Zavattini immagina due italiani, un regista e uno scrittore, che credono nell’unità del mondo e intraprendono un viaggio libero per vedere ed ascoltare il mondo stesso attraverso la macchina da presa. Di luoghi come Bombay, Parigi, il mar Baltico, Giappone o Tunisi, interessano usi e costumi diversi dell’uomo, il modo in cui le madri accudiscono i figli, la fame e le grida di dolore. Sarà la voce dello speaker, ruolo fondamentale, a guidare lo spettatore. Il viaggio si pone lo scopo di “conoscere l’infanzia in tutto il mondo”, e che il mondo si ponga come padre unico nei suoi confronti.
Dati d’archivio. Collocazione: Za Sog NR 14/4 contiene: il soggetto A) 1 pagina, Il giro del mondo. Idea per un soggetto cinematografico, dattiloscritto autografato. Il soggetto è unico, firmato, non presenta varianti. Della lunghezza di circa una pagina e mezza, Zavattini lo deposita in S.I.A.E. in data 12 novembre 1951 (dai timbri si evince che il soggetto viene approvato dalla S.I.A.E. due giorni dopo, in data 14 novembre 1951).
Pubblichiamo il Soggetto A trascritto nel volume e l’originale scansionato online.
Il soggetto è fortemente utopico: in classico stile zavattiniano, è tramite l’insistenza su una tema e la sua idealizzazione che si dispiegano gli aspetti negativi che Zavattini vuole denunciare, ad esempio il raggiungimento dell’eguaglianza tra le classi sociali. In maniera implicita Zavattini esprime il suo timore per l’infanzia del presente, che un domani si ritroverà accolta in un mondo triste e malato, che deriva da culture e ricchezze che non la considerano rilevante. In giro per il mondo persistono quindi “fame” e “grida di dolore”. Poco importano la destinazione se lo spettatore verrà a conoscenza della realtà, che non può scappare all’occhio della macchina da presa. Fresco della collaborazione alla sceneggiatura di Roma ore 11 (De Sanctis, 1952), è tramite lo sguardo documentario che Zavattini insiste nel voler raccontare la realtà.
Nel numero 85 della rivista Cinema (1952), Paladini ragiona sulla poetica di Zavattini di questo periodo: “il mondo di Zavattini sbocca nella cronaca oggettiva, si alimenta in misura sempre maggiore dei fatti reali d’una società dove ognuno di noi contribuisce, più o meno direttamente, a provocarli” (Paladini 1952: 258). Nicoletta Zavattini, nella sua tesi di laurea intitolata I soggetti cinematografici inediti di Cesare Zavattini (1943-1978), commenta così il soggetto Il giro del mondo: “un’azione che si svolge liberamente senza trama, senza sceneggiatura e quando possibile senza attori professionisti” (N. Zavattini 1996: 51). Si può ipotizzare che questo soggetto non realizzato sia un momento di transizione dal grande progetto Italia mia a Cuba mia. Scrive infatti, a riguardo, Brancaleone: “che fosse possibile adattare un progetto del genere al contesto di un altro paese lo si intende dal titolo della primissima versione di Italia mia: In giro per il mondo. Zavattini aveva previsto tre mesi di ricerca in cui regista e sceneggiatore avrebbero compiuto un viaggio con una cinepresa leggera in 16mm, come nei cinegiornali” (Brancaleone 2019: 98). L’isotopia del “viaggio” è un tema che torna spesso tra i soggetti, realizzati e non realizzati di Zavattini (Brunetta 2009: 260).
Za con l’editore Valentino Bompiani (foto Sandro Girella, Milano)
Per gentile concessione dell’Archivio Cesare Zavattini, Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia