In un ozioso pomeriggio domenicale, due giovani coniugi borghesi assumono per la prima volta della cocaina, sperimentandone a loro spese gli effetti, fra ansie e allucinazioni.
Dati d’archivio. Collocazione Za Sog R 21/2 è costituita da un’unica cartella di 131 pp. dattiloscritte con note autografe, composte da tre varianti dattiloscritte di soggetto: A) 4 pp., Cocaina, con note manoscritte; B) 4 pp., [stesso titolo], con poche cassazioni manoscritte; C) 5 pp., [stesso titolo]; e da una variante di sceneggiatura dattiloscritta e rilegata, con note manoscritte: A) 127 pp., Cocaina di domenica (Controsesso).
Il soggetto A racconta la domenica pomeriggio di «due giovani coniugi dai venticinque ai trent’anni», che hanno un bambino, «mandato fuori con la zia» (p. 1). Come rimedio alla noia domenicale, il marito pensa di provare della cocaina offertagli da un amico, trascinando in tale esperienza anche la moglie, inizialmente riluttante. Gli effetti non tardano ad arrivare: la moglie ha la nausea e le allucinazioni, nemmeno una doccia migliora il suo stato. La paura della morte induce i due coniugi a confessarsi reciprocamente i propri segreti. Alla fine lei si addormenta, lui è affranto, ma poi accende la radiolina per i risultati delle partite che annota sulla schedina del totocalcio. Il soggetto B è quasi identico ad A, salvo minime correzioni e cassazioni integrate in A, che quindi è successivo. Ad esempio il titolo originale del soggetto B «Appunto per lo sketch: Cocaina» (p. 5) diventa semplicemente «Cocaina». Il soggetto C è la copia di A, ma con caratteri tipografici e impaginazione differenti.
L’unica sceneggiatura riporta il titolo definitivo dell’episodio, Cocaina di domenica, e il titolo generale del film, Controsesso, con la precisazione (scritta a mano): «soggetto: C. Zavattini; sceneggiatura: Benvenuti-De Bernardi» (sceneggiatura A, p. 14). Si sviluppa il soggetto C, presentando nuove situazioni e personaggi, alcuni dei quali saranno ripresi dal film. I due protagonisti si chiamano «Sandro e Marcella Cioffi» (p. 15), Marcella scopre – attaccato al muro esterno della casa – un dito di un guanto pieno di cocaina, che Sandro ha avuto come pegno da un amico in cambio di un prestito. Ora l’amico, pieno di debiti, è sparito, ed è ricercato dalla polizia. Piuttosto che buttare la cocaina, Marcella decide di assumerne un po’, esigendo che anche il marito ne prenda (a differenza che nei soggetti, in cui era il marito a spingere la moglie a drogarsi). Suonano alla porta Rita, sorella di Sandro, col fidanzato Corrado, capitano (dell’esercito) e il loro cagnolino Raffy. Lei è «una brunetta piccola, dal colorito un po’ olivastro» (p. 65), mentre «il Capitano è alto, riservato, per bene, piemontese» (p. 65). Da qui nasce una serie di gags: il cane che sniffa la cocaina caduta a terra; Marcella, rimasta nascosta in camera da letto, imita il verso di un cane, poi esce e pretende (di nascosto dagli ospiti) che anche il marito assuma la cocaina. Presa dall’euforia, Marcella rivela a Corrado il segreto di Rita (le manca un rene per una operazione) che porterà lui a lasciarla. Quando i due se ne vanno, i coniugi drogati hanno alcuni effetti inattesi, come ricordare a memoria tutti i numeri telefonici della loro rubrica. Poi Sandro inscena un finto rituale di morte ed eros per Marcella, ma suona alla porta il parroco per la benedizione pasquale. Trovando Marcella a terra fra le candele, la benedice facendo finta di niente e se ne va. L’arrivo del prete ha bruscamente riportato in sé Marcella, mentre Sandro è ancora «pieno della carica vitale» (p. 134) della cocaina, ma lei lo manda ad aggiustare una tapparella.
Pubblichiamo nel volume il soggetto C, mentre online il soggetto B.
L’episodio Cocaina di domenica nasce diversi anni prima del film collettivo Controsesso, come possibile episodio di Boccaccio ’70, o anche di Le italiane e l’amore (rinviamo alle schede in questo volume). Secondo Di Carlo e Fratini era una storiella scritta da Zavattini per qualche film a episodi già a inizio anni sessanta: «i protagonisti sono un marito e una moglie. Hanno bambini, ma oggi, domenica, desiderano stare soli. Li fanno uscire con la nonna. Hanno avuto da un amico corruttore nientemeno che un grammo della favolosa cocaina. […] vogliono pure loro assaporare questa gioia proibita, questo privilegio “borghese”. Prendono la cocaina e aspettano gli effetti […]: la domenica finisce con una nausea insopportabile. Il sogno finisce nel vomito» (Di Carlo, Fratini 1962, p. 20). È in effetti la sinossi dei soggetti conservati in ACZ, pur con minime differenze. L’idea di destinare l’episodio al film Boccaccio ’70 viene coltivata a lungo da Zavattini, il quale il 16 giugno 1962 scrive all’avvocato Emanuele Golino: «Mi assunsi l’incarico di scegliere per De Sica una delle tre o quattro storie che avevo già pronte per questo tipo di film. […] Proposi un episodio intitolato Cocaina che piaceva molto a De Sica ma a Ponti sembrava più adatto per un film che per un episodio. […] esitai molti giorni prima di rinunciare a Cocaina. […] il mio viaggio a Lugo si concluse con il “seppellimento” della Cocaina e le immediate paginette del soggetto La riffa». In una lettera del 3 maggio 1961, De Sica riferisce a Zavattini le perplessità nutrite da Ponti e Tonino Cervi (i due coproduttori di Boccaccio ’70): «È venuto Cervi. Ancora titubante circa Cocaina. Egli trova, e credo che parli anche per Ponti, una certa analogia con l’episodio che girerà Monicelli [Renzo e Luciana]».
Zavattini propone quindi una nuova collocazione nel film a episodi Ieri, oggi, domani con la regia di De Sica e la produzione di Ponti. De Sica presenta l’idea in un’intervista del luglio 1963: «avevo in mente una cosina proprio deliziosa, di Zavattini. Si intitola Cocaina e parla di due giovani sposi milanesi (Sophia Loren e Marcello Mastroianni) […]. Ebbene provano [la cocaina], sì, ma il risultato è ben diverso dai paradisi artificiali immaginati. I due sposi stanno male, con effetti comici notevoli e sono costretti a chiamare i genitori. I quali arrivano e la prima cosa che pensano è che la sposina, Sofia, aspetti un bambino. […] e così termina l’esperienza proibita. [Tuttavia] gli americani, che sono in coproduzione con Ponti per questo film, non vogliono assolutamente questo soggetto. In America “Cocaina” è una parola che fa paura. Invece penso che un episodio come questo potrebbe anche avere un volare morale, servire a smontare un “mito”».
L’idea viene quindi ripresa un anno dopo per il film collettivo Controsesso, nell’episodio Cocaina di domenica, diretto da Franco Rossi, con soggetto di Zavattini e sceneggiatura di quest’ultimo, Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi, interpretato da Nino Manfredi e Anna Maria Ferrero (Moccagatta 1964). Pur avendo accarezzato l’idea di realizzare tale episodio, non sarà infatti De Sica a firmarne poi la regia, già impegnato in quei mesi tra il 1963 e il 1964 nelle riprese di Ieri, oggi, domani (1963) e Matrimonio all’italiana (1964). La corrispondenza tra Zavattini e Ponti di inizio 1964 mostra come l’episodio prenda vieppiù forma: «sto cercando una versione in cui il finale era ancora più precipitoso per l’arrivo di un amico, proprio quello della Cocaina. A ogni modo lo sketch si presta a un uso totalmente nuovo».
Controsesso presenta altri due episodi, Il professore e Una donna d’affari, ma Zavattini scrive esclusivamente soggetto e sceneggiatura dell’episodio che qui pubblichiamo. A fine giugno 1964 iniziano le riprese, per la regia di Franco Rossi (Ceretto 1964). La cronaca di quei giorni fornisce ragguagli su ambientazione e set dell’episodio: «In un moderno appartamento di Monte Mario è iniziata la lavorazione dell’episodio Cocaina di domenica. […] Le riprese saranno tutte ambientate nell’appartamento: sono previste tre settimane di lavorazione». Invece il terzo episodio, Una donna d’affari, «andrà in lavorazione prima della fine dell’estate [1964]». Come preannunciato ai giornalisti da Anna Maria Ferrero, Cocaina di domenica sarà la sua ultima apparizione cinematografica (Ferrero in Pantani 1964, p. 18).
Controsesso esce nelle sale il 4 dicembre 1964, coprodotto da Carlo Ponti con Adelphia Compagnia Cinematografica, Compagnia Cinematografica Champion, Francinex e Les Films Concordia. Il film si presenta composto di tre “atti”, come recitano i titoli di testa, i quali riportano i seguenti crediti: I atto: Cocaina di domenica, soggetto di Cesare Zavattini, sceneggiatura di Zavattini, Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi, diretto da Franco Rossi; II atto: Il professore, soggetto di Marco Ferreri e Rafael Azcona, sceneggiatura di Rafael Azcona, diretto da Marco Ferreri; III atto: Una donna d’affari, soggetto di Tonino Guerra e Giorgio Salvioni, sceneggiatura di Tonino Guerra, diretto da Renato Castellani. A differenza che nella sceneggiatura conservata in ACZ, nell’episodio filmico Cocaina di domenica i due coniugi litigano fortemente riguardo all’impiego della sostanza e Sandro giunge a schiaffeggiare Marcella, mentre si elimina la scena della visita del parroco a benedire la loro casa. Cambiano alcuni dialoghi, tra cui l’indiscrezione dell’euforica Marcella confidata al fidanzato di Rita, Corrado (Renzo Marignano), ora non più riguardo al rene mancante di Rita (Marzia Ubaldi), ma a un tradimento di quest’ultima. Inoltre, Marcella si fa qui portavoce di istanze femministe, e traspare un suo desiderio di maternità. Una gag aggiunta dal film vede Sandro sniffare per errore del detersivo in polvere, con successive bolle di sapone che gli escono dal naso.
Alla sua uscita nelle sale, Controsesso cattura l’attenzione della critica (Bini 1964), come «uno dei più validi films ad episodi in voga in questi anni, sia per le firme dei registi che per i nomi degli attori impegnati» (Palumbo 1964, n.n.). Nell’episodio scritto da Zavattini si leggono sottotesti e significati metaforici: «Cocaina di domenica non è come si potrebbe pensare una storia morbosa, piena di situazioni scabrose; non è, insomma, una delle vicende che ormai sembrano entrate di forza nel cinema italiano. Ha viceversa un amarognolo sfondo moralistico» (Moccagatta 1964, p. 36); e ancora: «l’episodio, che è davvero divertente, smitizza il mondo misterioso della droga, attraverso tutta una serie di reazioni che appartengono all’italiano medio, per sua natura tanto estraneo a quel mondo» (Palumbo 1964, n.n.).
Ciò contro cui si scaglia la maggior parte della critica coeva è l’abuso della tematica sessuale, riscontrabile nei tre episodi del film: «Il sesso è il pozzo di San Patrizio del cinema. […] Non che questo Controsesso sia abominevole. Contiene anzi la sua paprica […] quello che nuoce è l’abuso. Qui si abusa del sesso» (Marchi 1964, n.n.). Il versante critico cattolico si serve del film per una riflessione sull’“iper-sessualizzazione” dilagante nel cinema italiano di metà anni sessanta: «quando tre registi della fama di Castellani, di Marco Ferreri e di Franco Rossi mettono la loro firma in calce a un’opera come Controsesso, c’è qualcosa che evidentemente scricchiola in tutto l’apparato artistico-industriale del mondo dello schermo. […tuttavia] l’esperienza di registi abili come quelli citati si sente ad ogni passo, e il film, ahimè, fila che è un piacere. […] Controsesso va affannosamente alla ricerca del paradosso e della bizzarria» (Solmi 1964, p. 80). Vi è chi vede nel film il rappresentante di una più ampia “deriva pornografica” del cinema italiano: «Scattato il congegno dell’ilarità pornografica, le sale italiane sono state invase da un’ondata di film dai titoli scoperti come Alta infedeltà, Extraconiugale, Controsesso, ecc.» (Roma 1967, p. 33); «Viene da chiedersi cosa può aver indotto il produttore Carlo Ponti ad usare tanta intelligenza e preparazione professionale per obiettivi normalmente lasciati al sottobosco del cinema italiano». Il film non manca di avere inoltre strascichi censori e penali, come ricorda Cosulich (1965, p. 37): «Renato Castellani è stato condannato in prima istanza a quattro mesi con la condizionale per l’episodio Una donna d’affari del film Controsesso. Assieme a lui hanno subìto la stessa condanna il produttore e gli esercenti che hanno proiettato il film nella versione integrale. La condanna di Controsesso smentisce la tesi che a cadere nell’oscenità siano elementi sostanzialmente estranei al vero cinema italiano, cioè produttori avventurosi e registi da quattro soldi».
In tempi più recenti, Controsesso è stato rivalutato come «tra i più divertenti film a episodi dell’epoca», con il maggior plauso per l’episodio Il professore, inteso come «piccolo capolavoro di psicopatologia e di umorismo nero disturbante» (Mereghetti 2022, p. 1575). Ferreri infatti anticipa qui quella ricerca di «rarefazione narrativa» (Parigi 1995, p. 15) che perfezionerà in opere successive quali L’uomo dei cinque palloni (1965) e Dillinger è morto (1969).
LL