Storia di Alberto S., vignettista salutista è noto come uno che ama fare scherzi a chiunque, con un fondo di cattiveria. Alle terme obiettivi delle sue burle sono un infermo, un vecchietto, una signora e soprattutto un nobile omosessuale. Quest’ultimo, furioso, non esita a sparare ad Alberto.
Dati d’archivio. Collocazione: Za Sogg NR 3/7 contiene: varianti di soggetto dattiloscritte A) 4 pp., L’uomo che fa gli scherzi (tit. provv.), datato 2/8/1963; B) 1 p., Ricevuta rilasciata dalla SIAE a Cesare Zavattini per il deposito dell’opera inedita “L’uomo che fa gli scherzi”, datata 12/8/1963; C) 4 pp., L’uomo che fa gli scherzi (idea per un soggetto cinematografico di Cesare Zavattini, con note e correzioni manoscritte.
La stesura dattiloscritta fornisce un racconto maggiormente dettagliato e ricco di particolari. Le due stesure, però, non differiscono solo nella lunghezza: nella prima l’attenzione sembra posta quasi esclusivamente sull’entusiasmo di Alberto Sordi per l’idea dello sceneggiatore. Nella seconda, invece, l’aneddoto viene completamente omesso per lasciare spazio al racconto del “diabolico ingegno” di Alberto per creare burle “formidabili”, e la sua ossessione per la salute. Le correzioni a mano aggiungono brevi frasi descrittive.
Pubblichiamo nel volume cartaceo e online il soggetto B di cinque pagine con note manoscritte (depositato in SIAE con ricevuta datata 12 agosto 1963), online il soggetto A.
Spunto di soggetto che Zavattini scrisse per Alberto Sordi (così come, tra i non realizzati, Sordi a Togliattigrad e Non c’è tempo da perdere), riferendosi a Carlo Ponti come eventuale produttore. La prima stesura inizia proprio con il racconto che Zavattini stesso fece a Sordi, a proposito della possibile storia di un uomo che ama fare scherzi, sottolineando quanto l’attore ne fosse rimasto entusiasta. Il 1963, occorre ricordare, è l’anno in cui escono tre opere fondamentali con Sordi protagonista: Il maestro di Vigevano di Petri, Il diavolo di Polidoro e Il boom di De Sica, quest’ultimo con soggetto e sceneggiatura di Zavattini. Anche L’uomo che fa gli scherzi, evidentemente, si colloca a suo modo “in un momento in cui Sordi sta dando un’importante svolta al suo tipo di recitazione e alla scelta dei personaggi interpretati e, di conseguenza, al suo rappresentare gli italiani. A partire dalla fine degli anni Cinquanta, infatti, Sordi abbandona il tipo di personaggio che lo ha fatto conoscere al grande pubblico e abbraccia un tipo di personaggio più propositivo. [… Ed è] con Il boom che avviene questo passaggio. Non è un caso, allora, che la scelta sia approvata da Zavattini per interpretare il protagonista del suo racconto morale sull’Italia che consuma miti e prodotti dell’industria di massa, e del suo immaginario, allineandosi così ad una modernità tutta di superficie” (Dusi, Di Francesco 2017: 26-27).
Roma, 1981 (foto Celestina Vatèrra, Roma)
Per gentile concessione dell’Archivio Cesare Zavattini, Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia