“Due pittori cospirano contro Batista. Durante una fuga, inseguiti dalla polizia, di rifugio in rifugio, di stanza in stanza, discutono sempre più drammaticamente di pittura. Attraverso il conflitto del punto di vista estetico che li contrappone così nettamente – uno è figurativo, l’altro astratto – a poco a poco trovano i motivi che li accomunano nella necessità di una lotta contro il regime” (Mazzoni 1979: 312).
Dati d’archivio. Per chi ha di fronte i materiali d’archivio e li sta consultando, consigliamo di controllare nel volume stampato per Marsilio la congruità dei dati descritti nelle Note filologico-genetiche. Rispetto alla nuova catalogazione d’archivio che si può trovare online al link che indichiamo volta per volta nelle schede dei soggetti, il nostro lavoro di descrizione filologica a volte risulta incongruente perché ci basiamo sui documenti consultati direttamente in archivio e che poi abbiamo riportato nei PDF messi a disposizione.
Le due cartelle dell’Archivio Zavattini contengono i progetti proposti durante i “Seminari Zavattini” del 1959-1960 da un gruppo di giovani scrittori e cineasti dell’Istituto Cubano del Arte y la Industria Cinematográficos, tutti discussi in via preliminare e, se selezionati, trasformati in veri soggetti (e a volte in trattamenti) attraverso i lunghi workshop dialogici e pratici (con interminabili sessioni di discussione e riscrittura) tenuti da Zavattini durante il suo lungo soggiorno a Cuba. Come ricorda uno dei protagonisti, José Massip: “Zavattini analizzò con sommo interesse e attenzione ciascuna idea, esprimendo il suo giudizio sempre attraverso un dialogo attivo e fraterno con ciascun autore e con noi. Accettò alcune proposte, ne rifiutò altre e ne riservò altre ancora per una analisi successiva” (Massip 1999: 53). Sono tutti dattiloscritti, conservati in cartelline di cartone chiaro da schedario: il soggetto A, Asalto a palacio, è di una sola pagina in cui si trascrive in spagnolo solo la critica di Zavattini (manca il soggetto), che vede il tema come importante ma non centrale poeticamente, a meno di non approfondire l’ambiente da cui muove la rivoluzione e il perché dell’intervento nell’assalto dei giovani universitari; il soggetto B El asalto al cuartel Moncada, di quattro pagine, presenta la data: “Dic. 13 y 17”, parla del processo a Fidel Castro “catturato il 26 luglio 1953 dall’esercito di Batista, dopo un assalto [fallito] a Santiago de Cuba” (Mazzoni 1979: 311), e delle considerazioni di Zavattini (riportate in spagnolo nell’ultima pagina), il quale propone di presentare l’assalto come “un atto cosciente, volontario, necessario”, lo divide in tre fasi (“preparazione”, “assalto”, “processo di Fidel”); in particolare, Zavattini spiega di raccontare l’episodio storico non “di fronte, direttamente, ma di lato, indirettamente. Esaminato attraverso un personaggio poetico” (Soggetto B: 5), così da umanizzare il racconto; per esemplificare Zavattini accenna al suo soggetto nel quale si racconta della dichiarazione di guerra di Mussolini, ma come sfondo alla storia di un uomo che scopre dal diario della moglie che lei lo inganna [non si cita il titolo, ma è Diario di una donna]. Il soggetto C, Atentado a Cowley, di sette pagine, racconta “l’uccisione da parte dei rivoluzionari del sanguinario governatore, detto ‘l’uomo in bianco’, che terrorizzava la popolazione di Holguin” (Mazzoni 1979: 311); contiene come appendice la discussione (tradotta in spagnolo) di Zavattini (dal titolo Cowley, chiamato soggetto D nei dati d’archivio), che apprezza la proposta ma chiede di approfondire il momento storico con una ricerca documentale; inoltre promuove uno stile “morale, etico, più che formale”, come base comune dei lavori dei futuri registi; indica anche qui di raccontare in modo laterale, perfino senza far vedere Cowley, ma sempre contestualizzando e partendo da dati storici, e ponendosi delle domande sul significato “reale e storico” di questo fatto divenuto mitico: “qual è la morale della sua morte?”; “Che necessità c’era di questo attentato, rispetto alla linea della rivoluzione?”; si decide poi per brevi episodi in un unico film, in cui raccontare la fuga del dittatore Batista solo nel finale (prima ci sarebbero gli episodi su: “Moncada e l’aurora della rivoluzione”, poi “lo sbarco del Granma, l’arrivo in montagna” [il secondo assalto di Fidel], poi Cowley, poi l’invasione di La Habana, Soggetto C: 14-16). Soggetto E, Candido, di una sola pagina (manca il soggetto), contiene una riflessione di Zavattini (tradotta in spagnolo) che pensa al comico messicano Cantinflas, ma “più profondo, meno superficiale”, per un personaggio di cui va determinata la classe sociale: Zavattini spiega che non si può approfondire un argomento come questo (si parla di alfabetizzazione) se non si va tra la gente, per parlare con le persone, i contadini, conoscere la loro mentalità, le loro vite. Il soggetto D, che pubblichiamo nella traduzione di David Brancaleone (2019b), si intitola: Color contra Color. Film-Lucha de colores (Pintor abstracto Vs. Pintor figurativo). Un drama sobre la tela, di due pagine dattiloscritte (su entrambe le facciate dello stesso foglio), senza commenti riportati. Si tratta dello scontro tra un pittore figurativo e un pittore astratto nell’ultimo anno della dittatura di Batista, un confronto che diventa un modo per discutere di politica, morale e arte: il primo mescola tutto, mentre il pittore astratto li vuole tenere separati. Il soggetto F, La historia de la habana consta di 6 pagine di discussione tra Zavattini e Pepe Hernandez, in spagnolo “Zavattini propone di presentare quattro momenti della città: l’Avana antica, l’Avana pre-rivoluzionaria, l’Avana rivoluzionaria e l’Avana attuale” (Mazzoni 1979: 311), Il soggetto Habana, hoy è qui di sola una pagina in cui si descrive un documentario per brevi flash di uno-due minuti in diverse situazioni. Soggetto H, La invasion. Ver los diarios de campaña del Che y Camilo, di tre pagine, porta la data: “Dic. 13 y 16”; si tratta del “diario di campagna del Che e di Camillo, testimoni e collaboratori diretti di Fidel nei giorni della rivoluzione” (ib.): Zavattini consiglia di usare il modo del diario (di un ragazzo) per fare il film, perché “rappresentativo dell’atmosfera rivoluzionaria”, ma anche per la “necessità di raccontare le cose e i fatti in modo che la gente del mondo intero possa intenderle e seguire la storia con facilità”; consiglia poi di “usare il viaggio come struttura del racconto”, in tre fasi: le riunioni preparatorie (tra Fidel, Camilo, Che Guevara), la partenza per l’invasione, l’incontro tra i tre prima della caduta di Batista (Soggetto H: 28). Nella seconda cartella la numerazione dei soggetti ricomincia, e troviamo come Soggetto A quello che pubblichiamo nella traduzione italiana di David Bruni, El pequeño dictador, il cui sottotitolo recita: “Proyecto de un argumento cinematográfico de Cesare Zavattini para un film satírico que pudiera ser realizado en colores y Cinemascope por un realizador del estilo de Berlanga o Monicelli. Escrito con la colaboración de: José Massip, José Hernández, Héctor García Mesa, Oscar Torres, Manuel Octavio Gómez, Mercedes Cortazar”, sono 35 pagine (come quasi sempre, in questo fascicolo, senza correzioni). Il soggetto B (El premio gordo), di due pagine, porta le date “Dic. 11” e “Dic. 15”, è la “storia di uomo che sotto Batista, sotto Castro, vive solo per una cosa: giocare ogni settimana alla lotteria” (Mazzoni ib.), poi s