La famiglia T. (madre, padre e la figlia Giulia) sta per ricevere a pranzo degli amici. Durante i preparativi la cameriera porta in casa un involto che ha trovato sul terrazzo e Giulia dice che è una bomba. Giulia decide di non chiamare la polizia perché proprio il giorno prima gridava in ufficio che ci volevano le bombe. Mentre tutti sono preoccupati, suonano alla porta gli amici del padre e lo scompiglio aumenta, finché Giulia non nasconde l’ordigno nella credenza e apre la porta dopo aver fatto attendere gli ospiti tre volte. Arriva anche Enrico, il suo fidanzato, al quale Giulia dice della bomba, ma la reazione del giovane è di grande timore, al contrario di lei che è molto dinamica. Con uno stratagemma e senza farsi accorgere dagli ospiti, la coppia porta fuori casa la bomba per poi gettarla nel Tevere. Da questo episodio Giulia capisce che non vuole accanto un uomo con il carattere di Enrico, quindi lo lascia sulla porta e, una volta rientrata in casa, brinda alla separazione dal suo fidanzato davanti agli occhi esterrefatti dei presenti.
Dati d’archivio. Collocazione: Za Sogg NR 3/7 contiene: varianti di soggetto dattiloscritte con correzioni manoscritte A) 5 pp., La bomba; B) 5 pp., [idem].
Cesare Zavattini scrisse tre soggetti col titolo “La bomba”, l’uno diverso dall’altro: il primo verso la fine degli anni ‘40 (non presente nell’Archivio Zavattini) che suscita l’interesse di Blasetti nel periodo di Prima comunione, il secondo nel 1965, il terzo nel 1985 per la televisione (si veda la scheda relativa). Scrive Nicoletta Zavattini: “Della prima versione, che avrebbe dovuto essere realizzata da Alessandro Blasetti, purtroppo non resta nulla. Roberta Mazzoni colloca la stesura de La bomba verso la fine degli anni Quaranta, osservandone inoltre la novità dello stile. L’intuizione principale era quella di seguire il tragitto di una bomba che cade interrompendolo continuamente per spiegare le cause storiche, politiche, sociali, scientifiche di un avvenimento così spaventoso” (N. Zavattini, 1995-1996: 42), nella tesi si cita anche un articolo di Nicola Siciliani de Cumis: ‘La Bomba!’ di Zavattini e tutte queste bombe ‘intelligenti’, uscito su Cinema nuovo, marzo-aprile 1991: 2. Rispetto al primo e secondo progetto, scrive Fortichiari: “In una pagina del diario intitolata Italia 1944 Zavattini allude a un progetto di film da realizzarsi con Lattuada Fabbri e Monicelli, dal titolo La bomba. L’idea era di seguire il tragitto di una bomba in caduta, cronaca continuamente interrotta per spiegare le ragioni scientifiche, storiche, politiche, sociali di un accadimento tanto spaventoso. <L’attenzione deve spostarsi continuamente, da prima della guerra a durante la guerra e a dopo la guerra come la testa quando si segue una partita di tennis. Ma gli spettatori si stancano, mandano al diavolo il moralista. Allora faccio uscire improvvisamente una voce dalle macerie, da quell’altoparlante tutto ammaccato tra le macerie; si ode la voce di Mussolini che si propaga per il paese semidistrutto, si sentono gli applausi…> (Diario cinematografico). Di questo soggetto, ripreso e rielaborato nel 1965, si conservano nell’Archivio Zavattini a Reggio sei paginette con correzioni manoscritte (Fortichiari 2021: 19-20).
Pubblichiamo solo il soggetto A online.
Spiega Fortichiari: “Vent’anni dopo, nel 1985, il medesimo titolo, La bomba, ricompare per un soggetto e una sceneggiatura destinati al cinema e alla televisione, depositati alla SIAE il 28 giugno: storia di un barbone che gira per la città di Roma frugando nei bidoni della spazzatura, dove trova una bomba. In una prima versione la bomba passa dal barbone nelle mani di una giovane coppia in procinto di sposarsi (reminiscenza di Antonio e Maria, nel soggetto La guerra), con un finale tutt’altro che positivo. Ma il 14 luglio 1985, in un’intervista all’Avanti!, Za ne cambia in parte l’idea, mettendosi questa volta nei panni del barbone protagonista, che Zavattini aveva in mente di interpretare, oltre che dirigere (come nel film La Veritàaaa, due anni prima). È un vero e proprio racconto nel racconto:< Una bomba è una bomba! Quante cose potrebbe fare, che potenza porta nella sua sacca. E qui comincia il dramma, gli interrogativi … Può disporre degli eventi per la prima volta nella vita. Si abbandona con estro e fantasia a pensieri, a volte controllandosi, a volte come se di attimo in attimo, dovesse adoperarla. Le sue riflessioni sono da ‘grande’, ciò di cui può disporre ora è da re. Passa da folate di cattiveria, a folate di bontà, all’illusione di cambiare il mondo, ma la vista di qualsiasi vigile urbano basta a ridurlo nella sua realtà. E corre, cammina, da Montecitorio al Quirinale, a piazza Venezia, al Senato. Da un’osteria a un convento. Una bomba è una bomba! Certo che a un barbone nessuno crede, eppure nella sua nuova posizione da bombardiere ha lampi che hanno della rivelazione. La fine della nostra storia sarà una sorpresa, di cui sarò l’interprete, il regista e tutto il resto>. È interessante il commento zavattiniano sui cambiamenti del mondo culturale e l’accenno al pacifismo: <Quarant’anni fa c’era la guerra. Adesso dobbiamo imparare ad avere una dimensione diversa del tempo, dello spazio che muta. Più cresce il pacifismo e più diminuisce la facoltà d’intervenire sui sentimenti elementari, che sono poi quelli che dominano il mondo, come ai tempi di Platone>” (Fortichiari 2021: 20).
Za nella galleria Il bilico di Roma, in occasione della sua mostra personale, 1965 (Pubblifoto)
Per gentile concessione dell’Archivio Cesare Zavattini, Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia