Il soggetto è composto dai primi appunti di Zavattini per un film probabilmente collettivo sui temi e i valori della cristianità, carenti nel mondo contemporaneo. Zavattini descrive l’approccio all’argomento e ai futuri coautori, ragionando sui luoghi in cui sviluppare il film (se in Italia, in Europa, in India, ecc.) e sul tipo di retorica da usare, non giudicante ma piuttosto legata alla pura testimonianza. I temi ipotizzati sono tre: la fame, la violenza e la carità, mentre in conclusione si fa riferimento, senza darvi seguito, a un quarto capitolo.
Dati d’archivio. Collocazione: Za Sogg. NR 7/6 contiene: soggetto A) 10 pp., Cristo è vivo o morto?, datato 1954.
Si tratta evidentemente di appunti di lavorazione sviluppati in più momenti, come dimostrato da formule come “Ripigliamo il discorso”, o soprattutto “Riprendiamo, oggi 26.2.54, la chiacchierata a cacchio di cane”. Quest’ultima citazione esemplifica bene anche lo stile di scrittura usato, estremamente informale e colloquiale.
Pubblichiamo nel volume e online l’unica variante presente.
Il soggetto fa riferimento in vari passaggi ai “coautori” del futuro film, e si colloca dunque fra i progetti zavattiniani di film documentari a episodi. Mazzoni (1979) fa riferimento a questa serie di idee in relazione al conflitto su Roma, ore 11 (film del 1952) tra Zavattini e De Santis, il quale era propenso a inserire elementi di finzione, mentre Zavattini desiderava mantenere il film completamente aderente ai fatti di cronaca. Mazzoni (1979: 16-17) insiste anche sull’idea che la forma colloquiale di questo progetto riveli il “lavoro di studio e approfondimento” sempre operato da Zavattini, soprattutto quando era alle prese con temi legati all’impegno e all’osservazione della società. Fra le varie ipotesi e proposte, Zavattini cita due volte don Zeno Saltini (e per estensione la comunità di Nomadelfia, nata pochi anni prima) come esempio da documentare. Cita, inoltre, un “premio di bontà” che ricorda sia il “Premio della Notte di Natale” (o premio alla bontà) istituito come trovata pubblicitaria dalla ditta di Angelo Motta nel 1934 (tra i membri della giuria figurava lo stesso Zavattini), sia il pretesto narrativo di un altro soggetto non realizzato, Tre uomini a Roma (del 1948), in cui Zavattini sviluppa una critica sociale simile, seppur in un contesto di fiction. Infine, il soggetto parla dell’idea di analizzare “una lite in tutti i suoi minimi momenti”, in modo molto simile a quanto Zavattini si propone di fare nelle stesure iniziali di Prima io (altro progetto coevo non realizzato), e come già ipotizzato dettagliatamente in Un minuto di cinema del 1943 (entrambi i soggetti sono raccolti nel nostro volume).
In una lettera di Zavattini a De Sica del 1954, riguardo i problemi di censura avuti nel portare all’estero L’amore in città, si accenna anche al progetto di Cristo è vivo o morto?: “Caro De Sica, c’è la bomba H, poi quella I, poi quella LX, e a noi non resta che una via di salvezza, fare un film che ci piace al 100%, senza nessun compromesso e allora andrà bene in tutto il mondo. Ti sarai accorto che intorno a noi innumeri sono le forze e i modi per farci fare le cose con dei compromessi e dobbiamo riconoscere che qualche volta ci sono riusciti. Lo sai che hanno prima negato il visto per l’estero a L’amore in città che volevano vedere a Cannes […] gliel’hanno dato alla condizione di togliere il pezzo di Lizzani e di fare apparire Caterina Rigoglioso come un’attrice e non come Caterina Rigoglioso. Quale crudeltà, quale stupidità c’è in tutto questo, tu lo capisci. Il film è costato 70 milioni, ha sollevato un mare di discussioni, di interessi, i soldi a casa li porta […] se mi avessero permesso di fare il secondo, dopo la laboriosa esperienza del primo, cioè quel Cristo è vivo o morto?, si sarebbe potuto fare un film importante. […] anche un cieco ha visto le molteplici possibilità del tipo di film e il tema da me scelto per il secondo (e avevo anche quello per un terzo) era ottimo, popolare” (Lettera del 8 maggio 1954: 3, ACZ, D499/257).