A Roma, la ricca Sofia investe per errore un fruttivendolo e fugge. Per riscattarsi lascia l’amante e confessa tutto al marito. Dopodiché si concede a un testimone e a un infermiere, in cambio del loro silenzio. Altri poi cercano di approfittare di lei: un ministro, un uomo potente e un giudice, ma alla fine riesce a convincere il fruttivendolo che non è lei la colpevole, salvandosi e partendo per una crociera con il marito.
Dati d’archivio. Collocazione: Za Sog NR 15/4 contiene: varianti di soggetto dattiloscritte A) 7 pp., L’investimento; B) 6 pp., [idem]; C) 7 pp., [idem]; D) 7 pp., [idem]; E) 12 pp., [idem]; F) 6 pp., [idem], con correzioni e note manoscritte; G) 6 pp., [idem], con correzioni e note manoscritte; H) 4 pp., [idem]; I) 12 pp., [idem], con correzioni e note manoscritte; L) 12 pp., [idem], con correzioni e note manoscritte; M) 7 pp., [idem], con correzioni manoscritte. Varianti di scaletta dattiloscritte N) 2 pp., L’investimento (scaletta); O) 2 pp., [idem].
Il soggetto è sviluppato in numerose varianti, raggruppabili in due filoni principali. Nel primo filone la protagonista si chiama Anna, prima Capece, poi Caruso, e il film è ambientato a Napoli. La protagonista, nell’idea iniziale di Zavattini, è probabilmente la Magnani. L’ordine delle varianti è A-B-E-M-I-L. I soggetti A e B sono identici, la protagonista si chiama Anna Capece e viaggia da Caserta a Napoli nel momento dell’incidente; i soggetti presentano la dicitura manoscritta sulla prima pagina “vecchia copia”: si tratta di una traccia preliminare sull’incidente e il ritorno sul luogo della protagonista, senza una conclusione definita. Il soggetto E rimane ambientato a Napoli, ma la protagonista si chiama Anna Caruso. La vicenda è descritta più nel dettaglio. Anna dopo l’investimento va a pranzo da una potente famiglia napoletana, i Lauroni, e contatta il marito in viaggio d’affari negli Stati Uniti confessandogli tutto e pregandolo di tornare. Anna poi torna sul luogo dell’investimento e rintraccia all’ospedale il fruttivendolo. Scopre che ha rivelato il numero di targa a un infermiere, a cui lei si concede in cambio del silenzio. Il soggetto M è una copia di E con correzioni manoscritte e la dicitura manoscritta in testa “nuova versione”. Il soggetto I integra le correzioni di M e ne aggiunge altre, oltre ad alcune espansioni, in particolare relative alla telefonata con il marito, alla ricerca dell’investito sul luogo dell’incidente e allo sforzo di Anna di fargli dimenticare il suo numero di targa all’ospedale. Cambia anche il finale, in cui Anna non si concede all’infermiere ma fugge a denunciarsi ai carabinieri. Questa versione presenta sulla prima pagina la dicitura manoscritta “superato”. Il soggetto L integra le correzioni manoscritte di I e ne aggiunge poche altre. Le vicende non cambiano e una nota manoscritta “finale carabinieri” lo conferma. L’archivio Zavattini conserva anche una breve scaletta, in due copie, che descrive la situazione dell’ospedale e il “finale carabinieri”.
Il secondo filone sposta le vicende a Roma e la protagonista diventa Sofia. L’ordine delle varianti è H-F-G-C-D. Da notare che in tutte il nome Sofia diventa a volte Sophia, suggerendo un riferimento diretto alla Loren come possibile interprete. Nella trascrizione del soggetto C tuttavia, Mazzoni usa sempre il nome Sofia (1979: 144-147). Il soggetto H presenta la dicitura manoscritta “superato” sulla prima pagina. La protagonista diventa Sofia e viaggia verso Roma. La descrizione del momento dell’incidente passa in secondo piano rispetto a quella di ciò che accade dopo. Sofia lascia un amante, confessa tutto al marito, si concede a un testimone e a un infermiere in cambio del silenzio. Anche un ministro, un uomo potente e un giudice cercano di approfittare di lei, ma alla fine riesce a salvarsi e va in crociera con il marito. I soggetti F e G sono riscritture del soggetto H, identici tra loro, e presentano le note manoscritte: “da leggere” e “19/12”; entrambi presentano alcune correzioni manoscritte, poi integrate nei soggetti C e D, anch’essi copia uno dell’altro.
Dalle note dell’Archivio Zavattini emergono altre due indicazioni sull’uso del soggetto vent’anni circa dopo la sua stesura: il 15 dicembre 1977 Zavattini lo ha “utilizzato” nella seconda puntata della seconda stagione della trasmissione radiofonica Voi ed io. Inoltre, la versione definitiva del soggetto, presumibilmente quella pubblicata da Mazzoni nel 1979 (144-147), è stata pubblicata anche su La Domenica del Corriere il 2 agosto 1980.
Pubblichiamo nel volume e online il soggetto C e online i soggetti A e L.
Una prima idea, anche se molto diversa (senza ricatti sessuali ma solo sensi di colpa, finiti poi nel migliore dei modi), si trova nel breve racconto L’investimento scritto per Alida Valli (nella preparazione del film collettivo a più episodi Siamo donne, del 1953), pubblicato da Zavattini su Cinema Nuovo, 46, del 1954 (ora in Zavattini 2002, “Otto storie non utilizzate”, Bianco & Nero, LXIII, 6).
Il periodo di lavorazione del soggetto non ha date specificate, ma viene probabilmente scritto a inizio anni Sessanta. Mazzoni associa L’investimento a due altre idee per commedie con Sophia Loren rivolte al pubblico internazionale (Due giorni di follia e La maga di Napoli). I tre progetti, scritti come spesso accade con già in mente i possibili interpreti, in questo caso Sophia Loren o Anna Magnani, “presentano nel loro intreccio ‘drammatico’ tutti gli ingredienti di un certo cinema di consumo […]: drammi della gelosia, irruenza popolana, fughe movimentate, amori infelici e così via. (<Non ho mai fatto equivoci sui valori>, sottolinea Zavattini parlando di questa produzione tipicamente consumistica)” (Mazzoni 1979: 21). I due filoni di varianti che abbiamo individuato nelle note filologiche differiscono tra loro anche per la relazione del personaggio femminile con il mondo maschile: nel primo caso, Anna è più riservata, combattuta, e nella versione finale rifiuta di concedersi all’infermiere fuggendo dai carabinieri; nel secondo caso, Sofia cede invece alle avances di diversi personaggi che approfittano del suo senso di colpa. Non solo, ma come ricorda Mazzoni, “esistono due versioni del soggetto. Zavattini aveva tratteggiato una versione pensando di adattarla ad un protagonista maschile. Si noti, anche in questo tipo di storie – cosiddette ‘di genere’ – la qualità tutta zavattiniana di far ruotare il racconto intorno a personaggi scoppiettanti di verità e di passione. È unicamente attraverso la precisione psicologica dei protagonisti – e la verosimiglianza del loro contesto sociale – che una storia riesce ad arrivare al cuore delle persone. Più ci si allontana dalla loro verità – più si rendono caricaturali i loro conflitti – meno il pubblico si fa coinvolgere. E il film non ottiene lo scopo voluto da Zavattini. Quello appunto di far riflettere, divertendo” (1997: 241).
Za e De Sica in Svezia, al Circolo polare artico, 1961 (foto Rolf Ericson)
Per gentile concessione dell’Archivio Cesare Zavattini, Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia