Nelle vicinanze della metropoli di San Domenico, nel bel mezzo delle lotte elettorali per la carica di borgomastro, atterra un razzo misterioso con a bordo l’Uomo della Luna. I due rivali Sebastiano Matan e Roberto Saraan, i due più forti fabbricanti di colla del mondo, cercano in tutti i modi di strumentalizzare l’avvenimento. Non potendo individuare il vero Uomo della Luna, che si è fatto assumere come segretario dal musicista, assai popolare a San Domenico, Benedetti Michelangeli, in città per un concerto, la famiglia Saraan trasforma un vagabondo in uomo della luna, obbligandolo a fare propaganda. Disgustato, quello vero riprende il suo razzo e senza svelare l’inganno si dilegua nello spazio.
Dati d’archivio. Collocazione: Za Sog NR 31/5 contiene: varianti di soggetto: A) 16 cartelle (1-16), Vacanza sulla terra, dattiloscritto; B) 30 cartelle (17-47), Vacanza sulla Terra, dattiloscritto; C) 31 cartelle (48-79), Vacanze sulla Terra, dattiloscritto; D) 29 cartelle (80-109), Vacanza sulla Terra, con nota manoscritta autografa di Cesare Zavattini. Soggetto A: 16 pagine divise per punti; la prima pagina è parzialmente strappata. Soggetto B trascrizione identica ad A con errori di battitura; C e D sono copie. Soggetto D reca in prima pagina la notazione manoscritta: “Questa dev’essere una versione del mio soggetto scritta da qualcuno con il compito di immettervi Benedetti Michelangeli. Non ricordo di più. Ma dovrebbe esserci l’idea originale in archivio di tanti anni fa. Z”.
Pubblichiamo nel cartaceo il soggetto A e online i soggetti A e B.
“Vacanze sulla terra nasce da una mia idea di ventotto anni fa! Adattata a Sophia” scrive Zavattini a De Sica il 2 novembre 1968 (D499/409). Spiega Mazzoni: “Nella sua produzione letteraria, Zavattini si compiace spesso di descrizioni ultraterrene, soprattutto nel primo periodo […]. Nella soggettistica questa particolare atmosfera viene chiamata in causa in lavori come La fine del mondo (1943-45) e Vacanza sulla terra (1942-43), in cui però il divertissement fantascientifico diventa soprattutto pretesto per denunciare gli egoismi e le meschinità che reggono la vita sociale tra gli esseri umani. […] un soggetto interessante se si considera che è stato scritto intorno al 1942-43. Ne troviamo conferma in Diario di cinema e di vita, in un appunto del periodo 1940-43. Zavattini scrive: <Abitante di Marte in vacanza, innumeri sono i pianeti, ogni sabato se ne va ora qui ora là con la macchina veloce quasi come il pensiero, è uguale a noi, un po’ più intelligente, per caso capita sulla terra, commozione per lo straordinario arrivo di quella macchina, e siamo nel pieno della lotta elettorale, uno dei partiti si avvale di un falso marziano, il vero riesce per un pelo a salvare la pelle e a fuggire nel cosmo>” (Mazzoni 1979: 13-14). Lo stesso “appunto” ora si trova in Straparole, Opere (2001: 413).
Sul rapporto tra Zavattini e la fantascienza è bene ricordare una delle prime saghe a fumetti del genere in Italia, Saturno contro la Terra, da egli ideata (con Federico Pedrocchi e disegni di Giovanni Scolari) e pubblicata a puntate in quattro serie tra il 1936 e il 1946. A partire dalle suggestioni oniriche, ludiche e notturne dello Zavattini scrittore prima della guerra, apparentemente contrastanti con la poetica neorealista degli anni seguenti, scrive Minghelli: “Questa atmosfera notturna offre un forte contrasto con la contemporanea figura pubblica di Zavattini, brillante e vulcanico inventore di riviste, programmi radio, soggetti cinematografici e ancora di più, nel dopoguerra, appassionato portavoce del progetto neorealista: un cinema di strade assolate, spesso alla rincorsa del presente e della realtà quotidiana. Come si concilia l’immagine “solare” e tragica delle strade neorealiste, con quella “notturna” e comico-ludica degli anni precedenti la guerra? La netta contrapposizione tra uno Zavattini onirico e fantastico degli anni Trenta e uno Zavattini realista e documentarista degli anni Quaranta, che per lungo tempo aveva caratterizzato la lettura della sua opera, è stata giustamente messa in dubbio e complicata da recenti studi critici. […] L’immagine pensante di Zavattini, che sarà anche quella del neorealismo, è il risultato di un processo di avvicinamento al mondo e quindi di una progressiva uscita da spazi notturni, ultramondani e anche dal buio complice delle sale cinematografiche. Una sorta di progressivo risveglio dell’immagine dal letargo impostole dai miti Hollywood e da quelli ben più insidiosi del fascismo” (Minghelli 2009: 67-96). Anche Conti nel saggio In automobile verso la Luna (2019), soffermandosi sul raccontino di Zavattini ventisettenne Dalla terra alla luna (1929), rileva: “C’è stata la rivoluzione del futurismo e anche in provincia si respirano i fumi del surrealismo. Il clima del racconto non è realistico, è da fumetto di fantascienza con venature da favola, con la macchina che vola verso la luna, copia identica del mondo terreno. Siamo alle origini di quello che diventerà, per Zavattini, un vero e proprio lavoro: quello di scrivere storie di fumetti di fantascienza per la Mondadori negli anni Trenta” (2019: 151-152).