Dopo anni in Africa, suor Angela viene chiamata in Italia per assumere la direzione di un convento ma, una volta giunta, scopre che lo stabile è vecchio e malandato e le suore remissive. La suora non dispera e si reca personalmente a chiedere questua riuscendo così a ingaggiare dei muratori e a convincere le consorelle ad aiutare. Tanta iniziativa desta stupore e poi scandalo quando un muratore corteggia una conversa, e la sorella di suor Angela, prostituta, si presenta al convento. La situazione precipita quando suor Angela assiste in ospedale un consulente finanziario, che muore e lascia la suora in pericolo di reato di “appropriazione indebita”. La suora viene rimandata in Africa ma la sua assenza viene subito rimpianta.
Dati d’archivio. Collocazione: Za Sog NR 28/2 contiene: soggetto A) di 9 pagine, Suor Camilla. Soggetto unico in nove cartelle dattiloscritte con note a mano. Sulla prima pagina compare a penna “progetto suora”; sono presenti inoltre un progetto generale, una scaletta e una sceneggiatura. Nel soggetto la protagonista viene anche chiamata Suor Angela. Il finale presenta accanto alle ultime righe un punto di domanda scritto a mano con matita blu, e nel testo sono presenti cancellazioni a penna. Una nota a pagina 6, quando appare il personaggio della prostituta sorella della suora, spiega che “il ruolo di Elvira deve essere interpretato dalla stessa interprete”, mettendo in luce le possibilità comiche del soggetto. Il finale su cui appare un punto di domanda a matita rivela che Zavattini non è soddisfatto della chiusura e prevederebbe una riscrittura.
Pubblichiamo nel volume e online l’unico soggetto.
Il soggetto è molto simile al film Suor Letizia – il più grande amore con Anna Magnani (1956, regia di Camerini, soggetto di Camerini e Zavattini, “da un’idea di Antonio Altoviti e Giose Rimanelli”, tra i molti co-sceneggiatori anche Aldo Paladini, Virgilio Tosi). Nel film una suora combattiva riesce ad evitare la chiusura del convento e dell’asilo (su un’isola del golfo di Napoli) e si affeziona a un bambino abbandonato dai genitori perché nato fuori dal matrimonio. L’opera fu oggetto di un taglio di censura per una scena in cui alla monaca, intenta a giocare con un bambino, cadeva la cuffia, rivelandone i capelli e facendo esclamare al piccolo: “Ma sei una donna!”. In una lettera a Blasetti, del 6 settembre 1956, Zavattini si lamenta dell’interferenza di Camerini nella sceneggiatura: “un’idea buona, sana, umana, adatta alla Magnani come la sua pelle, e che avrebbe potuto essere un capolavoro solo che Camerini non avesse mescolato le carte in sceneggiatura facendo diventare insopportabili le suore; tutta un’aria clericale di maniera” (ACZ 918/79). Il soggetto Suor Camilla di Zavattini mette a confronto un modo ingenuo e francescano con la malizia e la complessità del mondo moderno, aggiungendo un ulteriore personaggio alla galleria dei “tipi clericali” zavattiniani: tra i non realizzati, ad esempio, il giovane seminarista Antonio di Una donna del Po, il goloso parroco di Don Antonio, (si vedano le relative schede). Un’altra suora combattiva si trova nel lungo soggetto non realizzato Suor Celeste e Miss Doroty (del 1961) conservato presso l’Archivio Cesare Zavattini, del quale esiste anche un trattamento con il titolo Ultimo treno da Tin Chaw scritto da Zavattini con Giorgio Prosperi, Domenico Meccoli, Renzo Merusi (soggetto tratto da una novella del sacerdote Mario Frassinetti, per la casa di produzione International Films).