Un inserviente innamorato (di nome Tot) porta la sua amata malinconica nella casa per malattie nervose dove lavora, la perde perché si innamora di un ginnasta che si allena fuori dalla finestra, e viene gabbato da gangster che si fingono malati e gli perquisiscono la camera per cercare documenti che interessano un personaggio politico, delle lettere di un’amante conservate dal precedente inquilino che voleva ricattarlo. Le due storie si intrecciano, il politico ne esce vincitore, mentre l’infermiere resta senza lavoro né innamorata e lo ritroviamo a “fare il cavallo” ai giardini pubblici per dei bambini che lo governano con lunghe briglie.
Dati d’archivio. Per chi ha di fronte i materiali d’archivio e li sta consultando, consigliamo di controllare nel volume stampato per Marsilio la congruità dei dati descritti nelle Note filologico-genetiche. Rispetto alla nuova catalogazione d’archivio che si può trovare online al link che indichiamo volta per volta nelle schede dei soggetti, il nostro lavoro di descrizione filologica a volte risulta incongruente perché ci basiamo sui documenti consultati direttamente in archivio e che poi abbiamo riportato nei PDF messi a disposizione.
La variante di soggetto I è depositata in SIAE il 17/06/1938 come indicato sulla scheda tecnica del faldone in Archivio Zavattini, presenta un timbro con la data e la firma autografa di Zavattini su ogni pagina. Le varianti sono 11: quella pubblicata in Caldiron (2006: 32-39) è il soggetto A su cui non c’è nessuna correzione, ma nella trascrizione sono stati corretti gli errori di battitura e cambiati in parola i numeri scritti in cifra. Nel commento al soggetto l’autore conferma che il soggetto è del 1936; nelle carte dell’archivio risulta essere del 1934. Nell’Archivio Zavattini si conserva una breve lettera di accompagnamento di Alfredo Giura della Cines a Zavattini, datata 25 settembre 1951, per restituire una copia del soggetto. Il soggetto B è una riscrittura del soggetto A con alcune variazioni lessicali e con due cartelle finali dal titolo “Un finale diverso”, che presenta un’importante variante narrativa: il politico corrotto viene sabotato dall’amante durante l’ultimo comizio, finisce per inneggiare all’inserviente e a promuoverne l’elezione al suo posto, ma lui è triste, finché dei bambini del parco con cui era solito giocare non lo circondano e se lo portano via nuovamente con le lunghe briglie da cavallo. Il soggetto C è una copia, incompleta, di B. Il soggetto D è una versione precedente di B, monca di alcune pagine finali. Il soggetto E è importante perché corregge frasi intere del soggetto B ed elimina paragrafi (come l’iniziale spiegazione dei metodi della clinica), aggiungendo qualche frase e specificazione, tutte correzioni che si ritrovano nel soggetto F e in A. Il soggetto G è una versione precedente di B, che riporta anche le due pagine con il titolo “Un finale diverso”; delle note a penna nell’intestazione recitano: “1) mettere in maggiore rilievo l’ambiente elettorale 2) la figura di Marika 3) la figura del giovane atleta”. Il soggetto H è una versione riscritta e più stringata di F, con un accenno di dialogo e la variante che anche il dottor Kappa capo della clinica nel finale ha un “importante tic nervoso”. Il soggetto I, depositato alla SIAE, è una copia del soggetto B, che include anche la variante del finale. Il soggetto L è una copia di A; il soggetto M è una copia di B.
Pubblichiamo nel volume e online il soggetto A (già in Caldiron 2006: 32-39), mentre solo online il soggetto I (depositato alla SIAE).
Paladini (1951) ricorda che i primi soggetti di Zavattini sono comici, e vengono scritti a pochi anni di distanza dal successo internazionale del suo primo libro (Parliamo tanto di me). Si tratta di soggetti in cui “il taglio lunatico delle situazioni e un certo numero di gags alla maniera di Mack Sennett s’inserivano in una vena di malinconica umanità cui non era forse estraneo l’influsso di Chaplin. […] Questo soggetto fu acquistato da un produttore milanese, Peroni, e avrebbe dovuto realizzarlo Christian Jaque con l’interpretazione di Fernandel (invece Zavattini l’aveva immaginato per il nostro Totò, del quale intravedeva quelle possibilità che nessun regista ha mai saputo mettere a fuoco). Non se ne fece più nulla, benché tutti gli accordi preliminari fossero già stati presi […]. L’intenzione è di sfruttare al massimo le possibilità motorie che il mezzo cinematografico consente e insieme d’innestare sui toni di una favola farsesca la psicologia d’un povero diavolo, l’amarezza di un uomo comune di fronte alla caduta delle proprie illusioni” (Paladini 1951: 355-356).
Per Mazzoni (1979: 7) “La straordinaria capacità inventiva di Zavattini si colora di toni quasi chapliniani […] narra le disavventure, amorose e non, del generoso e poetico Tot, inserviente della clinica per malattie nervose Kappa, il quale innamoratosi da lontano di Minnie, una ragazza ipocondriaca, la fa ricoverare di soppiatto nella clinica apprestando la sua stanzetta a camera da ospedale. La stanza è presa di mira anche da “sinistri ceffi” che cercano delle lettere che potrebbero pregiudicare l’elezione del consigliere Braun alla carica di presidente a favore del temibile avversario Red. Nell’infuriare della lotta elettorale Tot assiste impotente all’innamoramento della ragazza con un ginnasta e alla sua graduale guarigione. Solo e disperato se ne andrà seguito da un nugolo di bambini che lo invocano”.
Caldiron (2006: 39) data il soggetto nel 1936 sulla base di una cartolina postale di Zavattini a Attilio Bertolucci del 27/09/1936 che recita: “Ho fatto un nuovo soggetto: tutto in una clinica di malattie nervose. Mi piace. È un po’ charlottiano, si sa. Ma chi lo realizzerà?” (in Conti, Cacchioli 2004: 221). Sull’amore per Charlot che influenza il primo periodo di Zavattini, Caldiron cita una conferenza del 1937 (Zavattini, Charlot-Imola, 24 aprile 1937¸ in Gambetti 1996: 86-94) in cui “l’esempio chapliniano diventa il modello di un nuovo cinema comico in grado di saldare la scrittura umoristica con la valorizzazione degli attori del varietà, soprattutto Totò” (2006: 39).