Sofia, una vedova, gestisce l’eredità del marito amministrando alcuni appartamenti. In diversi le fanno la corte ma lei aspira a cambiare ceto sociale. Per una perdita d’acqua arriva un giovane stagnaro con il quale consuma un amore sensuale e inaspettato. Innamorata, inizia peripezie per riprendere l’amato dalla giovane fidanzata, incontra Dinuccio a sua volta segretamente innamorato di Peppino, infine vuole lasciare alle spalle “quei due giorni di follia”.
Dati d’archivio. Collocazione: Za Sog NR 12/1 contiene: varianti di soggetto dattiloscritte con note e correzioni manoscritte A) 4 pp., Questa è la storia di Anna Malfatti…, senza note e correzioni; B) 5 pp., Innamorata pazza (tit. provv.); C) 26 pp., Titoli provvisori: – Un giorno di follia; – Bellissimo; D) 26 pp., Titoli provvisori: – Un giorno di follia; – Bellissimo; E) 27 pp., [idem], senza note e correzioni; F) 27 pp., [idem]; G) 29 pp., Due giorni di follia (titolo provvisorio), senza note e correzioni; H) 40 pp., [idem], senza note e correzioni; I) 39 pp., [idem]. Za Sog NR 12/2 contiene: varianti di trattamento dattiloscritte L) 45 pp., Duegiorni [sic.] di follia (tit. provvisorio); M) 45 pp., [idem], con note e correzioni manoscritte; N) 43 pp., Due giorni di follia (tit. provvisorio).
Il soggetto ha diversi titoli provvisori: Un giorno di follia; Bellissimo; Innamorata pazza; Amore a Napoli; 2 ore di follia. Ripercorrendo l’evoluzione dei personaggi e della trama, nella prima variante, il soggetto A (senza titolo), la protagonista si chiama Anna Malfatti e gestisce l’eredità del marito defunto (è proprietaria di un palazzo con venti inquilini): “Le origini di Anna. diciamolo senza mezzi termini, sono plebee. Suo marito l’ha portata un gradino più su e lei ci sta bene” (Soggetto A: 1). La seconda variante (dal titolo Innamorata pazza) cambia i nomi ai protagonisti, ora Sofia e Mario, rispettivamente di 35 e 26 anni. La catalogazione archivistica di questo soggetto è B1 perché le pagine sono interamente manoscritte ed esterne alla numerazione delle carte ed è plausibile ammettere questo ordinamento nell’evoluzione della scrittura di Zavattini. Da notare che Mario respinge l’amore di Sofia a causa della differenza d’età. La variante B2 (coi i titoli provvisori Un giorno di follia e Bellissimo) si amplia molto. Le correzioni sono quasi nulle. La protagonista si chiama Anna Mazza, viene presentata anche la sua domestica, si descrive la personalità dei personaggi e il flirt che avviene in casa tra la vedova e Peppino. Il finale è sempre ambientato in casa: l’indomani, quando le amiche vanno a trovare Anna e si domandano perché la casa sia così in disordine, lei vorrebbe raccontare a tutte cos’è successo ma nasconde la verità. La variante C è la copia del soggetto precedente, pieno di correzioni manoscritte, cancellature e frasi aggiunte. La variante D (coi i titoli provvisori Un giorno di follia e Bellissimo) ha in alto una nota manoscritta, “copia vecchia non corretta”, è infatti la copia del soggetto B2, privo di correzioni. La variante E è la trascrizione delle correzioni apportate alla variante C: la trama non cambia, a mutare è piuttosto lo stile che da colloquiale diventa più formale (per fare un esempio, dove si scriveva “il marito è morto” ora si parla del “defunto”). La trama della variante successiva, F porta il titolo provvisorio Due giorni di follia e subisce diverse variazioni. La protagonista si chiama Sofia Turiello, ha 40 anni, Peppino ne ha 18. Qui è Peppino che si invaghisce di lei e lei che lo respinge in un primo momento, per poi chiedergli di fermarsi a cena. Nel finale Sofia cerca Peppino per le strade di Napoli, capendo che la sua reputazione è rovinata. C’è un climax comico tra la fuga, le rincorse tra quattro persone innamorate tra di loro ma non corrisposte, con la tensione che esplode quando Sofia si spoglia davanti ad Anita, ragazza di Peppino, per rinfacciarle un corpo perfetto, senza una ruga; per la vergogna di questo gesto minaccia poi di togliersi la vita, ma Peppino tramite Dinuccio le si confessa, e lei decide di volersi lasciare alle spalle quei giorni di follia e parte in roulotte. La variante G, dal titolo provvisorio Due giorni di follia, ha qualche estensione, soprattutto nella parte iniziale, dove è maggiore la tensione sessuale tra Sofia e Peppino, attorno al quale viene lasciato un alone di mistero. Aumentano i dettagli, migliora qualitativamente l’impaginazione, per la prima volta abbiamo una copertina rigida (nella intestazione si legge una scritta a mano: “Buona”), si aggiunge qualche battuta in prima persona. La variante H è quella su cui forse Zavattini ha lavorato di più, con moltissime correzioni a mano (con pennarello rosso). Per quel che riguarda invece le tre varianti del trattamento (tutte dal titolo provvisorio Due giorni di follia): la prima (A) è una versione di passaggio, non ci sono cambiamenti di trama né correzioni, è più dettagliata dei soggetti precedenti; la seconda (B), copia delle precedente, è una versione di lavoro piena di correzioni fatte a mano in più momenti a biro rossa, blu, nera e con il pennarello rosso (vi si legge, come in A, che Sofia ha 34 anni). L’ultima variante del trattamento (C) ha qualche caratteristica e descrizione in più, Sofia ha 40 anni (correzione a mano), ma non vi sono cambiamenti sostanziali: è questa la versione edita in Mazzoni (1979: 109-126) e Caldiron (2006: 325-344), che incorpora le correzioni proposte nella variante del soggetto H, ma anche le correzioni manoscritte del trattamento B.
Pubblichiamo in versione cartacea e online il Trattamento C (edito sia in Mazzoni che in Caldiron), mentre online i soggetti A, B1 e H.
Il soggetto è stato commissionato da Carlo Ponti a Cesare Zavattini con la richiesta di un film comico per la regia di Vittorio De Sica, con attrice protagonista Sophia Loren, all’epoca però considerata troppo giovane per impersonare un personaggio di quarant’anni. La trama di questo soggetto è poi stata inglobata in La maga di Napoli, soggetto che Zavattini ha scritto nello stesso periodo, pensandolo appositamente per la Loren. Mazzoni (1979: 313) spiega come, fallito il progetto per La maga di Napoli, Zavattini riprenda il soggetto Due giorni di follia immaginandolo per Anna Magnani, che purtroppo “scomparve prima di venire a conoscenza del soggetto”. Presso l’archivio Zavattini si conserva una lettera datata 27 settembre 1972 inviata al produttore Carlo Ponti (citata anche da Caldiron 2006: 343), in cui Zavattini racconta: “avevo detto a te e a De Sica che avevo due o tre ideuzze nell’ambito degli specifici vostri desideri di un film per Sofia di carattere divertente. Ho detto a De Sica ieri che mi pare che una sia piuttosto centrata, napoletana come Due giorni di follia la cui idea era piaciuta a te e a De Sica ma purtroppo non a Sofia. La intitolo provvisoriamente La maga di Napoli. Vi mando le trenta pagine che ho buttato giù in una notte” (lettere a Ponti, P533/51). Gli anni ’70 sono uno dei periodi più floridi per Zavattini dal punto di vista di premi, riconoscimenti e contratti di pubblicazione con Bompiani, ma sono pochi i commenti a questo soggetto, forse perché Zavattini aveva lasciato in secondo piano Due giorni di follia nel momento in cui la trama è stata ripresa in La maga di Napoli.
Alla fine del trattamento di Due giorni di follia che abbiamo pubblicato, troviamo manoscritta in inchiostro rosso una nota filosofico-psicologica di Zavattini, che potrebbe riferirsi al personaggio di Sofia, ma dimostra anche la profondità della comprensione umana dello scrittore: “Per quanto si dubiti, c’è sempre una preponderante percentuale in ciascuno di noi che procede chiaramente. Capita di vedere in qualcuno, se lo osservate, questa duplicità o disfasia senza che lui lo rilevi anzi privilegia la parte più debole, in quanto finisce con l’essere un alibi non si sa bene verso chi, la logica? la metafisica? Cioè altre istituzioni, verità quindi in sfacelo mentre la costante non è né vista né calcolata, pur determinando, spazialmente e temporalmente, pur occupando…” (Trattamento C: 136b).
Zavattini a Luzzara, anni Settanta (foto Michelangelo Giuliani)
Per gentile concessione dell’Archivio Cesare Zavattini, Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia