deve compiere una doppia funzione di regista nel senso tradizionale e di interlocutore nel corpo stesso del film: cosa che può fare solo uno che abbia la stessa autorità nei due campi, regia e attore. È un progetto che avevo congelato nei contatti con De Laurentiis, ma che si è sviluppato come fra quelli che amo di più, e più economici anche, e a mio modesto avviso di sicuro successo” (ACZ D499/345).
Za e De Sica, anni Sessanta (foto Marco Zavattini)
Per gentile concessione dell’Archivio Cesare Zavattini, Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia